Rinviata in commissione la proposta regionale di abbattimento del lupo della Regione Veneto, al via l'iter di approvazione del Piano nazionale: è l'occasione per trovare soluzioni davvero efficaci

4 Apr, 2019

Dopo una settimana dalla sostanziale bocciatura, con il rinvio in Commissione, del progetto della Regione Veneto che conteneva misure per l’abbattimento selettivo di lupi che arrechino danno ad allevamenti o coltureparte oggi l’iter di l’approvazione nella conferenza Stato-Regioni del “Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia” del Ministero dell’Ambiente. Insieme alla necessaria approvazione di un Piano fondamentale per la conservazione e la tutela di questo importante predatore, per Legambiente è anche finalmente l’occasione per una discussione nazionale e regionale che approfondisca l’analisi del lupo e trovi le misure più efficaci per contenere i danni agli allevamenti.

Il nuovo Piano Lupo nazionale sostituisce quello in vigore dal 2002 e prevede un maggiore coinvolgimento del Ministero con 22 azioni che puntano alla “conservazione della biodiversità” e “minimizzare l’impatto del lupo sulle attività dell’uomo”. Il testo contiene indicazioni su obiettivi e metodi di conoscenza del fenomeno di espansione dei lupi, con nuove misure sperimentali come già fanno alcuni paesi europei. Un testo che esclude il 5% di “abbattimenti controllati” del precedente piano del 2017, anche di fronte al fallimento di una strategia che ad esempio in Francia non ha impedito l’espansione numerica e territoriale dei lupi.

«Contiamo che questa sia l’occasione per approfondire a livello regionale e nazionale l’analisi del lupo, relegando ai margini i sedicenti esperti che non sanno fare altro che implorare la cancellazione delle popolazioni di lupi – dichiara Angelo Mancone, responsabile per le aree protette di Legambiente Veneto – gli abbattimenti selettivi non sono in alcun modo utili a una strategia di convivenza di lungo respiro, mentre è necessario “conoscere per gestire”, via maestra per governare l’indubbia espansione in Europa del lupo e contenere i danni all’economia zootecnica.»

Secondo Legambiente la Regione Veneto insegue ad oggi invece soluzioni che non si basano su dati scientifici ma solo alle proteste, pur fondate, degli allevatori: ma lo fa con promesse inattuabili, perché la caccia non ferma il lupo, ma anzi peggiora la situazione, disgregando i branchi e rendendone più distruttivi i membri. Perché di fronte alla realtà del lupo, che è un predatore, bisogna prendere misure di prevenzione estese ed efficaci, non confondere leggi di natura con una supposta aggressività degli animali.