Quattro “post-it” per il clima e l’ecosistema
Venezia, 21 settembre 2022
QUATTRO “POST-IT” PER IL CLIMA E L’ECOSISTEMA
LETTERA APERTA AI CANDIDATI DEL VENETO ALLE PROSSIME ELEZIONI POLITICHE
La prossima legislatura si configura come decisiva per il futuro del Paese, di fronte alla crisi climatica che sta dimostrando i suoi importanti effetti , con fenomeni estremi (tempesta Vaia, siccità in pianura Padana, tragedia della Marmolada, ondate di calore, alluvioni, etc.) che espongono a rischi evidenti i cittadini, il territorio e l’economia italiana.
La legislatura che verrà, dovrà rafforzare le politiche utili al raggiungimento degli obiettivi europei al 2030 (a partire da quelli sulla riduzione delle emissioni di gas climalteranti) e per rispettare gli impegni presi con l’Europa con il PNRR entro fine 2026. Per questo Legambiente ha deciso di fare le proprie proposte per la transizione ecologica che serve all’Italia, centrate in primis sulla lotta all’emergenza climatica.
Nel viaggio verso la meta di una vera e giusta transizione ecologica ci sono alcuni fari che il nostro Paese deve seguire: il primo è quello dell’Europa e della sua leadership a livello internazionale nella lotta alla crisi climatica; il secondo è quella della riconversione ecologica del tessuto produttivo del nostro Paese, che porterà molti nuovi posti di lavoro e permetterà l’apertura di nuovi impianti produttivi o la riconversione di quelli già esistenti. Il terzo faro da seguire è quello della giusta transizione ecologica, un obiettivo da perseguire penalizzando economicamente le aziende più inquinanti, a partire da quelle che, a maggior ragione nell’ultimo anno, hanno fatto extraprofitti clamorosi nel settore delle fossili.
in questo contesto si inseriscono le 100 proposte di Legambiente per la prossima legislatura presentate lo scorso 15 settembre a Roma. Le proposte di Legambiente sono suddivise in 20 ambiti tematici: si va dalle politiche di mitigazione e adattamento all’emergenza climatica all’economia circolare, dalla mobilità all’agroecologia, dall’inquinamento delle acque allo smog, dalle aree protette alla tutela della biodiversità, dalla riconversione industriale al turismo, dalle politiche urbane ai piccoli comuni, dalle bonifiche dei siti inquinati alla lotta all’illegalità, dalla rigenerazione urbana alla ricostruzione post terremoto, fino alla scuola, solo per citarne alcuni.
Legambiente Veneto si rivolge a voi, candidati nei collegi territoriali alle prossime elezioni politiche, affinchè possiate farle vostre, aggiungendo quattro sottolineature che riteniamo necessarie per il Veneto.
Quattro “post-it” per il clima e l’ecosistema, per ricordarsi delle priorità regionali su cui Legambiente sollecita, e solleciterà, tutte le forze politiche e tutti gli eletti, nei prossimi 5 anni. Temi determinanti per attivare la transizione ecologica del Paese anche a livello territoriale, che meritano un posto prioritario nell’agenda politica.
Ora la responsabilità passa a chi si appresta a governare l’Italia nei prossimi 5 anni. Noi non staremo a guardare e anche in questa fase storica non faremo mancare il nostro contributo per gli interessi nazionali e territoriali, a partire dalla difesa dell’ambiente, delle imprese e delle famiglie, che fanno della nostra penisola, nonostante tutto, un autentico Belpaese.
1. PER UN CLIMA DI PACE: ENERGIA BENE COMUNE E RINNOVABILE
Ormai è chiaro a chiunque: il presente è in crisi climatica e questo sta causando e accelerando i conflitti. La carenza e il degrado degli elementi basilari per l’ecosistema e l’economia come l’acqua, il suolo o l’energia, aprono la strada a litigi e contrapposizioni. Inoltre le risorse naturali, in un clima impazzito e di guerra, non giungono più secondo i prevedibili cicli a cui siamo abituati e abbiamo imparato che anche un solo grado in più di temperatura, altera i cicli naturali: i ghiacciai delle montagne perdono spessore e lunghezza, il permafrost si degrada, aumentano le ondate di calore e divampano incendi, con conseguenze reali, che ritroviamo nella cronaca quotidiana in tutta la loro drammaticità. Ciò causa traumi all’economia ed alla società, minando la tenuta delle nostre comunità.
Serve un’inversione di rotta decisa e urgente per fermare la deriva bellica e contrastare il cambiamento climatico: Vi chiediamo per questo un impegno a fermare l’emergenza climatica attraverso l’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili e il supporto a politiche di riduzione delle emissioni climalteranti, di mitigazione e di adattamento delle nostre città, approvando un piano di adattamento climatico coraggioso con degli impegni chiari e vincolanti nelle pianificazioni regionali che preveda di attivarsi per sostenere e realizzare un programma straordinario di realizzazione di impianti a fonti rinnovabili, sviluppando al massimo l’eolico a terra e offshore, il fotovoltaico sui tetti sulle aree compromesse (discariche, cave, etc) e flottante negli specchi d’acqua, il moderno agrivoltaico che produce elettricità senza consumare suolo, biogas e biometano.
Indispensabile sarà approvare, nei primi giorni del nuovo governo, i decreti attuativi della legge di recepimento della direttiva RED II, a partire da quello sulle Comunità energetiche rinnovabili.
2. ACQUE E FIUMI IN PERICOLO: PROTEGGERE LA RISORSA IDRICA E L’ECOSISTEMA
In Veneto, terra di risorgive, regione che dipende dalle acque sotterranee per oltre il 90%, esiste uno dei casi più emblematici di inquinamento dei corpi idrici: la contaminazione da PFAS, le sostanze perfluoroalchiliche che hanno contaminato alcune porzioni delle falde del Veneto e del Piemonte ma che si stanno ritrovando in numerosi corpi idrici in più parti d’Italia (Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, P.A Bolzano, P.A. Trento, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Campania, Basilicata e Sicilia). Sono almeno 400mila i cittadini nel cui sangue scorrono molecole che numerosi studi scientifici associano al rischio di patologie del fegato e della tiroide, alterazione della riproduzione e rischio cardiovascolare, cancro al rene e al testicolo. Nessuno è risparmiato e i dati rilevati nell’ambito del Piano di Sorveglianza Sanitaria avviato dalla Regione del Veneto nel 2017, dicono che oltre l’80% dei bambini esaminati hanno quantità di PFAS nel sangue ben superiori a quelle rilevate nelle popolazioni esposte a contaminazione.
A questa drammatica condizione chiediamo di rispondere riprendendo e portando a termine la discussione del disegno di legge “Misure urgenti per la riduzione dell’inquinamento da sostanze poli e perfluoroalchiliche (PFAS) e per il miglioramento della qualità delle acque destinate al consumo umano“ che fisserebbe finalmente un limite di legge per queste sostanze, anche se la soglia di 0,50 μg/l proposta dovrà essere rimodulata perché troppo generosa e non adeguata a garantire la tutela della salute delle persone. I tempi devono essere stretti perché l’urgenza è molto sentita, soprattutto in Veneto dove i Pfas sono presenti, in misura variabile, in circa 30 comuni della provincia di Vicenza e nelle zone limitrofe delle province di Padova e Verona.
Ma il passaggio fondamentale per la tutela dei corpi idrici è la messa al bando nella produzione e nella commercializzazione di quelle sostanze inquinanti, persistenti e bioaccumulabili (fitofarmaci e farmaci ad uso umano e veterinario, pesticidi di nuova generazione, additivi plastici industriali, prodotti per la cura personale, microplastiche, ecc..) che stanno generando problemi di tipo ambientale e sanitario in alcune parti del Paese. In questo senso chiediamo anche un forte impegno a redigere ed approvare un piano nazionale di azione per l’uso sostenibile dei pesticidi, dato che l’ultimo piano redatto dall’Italia risale al 2014, nonostante il rischio pesticidi continui a restare molto alto.
Il rischio per la risorsa idrica e il pericolo per l’intero ecosistema interconnesso con essa resterà però elevato finché in Parlamento non si vedrà un impegno concreto per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalla Direttiva Quadro Acque (2000/60). Obiettivi che si sarebbero dovuti raggiungere nel 2015 (anno in cui era previsto il raggiungimento del buono stato qualitativo e quantitativo dei corpi idrici) ma che sono stati disattesi da tutti gli Stati Membri. La nuova deadline è fissata al 2027 e non è pensabile un ulteriore rinvio. Piogge torrenziali e siccità, prelievi incontrollati e inquinamento, sono facce della stessa medaglia che devono entrare nella pianificazione e nella programmazione di uso delle risorse, a partire da quelle del PNRR, considerando lo stato del fiume in senso ecosistemico.
3. FERMARE IL CONSUMO DI SUOLO E RIGENERARE LE AREE URBANE
I dati di ISPRA sulla crescita del consumo di suolo sono più che allarmanti per il Veneto, Regione che registra nell’ultimo anno un incremento netto di suolo consumato pari a 685 ettari. Dati puntuali e verificati che dovrebbero mettere in guardia rispetto ad un meccanismo di crescita dell’espansione urbana e infrastrutturale che appare del tutto indifferente a norme regionali o a provvedimenti amministrativi di dubbia utilità, anche a causa della cronica mancanza di una legge nazionale sul consumo di suolo a cui far riferimento. Siamo molto lontani dagli obiettivi di sostenibilità̀ dell’Agenda 2030 e anche questo decremento continuo di suolo verde contribuisce a far diventare sempre più calde le nostre città, con l’acuirsi dei fenomeni delle isole di calore che portano le aree urbane a maggiorazioni di temperatura mediamente superiori ai 2°C. Ciò causa effetti negativi anche sulla biodiversità, che sta rapidamente diminuendo: Secondo la Lista Rossa degli ecosistemi d’Italia1 che segue i criteri stabiliti dall’IUCN, l’Unione mondiale per la conservazione del- la natura, il nostro infatti è un Paese con molti ecosistemi a rischio.
Per uno stop deciso alle occupazioni ed al degrado di suolo, e per un contestuale aumento netto delle aree naturali, serve approvare al più presto la legge contro il consumo di suolo, semplificare gli interventi di rigenerazione urbana e riordinare tutti i bonus edilizi in norme tecniche per l’efficientamento energetico e la messa a norma antisismica degli edifici.
Tra le priorità a difesa del suolo ne ricordiamo un’altra: proteggere il 30% di aree terrestri e marine. Un obiettivo che chiama in causa il ruolo delle aree protette, la cui missione principale è la protezione della biodiversità e la tutela del nostro benessere economico e sociale. Le aree protette sono infatti un formidabile attrattore turistico e una opportunità di crescita e sviluppo sostenibile delle comunità locali interessate, oltre ad essere una delle po- che politiche pubbliche fatte su larga scala per le aree montane e interne del Paese.
4.LIBERIAMOCI DALLO SMOG, PER UN’ARIA PULITA
L’Italia è davanti a un bivio: pagare una multa miliardaria per inadempienza alla Commissione Europea, stimata da 1.5 a 2.3 miliardi di euro, oppure agire efficacemente e con urgenza per ridurre l’inquinamento delle nostre città. Il nostro Paese ha infatti all’attivo tre procedure di infrazione con la Commissione, in territori dove la salute dei cittadini è stata messa ripetutamente a rischio per le elevate concentrazioni degli inquinanti atmosferici. Eppure, siamo ancora fermi, in un immobilismo che potrebbe costarci molto caro. 5 città capoluogo del Veneto su 7 risultano tra le più inquinate dell’intera penisola ma è la situazione dell’intera pianura padana ad essere drammatica, con risultati ancora lontani dal garantire una situazione salubre per tutti i cittadini. La situazione orografica della pianura del nord-Italia è decisamente un dato di fatto, ma è proprio questa condizione che deve imporre la messa a terra di misure eccezionali e strutturali che mettano tutti nelle condizioni di fare la propria parte.
Ai futuri parlamentari chiediamo un ruolo attivo nel fermare i bonus per l’acquisto delle auto a combustione interna e privilegiare gli interventi a sostegno della riconversione industriale verso la mobilità elettrica e gli investimenti nelle infrastrutture di mobilità sostenibile a zero emissioni. Serve garantire standard minimi di qualità al trasporto ferroviario regionale e pendolare, che ha urgente bisogno di riforme che consentano di ammodernare il settore e di garantire un servizio di qualità ai cittadini.
Ma l’obiettivo aria pulita non è raggiungibile solo riducendo il traffico motorizzato. Serviranno provvedimenti per tagliare le emissioni inquinanti prodotte dall’agricoltura, dall’industria, dalle centrali a fonti fossili e dal riscaldamento degli edifici, attuando politiche di regolamentazione concreta dell’uso dei generatori di calore a biomasse legnosa, civili ed industriali; prevedendo adeguati strumenti normativi per il monitoraggio e la manutenzione delle apparecchiature e delle canne fumarie; avviando di un valido piano di riqualificazione energetica del nostro patrimonio edilizio e di un programma di riduzione dell’intensità dell’allevamento nella pianura padana.
Qui:>> I 4 post-it per il clima e l’ecosistema
Qui:>> Il documento completo con le 100 proposte di Legambiente
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