Ciao Carlo. Quante cose ci hai insegnato…
Carlo Furlan ci ha lasciati.
È stato il fautore principale dell’ambientalismo militante, di un continuo e improrogabile lavoro che ha permesso a tantissimi veronesi, distratti dalla quotidianità, di conoscere e apprezzare quanto grande sia la nostra città. Non certamente per le grandi opere d’arte che tutto il mondo conosce, ma per tutte quelle che nemmeno i veronesi doc spesso conoscevano.
A partire dai Bastioni, dalla Cinta Muraria, dai Forti, Carlo ha iniziato oltre vent’anni fa a far riemergere una città scomparsa nella città, luoghi abbandonati ad un destino che sarebbe stato fatale se il suo cuore, ma anche le sue mani e la sua schiena, non avessero deciso di mettersi a disposizione, fino a rompersi, dedicando ogni minuto di vita alla loro riemersione. Luoghi divenuti “non luoghi” che irritavano e indispettivano la sua passione per la trascuratezza riservata alle opere degli uomini.
Ogni giorno a cavallo della sua bicicletta o della sua vecchia Panda ha percorso e perscrutato in lungo e in largo ogni anfratto, ogni poterna, ogni orecchione, ogni angolo che potesse essere stato oggetto di degrado o di uso improprio, segnalando ai moltissimi volontari legambientini, e non solo, come e dove intervenire per riportare alla luce ogni pertugio.
Ha ridato luce alla Torre dei Lamberti, oggi meta obbligata di migliaia di visitatori.
Ha caparbiamente e con forza riconsegnato alla città la chiesetta di San Pietro Martire, luogo di culto ma anche di battaglie, di cavalieri teutonici, di incoronazioni, di cacciate e di unicorno, rievocate sulle magnifiche pareti affrescate che solamente il suo competente e costante lavoro ha permesso di far restaurare e conoscere.
Ha raccontato con ricchezza e competenza la storia , la natura e le opere della Verona visibile delle Mura Magistrali e delle sue Porte, ma anche della Verona nascosta, sotterranea, cunicoli e gallerie che raccontano mille anni di storia veronese.
L’ultima sua idea, oggi prossima realtà, il recupero del Bastione di San Francesco, un pezzo di storia Sanmicheliana dimenticata e abbandonata sulle rive dell’Adige che presto non sarà più un’indifferente e trascurata area in disuso e in abbandono bensì un luogo di incontro per la cultura.
Molte altre opere sono rimaste nella sua testa e le ha portate con se: la torre del Gardello in piazza Erbe sarebbe stata forse quella oggetto del suo prossimo interesse. L’ha portata con sé.
Verona è Patrimonio dell’Umanità anche per merito tuo, e noi te ne ne saremo infinitamente sempre grati.
LEGAMBIENTE VERONA
Verona, 26 luglio 2013