Legambiente Veneto su crisi energetica: anacronistiche le dichiarazioni dell’assessore regionale all’energia
11.03.22 Comunicato stampa
LEGAMBIENTE VENETO SU CRISI ENERGETICA: ANACRONISTICHE LE DICHIARAZIONI DELL’ASSESSORE REGIONALE ALL’ENERGIA
Legambiente: “Anacronistiche le dichiarazioni dell’assessore regionale Marcato sulla crisi dell’energia. Per abbassare le bollette di cittadini ed imprese e dire basta al ricatto del gas e alla dipendenza delle fonti fossili, Marcato propone trivellazioni in adriatico e carbone per riaprire le centrali termoelettriche. Così ci riporta nel passato, non ci siamo.”
“Basta discussioni su divieti aprioristici a danno di clima e lavoro: siamo a un bivio e la ricetta offerta dalla Regione non può essere quella di scegliere la strada verso il passato proponendo di spendere tanto per perpetuare i problemi attuali. La strada per il futuro può essere fatta solo di fonti pulite, efficienza, autoproduzione e innovazione tecnologica”
Dopo le ripetute dichiarazioni dell’assessore regionale Marcato con delega alle attività produttive ed energia, apparse sulla stampa, che si è schierato a supporto della ripresa di nefaste trivellazioni di gas metano in alto adriatico ed ha sponsorizzato il ritorno all’uso del carbone nelle centrali termoelettriche, Legambiente ritiene utile intervenire per evitare che all’inerzia della Regione in materia di energia si sommi una pericolosa disinformazione.
Dichiarazioni anacronistiche per l’associazione ambientalista e in controtendenza con l’urgente lotta alla crisi climatica che ci portano dritti nel passato offrendo come soluzione quella di spendere enormi risorse pubbliche per perpetuare i problemi attuali. La modificazione del clima terrestre a causa proprio dell’uso dei combustibili fossili è drammaticamente in atto, e le conseguenze saranno catastrofiche, ci ricorda di continuo l’IPCC, se non faremo ognuno la propria parte come previsto dagli accordi globali siglati nelle ultime COP. Infatti se le temperature dovessero andare oltre 1,5 °C, attestandosi tra 1,7 e 1,8 °C rispetto ai livelli preindustriali, metà della popolazione mondiale potrebbe essere esposta a condizioni climatiche pericolose dovute all’aumento vertiginoso di caldo e umidità. Di pari passo si diffonderanno più rapidamente determinate tipologie di malattie, come ad esempio la febbre dengue trasmessa dalle punture di zanzare che potrebbe interessare miliardi di persone entro la fine di questo secolo, veneti compresi.
Gli ingredienti carbone & gas che compongono l’arcaica ricetta dall’assessore alle attività produttive, secondo Legambiente sono irricevibili non solo per le conseguenze climatiche ma anche per evidenti ragioni tecniche che risultano preoccupantemente non note all’assessore: pensare di attivare gruppi termoelettrici a carbone o a olio combustibile è infatti un’opzione irrilevante: se pure dovessero ripartire 1.000 MW di potenza installata, aggiuntivi a quelli già in attività, con questi due combustibili fossili, si potrebbero produrre non più di 5 TWh all’anno che nei fatti permetterebbero di risparmiare solo 1 miliardo di m3 di gas fossile all’anno sui 26 miliardi di m3/anno necessari per la sola produzione di energia elettrica. Praticamente nulla al confronto del contributo strutturale e rispettoso degli obiettivi climatici e di lotta all’inquinamento atmosferico che garantirebbe uno sviluppo fragoroso delle fonti rinnovabili, dell’efficienza energetica, del sistema di pompaggi e accumuli e della rete di trasmissione e distribuzione. Per quanto riguarda invece le riserve di gas, da tempo è invece noto quanto la soluzione del cosiddetto gas nazionale sia falsa: una retorica inutile e dannosa che con la scusa della guerra cerca di nascondere il via allo sfruttamento intensivo e massiccio delle estrazioni di gas sul nostro territorio e nei nostri mari, che non favorirà certo piccole e medie imprese nostrane. Come dimostrato dai dati ufficiali del MITE anche volendo sommare tutte le riserve nazionali, incluse quelle difficilmente estraibili a causa di costi economici, energetici ed ambientali poco sostenibili, l’Italia avrebbe al massimo riserve di gas per 111,588 miliardi di m3. Dal momento che il nostro paese consuma (C) circa 75-76 miliardi di m3 /anno, anche sfruttando tutte le riserve (poco realistico) queste sarebbero in grado di coprire appena un anno e mezzo della domanda di gas nazionale. Inoltre, il gas nazionale non sarebbe per forza destinato al mercato nazionale e non farebbe alcuna differenza dal lato dei prezzi, a meno che non si voglia nazionalizzarlo
“Comprendiamo che “l’effetto fame” citato dall’assessore sia importante e che il problema evidente del salasso per famiglie e aziende sia urgente e da affrontare, ma “l’effetto vita sulla terra”, anche e soprattutto per le future generazioni, dovrebbe ottenere una maggiore considerazione da parte di un rappresentante delle istituzioni, a maggior ragione nel contesto di questa delicata crisi geopolitica europea che si somma alla crisi climatica in corso. Due crisi che con la ricetta proposta da Marcato andrebbero solo ad acuirsi.” è il commento del presidente regionale di Legambiente Luigi Lazzaro. Il conflitto in corso tra Russia e Ucraina, con la minaccia dietro l’angolo anche di un incidente nucleare, ci ricorda che non c’è più tempo da perdere. È ora il tempo delle scelte coraggiose, abbandonando quelle miope e insensate come ad esempio l’apertura delle centrali a carbone o a nuove trivellazioni per la ricerca di gas metano o peggio un ipotetico ritorno al nucleare. Sulla questione energia nucleare, anche questa già evocata come possibile soluzione addirittura dal presidente della Regione Veneto Zaia, Legambiente risponde dicendo che è del tutto illogico seguire questa strada vista la possibilità di utilizzare le nuove tecnologie rinnovabili in grado di sostituire in modo più sicuro, pulito ed economico le centrali nucleari. Quanto accaduto il 26 aprile 1986 alla centrale nucleare di Chernobyl e l’11 marzo 2011 a quella di Fukushima – di quest’ultima oggi si celebra l’undicesimo anniversario – sia da monito.
“È ora di dire basta a ogni forma di ricatto energetico e di dipendenza dalle fonti fossili – conclude Lazzaro – basta con queste uscite a favore di gas e carbone che alimentano e giustificano le paradossali discussioni su divieti aprioristici alle fonti rinnovabili che da mesi hanno messo in stand-by il consiglio regionale creando danni al clima ed al lavoro: siamo a un bivio e la ricetta offerta dalla Regione non può essere quella di scegliere la strada verso il passato proponendo di spendere tanto per perpetuare i problemi attuali. La strada per il futuro può essere fatta solo di fonti pulite, efficienza, autoproduzione e innovazione tecnologica”.
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