Operazione Fiumi presenta i risultati inediti di Ecosistema Rischio 2010

13 Ott, 2010

Abitazioni in aree a rischio idrogeologico nel 74% dei comuni veneti, nel 47% fabbricati industriali

Oltre 100 mila cittadini esposti ogni giorno a frane e alluvioni

Buono il livello del sistema locale di protezione civile

L’84% dei comuni dotato di un piano d’emergenza aggiornato

Sono ben 161 i comuni veneti a rischio frane o alluvioni, ossia il 28% del totale. Tra i 7 capoluoghi veneti, il primato di provincia più fragile va a Venezia, con il 50% delle Amministrazioni classificate a rischio, seguita da Rovigo, Belluno e Verona, rispettivamente con il 42, il 41 e il 33% delle municipalità considerate a rischio.
Il 74% dei comuni ha abitazioni nelle aree golenali, negli alvei dei fiumi o in aree a rischio frana, il 29% delle amministrazioni presenta addirittura interi quartieri in zone a rischio, mentre il 47% ha edificato in tali aree strutture e fabbricati industriali, con evidente rischio non solo per l’incolumità dei dipendenti ma anche per eventuali sversamenti di prodotti inquinanti nelle acque e nei terreni. Ancora, nel 22% dei casi sono presenti in zone esposte a pericolo anche strutture sensibili, come scuole e ospedali. Complessivamente, tra abitazioni, strutture industriali e strutture sensibili si può stimare che nei 161 comuni  veneti classificati a rischio dal Ministero dell’Ambiente e dall’UPI, ci siano oltre 100 mila persone quotidianamente esposte a pericolo. Preoccupante la situazione delle delocalizzazioni: solo nel 4% dei casi sono state avviate iniziative di delocalizzazione di abitazioni dalle aree più a rischio e appena nel 2% dei comuni si è provveduto a delocalizzare strutture industriali.
Tra le amministrazioni comunali venete esposte al pericolo di frane e alluvioni, il 55% dei comuni non svolge ancora un lavoro complessivamente positivo di mitigazione del rischio idrogeologico.
Sono alcuni dei dati emersi dall’indagine sui comuni veneti effettuata da Ecosistema Rischio 2010, la ricerca curata da Operazione Fiumi – la campagna di sensibilizzazione e prevenzione organizzata da Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile dedicata al rischio idrogeologico – presentata questa mattina in conferenza stampa, a Verona, da Michele Bertucco, presidente Legambiente Veneto; Paola Tartabini, portavoce di Operazione Fiumi; Lorenzo Albi, presidente Legambiente Verona; e Stefania Leoni, presidente CEA Legambiente Verona.
“I comuni veneti si sono dimostrati attenti alle tematiche di protezione civile,- commenta Paola Tartabini , portavoce della campagna – non è un caso che la gran parte delle municipalità a rischio si sia dotata di piani di emergenza aggiornati, strumenti fondamentali che permettono alla popolazione di sapere cosa fare e dove andare in caso di alluvione e di organizzare soccorsi tempestivi. Complessivamente, però, c’è ancora molto da fare sul fronte della prevenzione e della corretta gestione del territorio. Occorre un maggiore impegno da parte delle Amministrazioni venete per sviluppare interveti di messa in sicurezza e delocalizzazione delle abitazioni e delle aree industriali a rischio”. I numeri di Ecosistema Rischio 2010 restituiscono l’immagine di un territorio fragile, in cui troppo spesso lo sviluppo urbanistico non ha tenuto adeguatamente conto del rischio. Visto il quadro d’insieme, quindi, è importante mantenere alto il livello di attenzione rispetto all’assetto idrogeologico ed è urgente operare per rafforzare i vincoli all’urbanizzazione delle aree esposte a rischio, affinché tali vincoli siano applicati in modo rigoroso.
Positiva la situazione relativa alla pianificazione dell’emergenza e all’organizzazione della protezione civile locale: il 93% dei comuni, infatti, ha predisposto un piano d’emergenza con il quale fronteggiare situazioni di crisi come frane e alluvioni e l’84% delle municipalità hanno aggiornato tale piano negli ultimi due anni, fatto estremamente importante giacché disporre di piani vecchi può costituire un grave limite in caso di necessità. Inoltre il 64% dei comuni si è dotato di sistemi di monitoraggio per l’allerta tempestiva in caso di pericolo di alluvione o frana.
“Le alluvioni e gli allagamenti cui il nostro territorio è sottoposto – spiega
Michele Bertucco, presidente Legambiente Veneto – sono la diretta conseguenza di scelte sciagurate compiute dall’uomo: l’abusivismo, l’urbanizzazione delle aree golenali, la cementificazione e la rettificazione dei corsi d’acqua, le escavazioni in alveo sono pratiche non solo del passato – continua Bertucco – ma ancora oggi tristemente attuali. Speriamo che i segnali positivi che arrivano da alcune amministrazioni più meritorie siano riprodotti e migliorati su tutto il territorio regionale, dal Piave al Po, passando per Brenta, Adige e Livenza sino ai nostri corsi d’acqua minori”. Si concentra sull’eccessiva urbanizzazione del territorio anche Lorenzo Albi, presidente di Legambiente Verona. “Una colata di cemento inarrestabile – commenta Albi – quella su Verona e sul Veneto che rischia di mettere in pericolo gran parte del territorio con interventi, nel veronese,  anche in aree a rischio frana. Come succede nei comuni montani di Selva di Progno, Badia Calavena, Vestenanuova e Ferrara di Montebaldo, o sulla costa gardesana a Malcesine e Brenzone Garda, in Val d’Adige a Brentino e Dolcè, o ancora in zone prossime alla città che sono a rischio esondazione, come Nassar. Occorre ripensare alla politica urbanistica per tutelare non solo il territorio, ma anche l’incolumità dei cittadini”. Significativo anche il fatto che quest’anno nessun comune veneto abbia raggiunto la classe di merito ottimo per il lavoro svolto nelle attività di mitigazione del rischio idrogeologico. Il comune più meritorio è Cinto Caomaggiore (Ve), che raggiunge il punteggio di 9 in pagella. Un punteggio ottenuto soprattutto grazie agli interventi di delocalizzazione, che hanno risolto definitivamente il problema delle strutture presenti nelle aree a rischio, e all’impegno nell’organizzazione di un buon sistema locale di protezione civile. La Maglia nera per le cattive politiche di mitigazione del dissesto idrogeologico, invece, quest’anno va ai Borca di Cadore, in provincia di Belluno, che non si è attivato sul fronte delle delocalizzazioni e non dispone di una piano d’emergenza. All’indagine ha risposto il 61% dei 161 comuni a rischio idrogeologico del Veneto.

COMUNI A RISCHIO IDROGEOLOGICO IN VENETO

 

Regione Provincia Frana Alluvione

Frana e alluvione

Totale % totale comuni
Veneto 41 108 12 161 28%
Belluno 21 4 3 28 41%
Padova 1 20 0 21 20%
Rovigo 0 21 0 21 42%
Treviso 1 14 0 15 16%
Venezia 0 22 0 22 50%
Vicenza 8 8 6 22 18%
Verona 10 19 3 32 33%

Fonte: Report 2003 – Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e Unione Province d’Italia Elaborazione: Legambiente

ATTIVITA’ REALIZZATE DAI COMUNI DEL VENETO

 

Esposizione ai rischi Numero Comuni Percentuale Comuni
Abitazioni in aree a rischio idrogeologico 68 74%
Quartieri in aree a rischio idrogeologico 27 29%
Industrie in aree a rischio idrogeologico 43 47%
Strutture sensibili in aree a rischio 20 22%
Attività Numero Comuni Percentuale Comuni
Delocalizzazione di abitazioni 4 4%
Delocalizzazione di fabbricati industriali 2 2%
Recepimento PAI nel piano urbanistico 73 79%
Manutenzione / Opere di messa in sicurezza 79 86%
Piano d’emergenza 86 93%
Aggiornamento del piano d’emergenza 77 84%
Individuazione COC, area accoglienza, ecc. 86 93%
Censimento soggetti vulnerabili 72 78%
Sistemi di monitoraggio e allerta 59 64%
Attività di informazione 30 33%
Esercitazioni 42 46%

Fonte: Legambiente

LAVORO DI MITIGAZIONE DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO SVOLTO DAI COMUNI DEL VENETO

 

Lavoro svolto

Percentuale comuni Classe di merito Numero comuni Percentuale comuni
Positivo 45% Ottimo 0
Buono 14 15%
Sufficiente 27 30%
Negativo 55% Scarso 34 37%
Insufficiente 17 18%

Fonte: Legambiente  

NUMERO DI CITTADINI PRESENTI IN AREE A RISCHIO

 

Popolazione a rischio Numero comuni Percentuale comuni
Da 0 a 100 59 64%
Da 100 a 1.000 21 23%
Da 1.000 a 10.000 10 11%
Indeterminato 2 1%

Fonte: Legambiente  

 

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