Ecoreati, rifiuti e diritti umani: le dichiarazioni del Relatore Speciale Onu
Padova, 14 dicembre 2021 Comunicato stampa
Ecoreati, rifiuti e diritti umani: le dichiarazioni del Relatore Speciale Onu
Legambiente Veneto: “Anche la politica regionale raccolga l’appello lanciato dal Relatore Onu sul prestare attenzione sull’impatto della riforma Cartabia e sui tempi di prescrizione più brevi per gli ecoreati. Fondamentale anche riconvertire le industrie inquinanti in impianti innovativi e curare le ferite sanguinanti della nostra Regione, a partire dal SIN di Porto Marghera e dalle acque inquinate da Pfas, che tuttora causano danni all’ambiente, alla salute dei cittadini e all’economia sana del Veneto”
“Confidiamo che i Parlamentari ed i Consiglieri regionali che rappresentano i veneti – dichiara Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto – decidano di accogliere l’appello a non abbassare la guardia sui reati ambientali lanciato ieri dal relatore speciale Onu sui Diritti Umani e sostanze e rifiuti pericolosi in visita in Italia. Il relatore Onu ha, infatti, espresso profonda preoccupazione per la riforma Cartabia e sui tempi di prescrizione più brevi per i crimini ambientali. Per i reati di questo tipo deve invece essere garantito tutto il tempo necessario per fare giustizia in nome del popolo inquinato altrimenti il rischio è vedere molti crimini contro l’ambiente restare impuniti e finora purtroppo sono poche le voci ad essersi espresse a tutela di un tema così importante”.
Questione cruciale, quella dell’Ecogiustizia, che Legambiente aveva sottoposto lo scorso 2 dicembre durante l’incontro tenutosi a Roma presso la sede nazionale dell’associazione ambientalista proprio con il commissario Onu Orellana. In questi anni infatti, il lavoro di repressione dei reati ambientali ha avuto un’impennata grazie proprio alla legge sugli ecoreati, la numero 68/2015, che ha introdotto i delitti contro l’ambiente nel codice penale dimostrandosi uno strumento valido per le procure e per le attività di indagine. Una norma che proprio grazie al grande sforzo profuso da Legambiente, è stata inserita nel Codice penale nel 2015, dopo 21 anni di lavoro incessante attraverso l’annuale rapporto Ecomafia. Nel 2020 sono stati ben 477 procedimenti hanno riguardato il delitto di inquinamento ambientale. Per queste ragioni, secondo Legambiente, è fondamentale non abbassare la guardia contro gli ecocriminali, e attivarsi in ogni sede per rivedere i termini di improcedibilità previsti dalla riforma della giustizia, approvata dal Parlamento.
“È anche importante – aggiunge Lazzaro – aver contribuito alla raccolta di informazioni partecipando alle visite programmate dal commissario Onu in Veneto, da Porto Marghera alle aree colpite dall’inquinamento da Pfas. Un tuffo nella realtà della condizione umana delle popolazioni toccate da questi pesanti inquinamenti che siamo sicuri abbia contribuito a formare i contenuti dell’altro appello lanciato dal relatore Onu ad intensificare gli sforzi per rimediare agli impatti negativi dovuti a decenni di industrializzazione. Parole forti e importanti utilizzate per sottolineare come la tutela dell’ambiente, il diritto alla salute e ad un ambiente salubre, il diritto al lavoro, siano interconnessi gli uni con gli altri.
“Ad oggi – conclude Lazzaro – anche in Veneto sono ancora tanti i problemi ambientali cronici da affrontare e le ferite aperte e sanguinanti da curare: in primis l’interminabile bonifica del Sito di Interessa Nazionale di Porto Marghera e quella tutta da affrontare della falda acquifera inquinata da Pfas che coinvolge le province di Verona, Vicenza e Padova. Questioni su cui ribadiamo serve la massima attenzione e azioni concrete da parte di tutti i livelli istituzionali se vogliamo garantire ecogiustizia per il popolo inquinato e chiudere definitivamente queste ferite, che continuano a causare danni all’ambiente, alla salute dei cittadini e all’economia sana del Veneto”.
ufficio stampa Legambiente Veneto – ufficiostampa@