Operazione Fiumi 2025, bilancio finale Depurazione discontinua per i fiumi del Veneto: Retrone e Bacchiglione si confermano i più inquinati da batteri fecali Fratta Gorzone e Retrone malati da Pfas, presenti comunque in 8 fiumi su 10

29 Dic, 2025

Padova, 29 dicembre 2025                                                    comunicato stampa

Operazione Fiumi 2025, bilancio finale

Depurazione discontinua per i fiumi del Veneto: Retrone e Bacchiglione
si confermano i più inquinati da batteri fecali

Fratta Gorzone e Retrone malati da Pfas, presenti comunque in 8 fiumi su 10

La fotografia di Legambiente non ritrae miglioramenti sul fronte batteri fecali e glifosate nei fiumi d’acqua veneti, mentre i pfas continuano ad essere presenti praticamente ovunque

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Pubblicato oggi il report conclusivo della campagna itinerante “Operazione fiumi – Esplorare per custodire”, che nel 2025 ha portato i volontari e le volontarie di Legambiente a monitorare lo stato di salute di 13 corsi d’acqua veneti: Po, Canalbianco, Brenta, Piovego, Brentella, Bacchiglione, Retrone, Fratta Gorzone, Sile, Dese, Livenza, Adige e Piave. Su 10 punti di campionamento, uno o più dei 26 composti Pfas analizzati sono stati riscontrati in 8 di questi; Retrone e Fratta Gorzone sono i più inquinati da “forever chemicals” e nel Retrone è comparso per la prima volta anche un Pfas di nuova generazione. Quest’anno il Piave si attesta nuovamente sopra la media della qualità dei fiumi del Veneto mentre Bacchiglione e Retrone si confermano “malati cronici” con criticità a livello di escherichia coli (batteri fecali) a causa di scarsa o cattiva depurazione. La campagna è stata realizzata con il supporto tecnico di Arpav, il contributo di COOP Alleanza 3.0 e BCC Veneta Credito Cooperativo e con il patrocinio delle Autorità Distrettuali di Bacino del fiume Po e delle Alpi Orientali.

A maggio 2025 le volontarie e i volontari di Legambiente hanno raccolto 116 campioni in 53 punti lungo 13 corsi d’acqua della regione, consegnati tempestivamente ai laboratori di ARPAV che ne ha analizzato la presenza di tre inquinanti: escherichia coli (i batteri fecali, la cui presenza è sintomo di una cattiva depurazione), glifosate (erbicida usato sistematicamente in agricoltura e vivaistica per eliminare le piante infestanti) e dal 2024 anche i Pfas (i cosiddetti “forever chemicals” resi famosi dal caso Miteni di Trissino), segno inequivocabile del fatto che la presenza di queste sostanze per il Veneto è un problema da indagare e contrastare con sempre maggiore energia e attenzione. Il metodo utilizzato per i campionamenti è quello della Citizen Science (letteralmente “scienza dei cittadini” e rappresenta uno degli elementi più innovativi e strategici della campagna Operazione Fiumi perché consente di ampliare enormemente la capacità di monitorare, conoscere e tutelare i corsi d’acqua del territorio, coinvolgendo direttamente i cittadini e le comunità locali. Il processo infatti non solo incrementa la quantità di informazioni disponibili, ma favorisce anche un senso di responsabilità condivisa verso il bene comune.

I risultati, per i parametri di escherichia coli e glifosate, sono stati presentati tra il 17 maggio e il 21 giugno con un calendario di otto date nei territori attraversati dai corsi d’acqua analizzati: a Fratta Polesine (RO) per Po e Canalbianco, a Fontaniva (PD) per il Brenta, a Vicenza per Bacchiglione e Retrone, a Cologna Veneta (VR) per il Fratta Gorzone, a Treviso per il Sile, a Portogruaro (VE) per il Livenza, a Zevio (VR) per l’Adige e infine a Breda di Piave (TV) per il Piave. In molte tappe non solo si sono presentati alla cittadinanza, agli organi di stampa e agli amministratori locali i risultati dei campionamenti, ma si sono svolti anche laboratori, passeggiate e attività di citizen science per sensibilizzare al tema.

Di seguito una sintesi dei dati raccolti, disponibili integralmente nelle pagine 14-18 del Report presente nella cartella stampa digitale, con un commento puntuale per ogni fiume.

Si sottolinea che la fotografia scattata da Legambiente non sostituisce i monitoraggi ufficiali ma si affianca alle indagini di Arpav, che monitora con continuità i corsi d’acqua restituendo ogni anno un quadro completo dello stato di salute dei bacini idrografici della regione.

Escherichia Coli

In sintesi, sul fronte della depurazione, 21 su 53 (ovvero 39,6%) superano i 1000 MPN/100mL, considerato da Arpav il limite per lo standard di qualità dell’acqua, ma non si tratta di un limite normativo. Per legge (D.Lgs 152/2006 – Testo Unico Ambientale), invece, il limite allo scarico di un depuratore è di 5000 unità batteriche MPN/100mL e questo limite viene superato in 10 punti su 53 (18,8%).

Tra le maggiori criticità, già ampiamente segnalate nel corso della campagna, troviamo il  Retrone e il Bacchiglione, la cui situazione è preoccupante. I punti monitorati da Legambiente risultano “accettabili (inferiori a 5000 MPN/100mL) per il medio corso del Bacchiglione a valle di Vicenza fino alla foce, mentre si ha riscontro di valori molto elevati a Vicenza (17.329 MPN/100mL) e sul Retrone a Creazzo e Vicenza (19.863 MPN/100mL in entrambi i casi). L’unico dato buono è quello misurato a Caldogno.

Alti livelli di escherichia coli sono stati riscontrati anche nell’Adige (3 punti su 7), nel Brenta (4 su 7) con una punta di 15.531 MPN/100mL a Cadoneghe (ma sul Brenta potrebbero aver influenzato i dati le forti piogge di quei giorni), nella Brentella, nel Piovego, nel Livenza (qui in 3 punti su 5) con 9.208 MPN/100mL a Colmello Albano, località di Motta di Livenza, e nel Sile (2 punti su 5).

Glifosate

Erbicida ad ampio spettro di azione che viene usato sistematicamente in agricoltura e vivaistica per eliminare le piante infestanti, il Glifosate, il cui valore limite stabilito dalla legge per le acque di superficie è stabilito a 0,1 μg/L (microgrammi/litro), è ampiamente utilizzato e di conseguenza nei fiumi del Veneto è notevolmente presente, insieme al suo composto di degradazione intermedio (AMPA), come riscontrato dai rilievi di Arpav. Su questo versante, i campionamenti di Operazione fiumi 2025 non presentano grandi novità: tali sostanze sono state riscontrate in 15 punti su 53 ma il valore limite è stato superato solo in 4 punti: nel Fratta Gorzone a Cavarzere (0,24 μg/L), nel Canalbianco a Loreo (0,15 μg/L), nel Brenta a Chioggia (0,12 μg/L) e nel Dese a Venezia (0,25 μg/L). Nota particolare, infine, per il Livenza, dove Arpav rileva la presenza di Terbutrina, pesticida il cui utilizzo in Unione Europea è stato revocato nel 2003, ma purtroppo ad oggi ancora presente nelle nostre acque.

PFAS

La normativa attuale non definisce limiti per tutte le sostanza Pfas rivelate, anche se è in corso la regolamentazione di alcune di esse, come i PFOS e PFOA per i quali sono stabiliti standard di qualità ambientale espressi come valore medio annuo (SQA-MA): per PFOS 0,65 ng/l e i PFOA (100ng/l). Poiché i rilevamenti di Legambiente sono puntuali, sono stati messi a confronto con le serie storiche di dati estratti dalle stazioni di campionamento di ARPAV, una a monte e una a valle rispetto al punto di campionamento di Operazione Fiumi. Su 10 punti di campionamento, uno o più dei 26 composti Pfas analizzati sono stati riscontrati in 8 di questi; a fare eccezione sono i prelievi nel Piave a Jesolo e nell’Adige a Legnago. I valori rilevati negli 8 punti si avvicinano ai valori mediamente riscontrati nei controlli ufficiali condotti da Arpav nel periodo 2015-25. Ulteriore anomalia rilevata quest’anno riguarda il riscontro dei composti GenX (Perfluoro 2-Propoxy-Propanoic Acid) e C6O4 nel Retrone, mai rilevati in precedenza, Pfas di nuova generazione che stanno sostituendo i vecchi messi al bando, sui quali recenti studi tossicologici confermerebbero analoghi effetti come interferenti endocrini. 

I malati cronici da Pfas si confermano il Retrone e il Fratta Gorzone. Il Retrone a Vicenza colleziona ben 12 composti sui 26 ricercati (PFBA, PFBS PFOA isomeri e totali e PFOS isomeri e totali superiori alla media ARPAV, PFPeA, PFHxA, PFHxS, PFHpA inferiori alla media), tutti rientranti nella categoria “preoccupanti” che superano di 4 volte il limite di sommatoria di 100 ng/L, previsto dal D. Lgs 18/2023 sulla potabilità delle acque, oltre che superare le SQA per gli isomeri di PFOS (>0,65 ng/L) e PFOA (100 ng/L). Altrettanta preoccupazione desta la situazione del Fratta Gorzone, con 10 composti “preoccupanti”: PFBA, PFBS, PFPeA, PFHxA, PFHpA, PFOA isomeri e totali e PFOS isomeri e totali inferiori alla media a Cologna Veneta, ma che si accumulano oltre la media a Cavarzere, e la cui sommatoria supera i 100 ng/L (limite potabilità ai sensi del D. Lgs 18/2023), confermando anche il superamento delle SQA per gli isomeri di PFOS (>0,65 ng/L) e PFOA (100 ng/L).

PFOS isomero lineare e totali oltre le SQA anche per il Livenza a Motta di Livenza (>0,65 ng/L), mentre valori sotto il limite si riscontrano anche sul Sile a Cavallino, sul Dese in laguna e sul Canalbianco a Loreo. Le restanti categorie di composti PFAS non menzionati non vengono mai rilevati sopra il limite di rilevabilità strumentale di 2 ng/L.

E proprio sui Pfas l’invito dell’associazione ambientalista è quello di non abbassare l’attenzione e di non “normalizzare” la loro presenza in termini di dibattito pubblico, data la pericolosità delle sostanze e la loro persistenza. A dodici anni dalla scoperta dell’inquinamento da Pfas nelle acque del Veneto e dopo la storica sentenza dello scorso giugno 2025 che ha condannato 11 ex dirigenti della Miteni per disastro ambientale e avvelenamento delle acque, il 14 novembre a Lonigo (VI) numerose associazioni della società civile hanno lanciato il “Patto di Comunità per la bonifica del sito ex-Miteni di Trissino” nell’ambito della campagna nazionale “Ecogiustizia Subito in nome del popolo inquinato” promossa da Acli, Agesci, Arci, Azione Cattolica, Legambiente e Libera per accendere i riflettori sulle mancate bonifiche delle aree gravemente inquinate. L’obiettivo è chiaro: pretendere l’immediata bonifica del sito contaminato, la tutela della salute pubblica e la riconversione sostenibile del territorio più colpito dal disastro Pfas in Italia, che coinvolge 380 km2 tra le province di Vicenza, Verona e Padova e almeno 300mila persone esposte. Il Patto di Comunità nasce per tenere alta l’attenzione e sollecitare tutte le istituzioni competenti Governo, Regione Veneto, Arpav, Comuni, Aziende succedutesi nella gestione del sito produttivo e proprietà attuale del sito dismesso – ad avviare senza ulteriori rinvii le opere di messa in sicurezza e di bonifica integrale dei terreni e delle falde contaminati. Tra le richieste principali del Patto vi sono: l’avvio immediato delle operazioni di bonifica e finalizzazione della barriera idraulica; finanziamenti certi e continui per il monitoraggio e la messa in sicurezza; l’ampliamento dei controlli su aria, acqua, suolo e catena alimentare; una nuova indagine epidemiologica e sorveglianza sanitaria per tutta la popolazione esposta; il completamento delle infrastrutture idriche per garantire acqua pulita e sicura.

L’analisi dei dati raccolti da Legambiente, integrata con quelli ufficiali disponibili, restituisce un quadro di qualità delle acque fluviali venete eterogeneo: accanto a bacini che mantengono uno stato complessivamente buono, come il Piave e in parte l’Adige, persistono criticità diffuse legate a nutrienti, pesticidi e Pfas, in particolare nei territori di pianura caratterizzati da una maggiore pressione antropica. Il messaggio che emerge dai dati è chiaro: gli strumenti di conoscenza e monitoraggio esistono, ma è necessaria una scelta politica decisa per ridurre le fonti di contaminazione e rendere strutturali gli interventi sulla depurazione e sulle pratiche agricole, se si vogliono rispettare gli obiettivi europei e tutelare l’uso futuro della risorsa idrica rendendolo sostenibile nel tempo e resiliente ai cambiamenti climatici” avverte Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto.

La campagna ha inoltre stimolato riflessioni attorno all’adattamento ai cambiamenti climatici. Gli eventi climatici estremi, infatti, sono sempre più presenti nella nostra regione: dall’alluvione alla siccità, ogni anno vediamo un alternarsi di situazioni che mettono in territorio e i suoi abitanti in condizioni di rischio, non solo per il proprio lavoro e i propri beni, ma anche per la propria salute. Risulta evidente che la ricerca di soluzioni per mitigare ma soprattutto per adattare le città e i territori a questi cambiamenti sempre più estremi e ricorrenti è elemento di primaria importanza in un’ottica di tutela della cittadinanza, insieme alle attività di prevenzione e di informazione destinate proprio alle persone che vivono l’ambiente veneto.

A questo proposito il commento di Giulia Bacchiega, responsabile della campagna Operazione fiumi: “In un territorio come il nostro, un’attenzione a 360 gradi sulla risorsa idrica non può che essere obiettivo primario, e lo confermano anche gli eventi atmosferici estremi degli ultimi giorni. Operazione Fiumi ha lo scopo duplice di valutare lo stato di salute delle acque ma anche il modo in cui ne facciamo uso e gestione”.

Ufficio stampa g.favero@legambienteveneto.it

 

CARTELLA STAMPA

La cartella stampa digitale è disponibile a questo link e contiene anche il report finale completo di Operazione Fiumi 2025.

Operazione Fiumi 2025 è una campagna di Legambiente Veneto realizzata con il supporto tecnico di ARPAV, con il contributo di COOP Alleanza 3.0 e BCC Veneta Credito Cooperativo, con il patrocinio delle Autorità Distrettuali di Bacino del fiume Po e delle Alpi Orientali. Nel 2025 i corsi d’acqua monitorati sono: Po, Canalbianco, Brenta, Piovego, Brentella, Bacchiglione, Retrone, Fratta Gorzone, Sile, Dese, Livenza, Adige e Piave.

Guida al report:

  • pagine 14-15: dati raccolti punto per punto
  • pagine 16-18: commento di sintesi fiume per fiume

Descrizione sostanze inquinanti

Escherichia Coli

Gli Escherichia Coli sono dei batteri che appartengono alla famiglia Enterobacteriaceae come i Coliformi fecali, ma a differenza di questi vivono in modo predominante nell’intestino umano e forniscono quindi indicazioni certe di contaminazione fecale derivante da scarichi fognari non depurati. Sono molto meno resistenti degli Enterococchi intestinali e il tempo di riduzione della popolazione presente in acque marine è risultato di meno di un giorno. Per questo motivo gli Escherichia Coli sono un sintomo nelle acque di una cattiva depurazione e di un inquinamento recente.

Un’acqua potabile non presenta contaminazione da escherichia.

Il limite per la balneabilità delle acque è di 500 unità batteriche MPN/100mL.

Il limite allo scarico di un depuratore è di 5000 unità batteriche MPN/100mL (D.Lgs 152/2006 – Testo Unico Ambientale).

Come limite per lo standard di qualità dell’acqua, ARPAV consiglia 1000 unità batteriche MPN/100mL, ma non è un limite normativo.

Glifosate

Il Glifosate è un erbicida (composto chimico di sintesi) ad ampio spettro di azione, che viene usato sistematicamente in agricoltura e vivaistica per eliminare le piante infestanti. 

Questo pesticida ormai da una decina di danni ha un largo consumo e nei fiumi del Veneto è notevolmente presente insieme al suo composto di degradazione intermedio (AMPA), come riscontrato dai rilievi di ARPAV. Il valore limite di legge per le acque superficiali per il Glifosate è di 0,1 μg/L (microgrammi / litro).

Pfas 

Le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sono composti chimici utilizzati in campo industriale per la loro capacità di rendere i prodotti impermeabili all’acqua e ai grassi e impiegati su vasta scala ad esempio in tessuti, tappeti, pelli, schiume antincendio, contenitori per alimenti e detersivi. Nello specifico, questa campagna di “Operazione fiumi” ha analizzato la presenza di ben 26 composti Pfas.