Produzione energetica e produzione agricola devono coesistere no a battaglie di retroguardia: così non salveremo il clima
Legambiente: “Coldiretti non ha ancora compreso la gravità della cisi climatica”
Lazzaro: “Troppa demagogia e tante fake news contro il fotovoltaico. Il consumo di suolo si arresta fermando asfalto cemento, non le rinnovabili”
“C’è qualcuno che fa molta demagogia e dispensa fake news riguardo al fotovoltaico su suolo agricolo, mistifica le vere ragioni del consumo di suolo nella nostra regione e peggio ancora non si fa scrupoli ad usare famiglie e bambini chiamandoli a raccolta per forzare una assurda contrapposizione tra produzione agricola e produzione energetica. Servono regole non divieti che favoriscono i nemici del clima. Il consumo di suolo si arresta fermando asfalto e cemento, non impedendo gli impianti di energie rinnovabili”.
Questo il lapidario commento del presidente regionale di Legambiente Luigi Lazzaro a seguito dell’incursione di Coldiretti in Consiglio regionale per fermare lo sviluppo delle rinnovabili in agricoltura.
Molto grave secondo Legambiente la mistificazione che si sta mettendo in atto nel tentativo di colpevolizzare i pannelli fotovoltaici quali responsabili del consumo di suolo nella nostra regione. Una falsa versione della realtà, dato che come emerge dall’ultimo rapporto nazionale di ISPRA sul consumo di suolo in Italia, Il Veneto è sì la prima regione del Paese per incremento di ettari definitivamente compromessi, ma non a causa degli impianti di energie rinnovabili. Sono infatti 785 gli ettari mangiati da asfalto e cemento in un solo anno in Veneto. Zero sono invece gli ettari persi a causa dell’insediamento di impianti fotovoltaici.
Secondo Legambiente vanno lasciate da parte le posizioni demagogiche altrimenti in Veneto non sarà mai in grado di rispettare gli impegni globali necessari per fermare il cambiamento climatico, né di contribuire alla transizione energetica voluta dal Governo entro il 2030, che indica chiaramente come la fonte fotovoltaica da sola dovrà arrivare a soppiantare almeno il 60% dell’attuale generazione da fonti termiche fossili.
Salvare il pianeta vuol dire impegnarsi con una vera e propria rivoluzione energetica che abbandoni le fonti fossili, responsabili dei cambiamenti climatici, e punti sulle energie rinnovabili dove il fotovoltaico è indiscutibilmente quello che ha più margine di applicazione. Chiaramente la direzione deve essere quella di una solarizzare diffusa e ampia privilegiando le coperture di edifici o di infrastrutture e le superfici dismesse ormai compromesse e da bonificare, si pensi alle cave abbandonate o dismesse (1200), discariche in gestione post mortem e siti contaminati (580) a supporto della definizione e conclusione dei percorsi di bonifica.
Allo stesso tempo oggi è necessario anche considerare ed incentivare gli impianti cosiddetti “agrivoltaici”, che vanno nella direzione di una coesistenza tra produzione elettrica da pannelli solari e l’attività agricola. Si tratta di impianti sollevati dal suolo e distanti tra loro che garantiscono la permeabilità e l’insolazione dei terreni in continuità e non in competizione con le coltivazioni. Una tecnologia ormai matura, abbondantemente sperimentata, che che ci indica l’Europa, che viene incentivata dalla Politica Agricola Comunitaria e che verrà finanziata dal Piano Nazione di Ripresa e Resilienza.
Per questo è necessario che la politica si assuma la responsabilità di normare con serietà lo sviluppo delle rinnovabili e non insegua consensi che rischiano di accontentare solo i conservatori dello status quo nemico del clima. Per farlo è necessario evitare battaglie di retroguardia come quella che sembra ipotizzata dal PDL 41 che presto il Consiglio Regionale dovrà discutere, e al contrario avviare un percorso innovativo, trasparente, discusso e condiviso che fissi regole capaci di far decollare modelli virtuosi di integrazione tra le due produzioni, superando singolari e novecenteschi divieti nimby. Vanno per questo definiti i criteri, i limiti e le modalità di insediamento degli impianti avendo il coraggio di considerare possibili esclusivamente gli interventi basati sul modello Agrivoltaico che, anziché sostituire, integri la generazione fotovoltaica nelle produzioni di un’azienda agricola.