PM10 in pianura Padana, confronto tra regioni e tendenza negli anni
Legambiente “ancora lunga la strada per rientrare nei limiti”
Legambiente Veneto ha confrontato il PM10 in Veneto, Lombardia e Piemonte, confrontando i valori rilevati a partire dall’anno 2002 registrati solo in stazioni di “background urbano” (sono le stazioni che meglio rappresentano il valore medio cittadino) dei capoluoghi di provincia.
Il confronto tra dati omogenei tra le tre regioni è possibile fino al 2008, mentre fino al 2009 è possibile solo tra Lombardia e Veneto.
Spiega Lucio Passi della Segreteria di Legambiente Veneto “In tutte e tre le regioni si osserva una tendenza alla diminuzione delle micropolveri. Senz’altro la costante pressione degli ambientalisti, e di Legambiente in particolare, ha contribuito a questo risultato. D’altra parte è innegabile che la variabilità delle concentrazioni di Pm10 nell’aria è influenzata dalle condizioni meteorologiche.
I risultati della ricerca, curata da Rina Guadagnini, biologa di Legambiente, sono così sintetizzabili. Nell’area presa in considerazione in confronto al 2002 si registra una diminuzione dei valori medi annuali del 24%. Diminuzione più marcata in Piemonte, meno 29%,dato riferito al 2008, più contenuta in Lombardia meno 20% e in Veneto meno 23% , dati riferiti al 2009.
Per quanto riguarda i superamenti giornalieri, a parte due comuni in controtendenza (Lecco e Vercelli), la diminuzione rispetto al 2002 è stata del 38%: meno 45% in Piemonte (dato 2008), meno 38% in Veneto e meno 31,5% in Lombardia (dati riferiti al 2009). Nonostante questa diminuzione nelle tre regioni solo 4 comuni su 26 riescono a rispettare il limite di legge riguardante i superamenti giornalieri. Limite che è di 50 microgrammi per metro cubo d’aria da non superare per più di 35 giorni all’anno.
La strada per riportare il PM10 al di sotto del limite di legge, dunque, è ancora lunga, afferma Michele Bertucco Presidente di Legambiente Veneto. Ha torto chi pensa che basti soltanto affidarsi all’evoluzione e al miglioramento del parco automobilistico per superare l’inquinamento. Servono vere politiche di risanamento della qualità dell’aria. Un comportamento di fondo ha fin’ora accomunato governi nazionali, regionali e locali: il problema è stato visto sempre come riguardante il recinto del Ministero o degli Assessorati all’ambiente. Manca quell’assunzione di responsabilità globale, da parte della politica e delle istituzioni a tutti i livelli, che invece servirebbe. Prioritariamente serve una politica nazionale che punti alla riduzione strutturale del traffico, fonte principale del Pm10, in accoppiata al potenziamento del trasporto pubblico: la cura del ferro in tutto il Paese. I Comuni, dal canto loro, debbono avviare politiche basate sul principio della limitazione strutturale dell’ingresso in città dei veicoli privati e sul potenziamento del trasporto pubblico, sul modello del road pricing. Serve un’efficace rete di parcheggi scambiatori ai limiti esterni della città serviti da mezzi pubblici frequenti, e dove non ci sono fitte reti di piste ciclabili. Il blocco del 28 febbraio, è la richiesta di Legambiente, sia l’inizio di queste nuove politiche.
Rovigo, 27 febbraio 2010
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