Goletta Verde di Legambiente a Rosolina grida NO AL CARBONE: obsoleto e inquinante!
Goletta Verde: “Il Delta del Po deve rimanere un luogo di turismo naturalistico. Una centrale a carbone mette in serio pericolo salute ed economia turistica”
Legambiente ha già annunciato un ricorso in sede comunitaria contro le leggi a favore del carbone per la palese violazione della direttiva sulla valutazione di impatto ambientale.
No al carbone. È il messaggio forte e chiaro che questa mattina ha lanciato Goletta Verde di Legambiente dal Delta del Po contro l’assurda conversione a carbone della centrale termoelettrica a olio combustibile di Porto Tolle. Il messaggio dell’imbarcazione ambientalista contiene un forte e deciso monito nei confronti della Regione Veneto che ha modificato alla legge istituiva del Parco Regionale del Delta del Po approvata il 26 luglio, all’indomani della norma pro carbone contenuta nell’ultima manovra finanziaria del Governo Berlusconi.
Legambiente, ha già annunciato un ricorso delle associazioni in sede comunitaria contro le leggi a favore del carbone per la palese violazione della direttiva sulla valutazione di impatto ambientale. Già l’onorevole Rita Borsellino ha presentato il 25 luglio scorso un’interrogazione alla Commissione europea chiedendo l’intervento per far rispettare i vincoli e le procedure ambientali stabiliti in ambito europeo.
“Questo territorio ha già pagato in passato per l’attività inquinante di questa centrale. Dalla sua prima edizione di ben 26 anni fa – dichiara Michele Bertucco, presidente di Legambiente Veneto – Goletta Verde in Veneto ha messo l’accento sulla pericolosità degli effetti inquinanti della centrale di Polesine Camerini, ma siamo stati inascoltati, oggi sono gli istituti scientifici a confermare i nostri timori”. Il rappresentante di Legambiente Veneto fa riferimento alla perizia tecnica affidata dalla Procura di Rovigo al Prof. Crosignani direttore dell’Unità di Epidemiologia Ambientale dell’Istituto Nazionale Tumori di Milano e depositata nel maggio del 2011. In base a tale perizia la Procura di Rovigo ha rinviato a giudizio i dirigenti dell’Enel. “La perizia del Prof. Crosignani – continua Bertucco - mostra come la centrale di Polesine Camerini, finché è stata in funzione con l’alimentazione a olio combustibile (fino al 2006), ha emesso migliaia di tonnellate di anidride solforosa ogni anno, causando il 10% di tutti i ricoveri di bambini, la categoria più sensibile agli effetti dell’inquinamento atmosferico”.
E’ comune alle associazioni ambientaliste e agli operatori del turismo del Delta del Po la previsione che gli impatti sanitari, ambientali e occupazionali che verrebbero dalla realizzazione del progetto di Enel di riconversione a carbone della centrale costituirebbero un severo danno al territorio e all’economia di larga parte del Nord Est. La conversione a carbone, invece che a gas, comporterebbe l’emissione di oltre 10 milioni di tonnellate annue di anidride carbonica, senza contare che l’ostinazione a puntare su forme obsolete di energia, come carbone e petrolio, ritarda una seria politica di investimento sulle fonti rinnovabili e sull’efficienza, unica strada percorribile per centrare gli obiettivi di riduzione dei gas serra, sottoscritti dall’Italia a livello internazionale.
“L’approvazione della modifica alla legge – sottolinea Massimo Serafini, portavoce di Goletta Verde – contrasta con il parere dato dalla stessa Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente del Veneto in tema di emissione di microinquinanti; ignora la risoluzione adottata dalla Assemblea Legislativa della Regione Emilia Romagna, che impegna la Giunta di quel governo a porre in essere azioni contro la riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle, prevedendo piani alternativi per lo sviluppo economico della zona e investendo, nell’area del Parco del Delta del Po, nella produzione energetica da fonti rinnovabili. Una chiara prova – continua Serafini – di scelte politiche separate dall’interesse generale delle popolazioni, preoccupate dei risvolti sanitari, delle categorie economiche, in particolare del turismo, che temono la caduta di immagine del territorio a causa di un impianto inquinante come la centrale a carbone. E ancora una chiara prova di scelte politiche fatte per l’interesse di singole aziende molto lontane dall’interesse collettivo delle popolazioni”.
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