Rifiuti, emergenza Napoli
Legambiente: “Subito decreto per liberare Napoli e superare l’emergenza sanitaria”
“Un decreto che permetta di affrontare subito la paralisi portando fuori regione i rifiuti campani è un atto doveroso e non rimandabile. Dopo aver proclamato miracoli in passato, oggi il Governo non può fare lo scaricabarile sulle responsabilità di questa drammatica situazione e tirarsi indietro”.
E’ fermo il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza nel commentare l’emergenza rifiuti a Napoli che sta mettendo a rischio la salute dei cittadini campani.
“E’ ovvio – ha aggiunto Cogliati Dezza- che è necessario un accordo che metta insieme tutti i soggetti coinvolti, a partire dalle Regioni, ma non sia questa la scusa per non intervenire. Innanzitutto servono risorse economiche al Comune di Napoli per potenziare ed estendere la raccolta porta a porta in tutta la città entro un paio d’anni, come fu fatto per l’avvio della raccolta domiciliare nel Comune di Palermo. E’ l’unico modo per evitare che il problema si ripresenti con drammatica ciclicità”.
Secondo Legambiente è poi indispensabile avviare con la Regione Campania un percorso veloce che superi la provincializzazione dei rifiuti perché “in una situazione come quella campana – sostiene il presidente di Legambiente – la divisione delle competenze rende la situazione ancora più ingestibile e imbrigliata nella burocrazia”.
L’associazione del Cigno verde ribadisce poi, ancora una volta, che alla base della soluzione al problema rifiuti c’è anche la costruzione di impianti di digestione anaerobica per trattare l’organico da raccolta differenziata, che dovrebbero essere finanziati e realizzati al più presto, al massimo entro un anno.
“E’ certo che di fronte a un rischio così elevato per la salute dei cittadini le Regioni del centro Nord, non possono rifiutarsi di collaborare. A chi fa ostruzionismo, invece, ricordiamo – conclude Cogliati Dezza – che non ha mosso un dito per contrastare il flusso illegale di rifiuti urbani, speciali e anche pericolosi che dalle imprese del Nord sono finiti per anni nelle discariche della camorra”.
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