Legambiente scrive ai governatori delle Regioni del nord: serve una piattaforma comune per difendersi da decisioni imprudenti
“Il bacino padano non può ospitare centrali nucleari: fatelo sapere al Governo”
Con una lettera aperta a firma di Lorenzo Frattini, Damiano Di Simine, Marialuigia Schellino e Michele Bertucco, rispettivamente responsabili regionali di Legambiente Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto, l’associazione ambientalista ha scritto oggi a tutti e quattro i governatori delle regioni padane per sollecitarli a una presa di posizione comune, che faccia presente l’insostenibilità di qualsiasi scelta che porti installazioni nucleari nella conca del Po.
“A Errani, Formigoni, Cota e Zaia chiediamo di tramutare in piattaforma comune la contrarietà e le perplessità tecniche da loro espresse, in più occasioni e con accenti diversi, sulla disponibilità del loro territorio ad ospitare centrali nucleari: siamo l’area più popolosa del Paese, ma anche quella più sensibile agli effetti dell’ inquinamento atmosferico per le caratteristiche geografiche e climatiche del catino padano. La scelta nucleare poi non rientra tra le priorità della programmazione energetica delle nostre regioni, che sono già più che autonome sulla generazione elettrica: si tratta di un costo e di un rischio ambientale di cui possiamo e dobbiamo fare a meno, puntando su efficienza e sviluppo delle fonti rinnovabili”.
Legambiente chiede inoltre ai presidenti delle quattro regioni di farsi promotori della partecipazione al voto nel referendum di giugno, che avrà al centro proprio il tema delle scelte nucleari.
Di seguito riportiamo il testo della lettera aperta:
OPZIONI STRATEGICHE IN MATERIA DI GRANDI INVESTIMENTI ENERGETICI NEL NORD ITALIA
LETTERA APERTA ai presidenti delle regioni padane
Illustrissimi Presidenti,
quanto sta avvenendo in queste ore in Giappone scuote le coscienze e desta un allarme che spinge gran parte delle nazioni-guida dell’economia globale a rivedere i propri programmi nucleari.
Sono pochi i Paesi, tra cui l’Italia, le cui classi dirigenti hanno finora dichiarato di non voler tener conto di questo sentire comune, bollandolo come futile ondata emotiva.
Non ci sentiamo onorati da una simile distintiva condotta, che ci pare imprudente in modo inutilmente ideologico -alla luce del fatto che l’Italia non è nella condizione di dover tutelare alcun investimento nucleare attuato- e poco ispirata a realismo istituzionale, dal momento che non è verosimile che la medesima ondata emotiva non pesi sulla disponibilità da parte delle comunità locali ad accettare localizzazioni di centrali nucleari nel loro territorio.
Ci rivolgiamo a Voi poiché è inevitabile che l’accaduto stringa il campo delle localizzazioni di potenziali siti nucleari verso le nostre quattro regioni, considerato che la Pianura Padana rappresenta l’area con minori profili di rischio sismico. Siamo convinti che le quattro regioni del Po saranno chiamate ancora una volta a condividere una sorte comune: crediamo che dipenda anche dalla Vostra determinazione se questa sorte potrà trasformarsi in protagonismo responsabile nell’orientamento di scelte strategiche della programmazione energetica, riconoscendo il ruolo economico e geopolitico che Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte esercitano alla scala nazionale e sovranazionale.
Voi tutti in più occasioni avete dichiarato, seppur con accenti diversi, che l’opzione nucleare non corrisponde in alcun modo a una priorità nell’orizzonte degli investimenti energetici; questo sia perché nell’ultimo decennio sono giunti a maturità potenziamenti e ammodernamenti dell’infrastruttura di generazione elettrica, con utilizzo di fonti tradizionali in unità di nuova e molto più efficiente concezione, sia perché stiamo assistendo ad una straordinaria vitalità delle imprese operanti nel settore delle fonti rinnovabili, reclamate dal mercato, pur dipendendo ancora in parte da incentivi che il Governo ha recentemente (e incomprensibilmente!) messo in discussione.
Voi tutti siete altrettanto consapevoli del fatto che la Pianura Padana non è un contesto idoneo ad accogliere nuove fonti emissive di inquinamenti: le condizioni climatiche sono infatti le più sfavorevoli, per il ricorrente confinamento di inquinanti nella bassa atmosfera. Questa ben nota dinamica atmosferica non sarebbe differente in presenza di fonti emissive di tipo nucleare: i rilasci di particelle radioattive, a seguito di incidenti anche molto più lievi di quello che si sta verificando in Giappone, e perfino quelli connessi all’ordinario esercizio di una centrale, provocherebbero nel catino padano esposizioni più gravi e persistenti, non potendosi fare affidamento sulla dispersione operata da correnti atmosferiche. Inoltre non possiamo nasconderci che la Pianura Padana costituisce una delle maggiori concentrazioni demografiche d’Europa: la Lombardia ha una densità di popolazione molto più alta di quella dello stesso Giappone, e più in generale i 24 milioni di abitanti che vivono nelle nostre quattro regioni sono concentrati su un territorio in cui non è ragionevole prevedere procedure di sicurezza ed evacuazione di ampia scala, in caso di inconvenienti o incidenti gravi. Non da ultimo l’ area padana rappresenta anche una delle aree più vocate del paese alla produzione agricola, ricca di prodotti tipici conosciuti in tutto il mondo, e non potrebbe sopportare gli effetti di ricadute anche piccole di sostanze radioattive.
Per quanto detto, vi chiediamo di prendere atto della oggettiva irragionevolezza di qualsiasi prospettiva di localizzazione di centrali nel nostro territorio.
Saremmo felici che una simile posizione venisse assunta congiuntamente, entro un tavolo interregionale, superando le diversità di orientamenti politici per anteporvi l’interesse dell’intera comunità dei cittadini e delle imprese lombarde, venete, piemontesi ed emiliano – romagnole, e che venisse autorevolmente spesa nei riguardi delle altre regioni e del Governo italiano.
Crediamo che ciò sarebbe estremamente utile a contenere le inquietudini che agitano le nostre comunità, e che inoltre fornirebbe al mondo delle imprese un importante segnale di fiducia nella volontà di proseguire con determinazione verso gli investimenti in fonti rinnovabili, gli unici che, insieme agli investimenti in efficienza energetica, stanno dimostrando di poter conseguire, già nel breve e medio periodo, risultati ben superiori a quelli che il nucleare promette solo a lungo termine e a costo di rilevantissimi rischi per la salute e l’ambiente.
Confidiamo in un vostro ruolo attivo e protagonista nella vicenda energetica italiana, e auspichiamo che vorrete farlo anche attraverso l’invito all’esercizio della partecipazione democratica, da estendere ai tutti i cittadini in vista della consultazione referendaria che ha al centro proprio il tema delle scelte energetiche del nostro Paese.
Con l’occasione porgiamo cordiali saluti.
Lorenzo Frattini Presidente Legambiente Emilia Romagna
Damiano Di Simine Presidente Legambiente Lombardia
Marialuigia Schellino Direttore Legambiente Piemonte-Valle d’Aosta
Michele Bertucco Presidente Legambiente Veneto