Operazione Fiumi di Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile presenta i risultati inediti di Ecosistema Rischio 2011
Vicenza, 13 ottobre 2011 Comunicato Stampa
Operazione Fiumi di Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile
presenta i risultati inediti di Ecosistema Rischio 2011
L’ 85% dei comuni a rischio idrogeologico intervistati presenta abitazioni nelle aree a rischio di frane o alluvioni
Dati positivi sull’organizzazione del sistema locale di protezione civile: il 96% dei comuni campione è provvisto di un piano d’emergenza
Ad un anno dall’alluvione che ha colpito in modo particolarmente violento la provincia di Vicenza è stata scattata un’istantanea dell’esposizione al rischio nei comuni veneti e delle attività di prevenzione e mitigazione realizzate dalle amministrazioni locali: l’85% dei comuni intervistati ha nel proprio territorio abitazioni in aree golenali, in prossimità degli alvei e in aree a rischio frana e nel 36% dei casi sono presenti in tali aree interi quartieri. Quasi nel 64% dei comuni campione sono presenti strutture e fabbricati industriali in aree a rischio. Fatto estremamente grave poiché, in caso di alluvione, sono esposti al rischio sia i dipendenti, sia l’ambiente, per il pericolo di sversamento di prodotti inquinanti nelle acque e nei terreni. Nel 19% dei comuni campione dell’indagine sono presenti in area a rischio di esondazione o in area a rischio frana strutture sensibili, nel 23% dei casi strutture ricettive turistiche o commerciali. Appena tre comuni fra quelli intervistati hanno intrapreso opere di delocalizzazione delle abitazioni e solo in un caso si è provveduto a delocalizzare gli insediamenti industriali dalle aree maggiormente esposte a pericolo.
Questi alcuni dei dati emersi dall’indagine Ecosistema rischio, realizzata da Operazione fiumi, la campagna di Legambiente e del Dipartimento della Protezione Civile dedicata al rischio idrogeologico nel nostro Paese. Il dossier è stato presentato questa mattina a Vicenza nel corso di una conferenza stampa alla quale sono intervenuti Francesca Ottaviani, Portavoce della campagna nazionale Operazione Fiumi; Michele Bertucco, presidente di Legambiente Veneto, Antonio Marco Dalla Pozza, Assessore all’Ambiente del Comune di Vicenza e Paolo Pellizzari, Assessore alle Risorse idriche della Provincia di Vicenza.
Lo studio dimostra come lo sviluppo urbanistico non abbia tenuto conto delle caratteristiche del territorio e come debba rimanere alto il livello di attenzione riguardo al rischio idrogeologico, ne è una testimonianza il fatto che il report realizzato nel 2008 da Ministero dell’Ambiente ha modificato in maniera rilevante la valutazione del rischio idrogeologico nella regione: i comuni veneti in cui siano presenti aree ad elevata criticità idrogeologica sono, infatti, 327 (rispetto ai 161 del 2003) e la superficie delle aree franabili o alluvionabili è pari a 1550 Kmq, l’8,4% della superficie della regione (rispetto ai 255 Kmq del 2003, 1,4% della superficie regionale). Un incremento dell’esposizione al rischio di diverse aree della regione a cui ha certamente contribuito anche il consumo di suolo che ha raggiunto in Veneto dimensioni preoccupanti. Secondo i dati allegati al nuovo Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC) la superficie urbanizzata del Veneto è aumentata nel periodo 1983/2006 del 12,41%, con questi incrementi attualmente (2006) la superficie urbanizzata del Veneto è pari al 13% del territorio regionale. Nelle province del Veneto il consumo di suolo tocca livelli record a Padova con il 20,6% della provincia urbanizzata, Treviso con il 18,59%, Vicenza con il 14,51%, Venezia con il 14,42%, Verona con il 13,62% e a chiudere la classifica Rovigo con l’8,86% e Belluno con il 3,05%.
Positivo, invece, il lavoro svolto dalle amministrazioni per l’organizzazione del sistema locale di protezione civile il 96% dei comuni intervistanti è provvisto di un piano da mettere in atto in caso di frana o alluvione e nel 77% dei casi i piani d’emergenza risultano essere stati aggiornati negli ultimi due anni, fatto estremamente importante giacché disporre di piani vecchi può costituire un grave limite in caso di necessità. Il 60% delle amministra zio ha realizzato attività d’informazione rivolte ai cittadini sui rischi che incombono sul territorio e nel 51% dei comuni campione dell’indagine sono state realizzate, nel corso del 2010 esercitazioni.
“I comuni veneti hanno compiuto negli ultimi anni notevoli passi in avanti nell’organizzazione di un efficiente sistema locale di protezione civile – commenta Francesca Ottaviani, portavoce di Operazione Fiumi – un elemento certamente significativo e importante ma che non è sufficiente per raggiungere una effettiva sicurezza dei cittadini. Gli ultimi drammatici eventi calamitosi che hanno colpito la regione dimostrano come sia ormai divenuto necessario e improrogabile operare una decisa inversione di tendenza nella gestione del territorio che punti sulla limitazione dell’urbanizzazione delle aree esposte a rischio e su un piano di reale messa in sicurezza del territorio e dei corsi d’acqua sia dei grandi fiumi che del reticolo idrografico minore”.
Nell’87% dei comuni sono stati realizzati interventi di manutenzione ordinaria delle sponde e delle opere di difesa idraulica. Nell’85% del campione sono stati realizzate opere di messa in sicurezza dei corsi d’acqua e di consolidamento dei versanti franosi, anche se talvolta tali opere si ispirano a filosofie superate e non adeguate, rischiando di rendere più fragili i territori dei comuni a valle. La maggior parte delle opere di messa in sicurezza realizzate, infatti, riguardano la costruzione o l’ampliamento di arginature lungo i corsi d’acqua e la risagomatura degli alvei fluviali (42% dei comuni intervistati), Nel 21% dei casi sono state realizzate briglie per la sistemazione fluviale. Pochi gli interventi mirati al ripristino e alla rinaturalizzazione delle aree di espansione naturale dei fiumi dei fiumi (appena il 10% del campione) e le opere volte alla riapertura di tratti tombinati o intubati dei corsi d’acqua (12%)
“Alla Regione Veneto chiediamo di ripristinare e aumentare i fondi per la difesa del territorio – afferma Michele Bertucco, presidente di Legambiente Veneto. Il governo del territorio deve essere considerata la più urgente opera pubblica da fare con interventi strutturali e investimenti all’altezza della situazione in cui versa la nostra regione. Ma anche da un punto di vista urbanistico si deve porre un blocco alla cementificazione che sta trasformando in maniera irreversibile la nostra regione.
Quest’anno nessun comune veneto raggiunge la classe di merito ottimo per il lavoro svolto nelle attività di mitigazione del rischio idrogeologico. Il comune più meritorio è Bergantino (RO) che raggiunge il punteggio di 8 in pagella. L’altra faccia della medaglia in Veneto è rappresentata dal comune di Castelmassa, in provincia di Rovigo, che pur avendo industrie, interi quartieri e strutture sensibili presenti in aree a rischio non ha avviato interventi volti alla prevenzione e alla mitigazione del rischio.
Ufficio Stampa Operazione Fiumi
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