Mal’Aria 2016
Rovigo, 29 Gennaio 2016
Comunicato Stampa
Aria del Veneto inquinata, Legambiente pubblica il dossier “Mal’Aria di città”
Presentata oggi l’indagine sull’inquinamento atmosferico regionale
Nel 2014 il PM10 ha raggiunto livelli critici in 6 città capoluogo su 7
in Veneto il 92% delle centraline urbane monitorate ha superato il limite dei 35 giorni consentiti.
Il Veneto è malato, questo è risaputo. Eppure il paziente si dimostra disinteressato alle cure. Il sintomo evidente è che l’aria è terribilmente inquinata e la diagnosi è molto più articolata del previsto.
Il preoccupante quadro è sotto gli occhi di tutti dopo un inizio anno col botto: solo nei primi ventisette giorni del 2015 ci sono città, come Vicenza, Venezia, Treviso e Padova, che hanno già raggiunto un terzo dei superamenti massimi annuali di PM10 previsti dalla normativa. Se si pensa che mancano ancora 337 giorni alla fine del 2016, è facile capire come la situazione delle città venete sia fuori controllo.
Nel 2015 appena passato è stato registrato un peggioramento complessivo rispetto agli scorsi anni che riporta il Veneto indietro di anni facendo sfumare ogni effimero progresso conquistato col tempo e rendendo evidente la mancanza di politiche efficaci contro la piaga dell’inquinamento atmosferico nella nostra regione ormai asfissiata.
I livelli di PM10 sono stati molto spesso sopra i livelli imposti dalla normativa fino al triplo dei giorni di superamento consentiti, arrivando in alcune città ad avere un terzo dei giorni dell’anno con aria scadente o addirittura pessima!
I dati riportati da Arpav sono allarmanti: il 2015, in misura addirittura maggiore di molti dei suoi predecessori, è stato l’ennesimo anno all’insegna dell’insalubrità atmosferica. Una condizione negativa che non sembra risparmiare nessuno. Dalle Alpi al Po, dal Garda alla Laguna, il denominatore comune è proprio la contaminazione di quell’aria che noi tutti ogni giorno respiriamo nelle nostre città.
Per quanto riguarda gli inquinanti considerati nel dossier regionale quello che preoccupa più di tutti è senz’altro, come ogni anno, il particolato atmosferico. Il PM10 ha infatti fatto registrare numeri da record nell’anno appena trascorso con Vicenza che ha registrato quota 110 superamenti giornalieri dei valori soglia fissati dal D.lgs. 155/2010, seguita da Venezia con 91, subito dietro Padova e Treviso con 85 sforamenti per arrivare a Rovigo con 75 e a Verona con 65 superamenti del limite consentito. Unico capoluogo veneto che si salva da questa infausta classifica è ancora Belluno con 8 sforamenti.
Considerando altri inquinanti analizzati (ozono troposferico, biossido di azoto, PM2,5) la situazione del 2015 sembra in linea con quella degli anni precedenti. Infatti mentre per gli ossidi d’azoto e per il PM2,5 tutte le centraline regionali sono risultate in regola con la normativa per l’ozono troposferico la situazione è diversa.
I limiti imposti dalla normativa, che prevedono un massimo di 25 sforamenti della media mobile, sono stati superati in 4 capoluoghi. Rovigo e Treviso per 36 volte, Venezia 27 volte e Vicenza per 26 volte. Dati i rischi per la salute correlati alla presenza di ozono troposferico riguardanti le malattie respiratorio non è un parametro da sottovalutare e bisognerebbe agire per rimediare a questa situazione di rischio per la salute.
Per Legambiente per contrastare in maniera efficace l’inquinamento atmosferico, è indispensabile un cambio di passo nelle politiche della mobilità sostenibile, potenziando il trasporto sul ferro, l’uso dei mezzi pubblici e la mobilità nuova, e rendere così le auto l’ultima delle soluzioni possibili per gli spostamenti dei cittadini. Oggi l’Italia continua ad avere il record per numero di auto per abitante: il tasso di motorizzazione arriva a 62 auto ogni 100 abitanti della città di Roma o ai 67 di Catania, contro le 25 auto ogni 100 abitanti di Amsterdam e Parigi o le 31 di Londra. Per l’associazione ambientalista è perciò indispensabile una strategia nazionale per la qualità dell’aria e un piano per la mobilità in città, accompagnato da studi accurati sulle fonti di emissione, eseguiti a scala locale e urbana, per pianificare le giuste politiche di intervento.
“L’emergenza smog – dichiara Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto – difficilmente si potrà risolvere con interventi sporadici che di solito le amministrazioni propongono in fase d’emergenza tra targhe alterne, divieto di appiccare fuochi, blocchi del traffico, mezzi pubblici gratis, come avviene attualmente in gran parte delle città venete, e senza nessuna politica concreta e lungimirante. Per uscire dalla morsa dell’inquinamento è fondamentale che la Regione e il Governo assumano un ruolo guida facendo scelte e interventi coraggiosi, mettendo al centro le aree urbane e la mobilità sostenibile, impegnandosi per approvare a livello europeo, normative stringenti e vincolanti, abbandonando una volta per tutte le fonti fossili e replicando quelle esperienze anti-smog virtuose messe già in atto in molti comuni italiani in termini di mobilità sostenibile, efficienza energetica e verde urbano”.
“Il protocollo firmato lo scorso 30 dicembre – continua Lazzaro – tra ministero dell’ambiente, rappresentanti di comuni e regioni, non è stato all’altezza del problema e il rischio è che si rincorra sempre l’emergenza senza arrivare a risultati concreti e di lunga durata. Per questo è urgente e indispensabile che l’Italia adotti un piano nazionale per la mobilità urbana, dotato di risorse economiche, obiettivi misurabili e declinabili. La priorità deve essere la realizzazione di nuove piste ciclabili e di l’aggiornamento a mezzi pubblici più efficienti, a cui devono essere vincolate da subito almeno il 50% delle risorse per le infrastrutture, da destinare alle città, dove si svolge la sfida più importante in termini di rigenerazione urbana e di vivibilità”.
Mal’aria 2016, dossier regionale Veneto – L’emergenza smog 2015, che nel mese di dicembre è stata al centro di una forte attenzione mediatica, non è stata di certo un fulmine a ciel sereno. Nel dossier Legambiente evidenzia come il superamento del Pm10 sia avvenuto già all’inizio del 2015: ad esempio Vicenza, prima nella classifica Veneta e terza in quella nazionale del 2015, ha raggiunto il limite del 35° giorno di superamento il 22 febbraio scorso. Dati che lasciano pochi dubbi su come sia stata mal gestita fino ad oggi l’emergenza smog.
Confrontando poi i dati del 2015 con quelli raccolti da Legambiente negli ultimi anni, emerge come per il PM10 in tutta la pianura veneta non ci sia mai stato un anno in cui uno dei capoluoghi, ad esclusione di Belluno, sia riuscito a rimanere entro i limiti stabiliti dal D. lgs. 155/2010 da quando si è iniziato a monitorare il particolato atmosferico.
Numeri che si trasformano in rilevanti impatti sulla salute dei cittadini veneti: ogni anno l’inquinamento dell’aria causa oltre 400.000 morti premature nei paesi dell’Unione Europea. Fra questi, l’Italia ha uno dei peggiori bilanci in Europa: la Penisola detiene il record di morti per smog con 59.500 decessi prematuri per il Pm2,5 – 3.300 per l’Ozono e 21.600 per gli NOx nel solo 2012 (Dati Agenzia Europea dell’ambiente). Stime che potrebbero crescere esponenzialmente se come valori limite di riferimento per gli inquinanti si prendessero quelli consigliati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità; in base a questi valori dell’OMS, la percentuale di popolazione in ambiente urbano esposta a concentrazioni di polveri sottili dannose per la salute salirebbe dall’attuale 12% a circa il 90%; per l’Ozono si passerebbe dall’attuale 14-15% al 97-98%.
Legambiente ricorda poi che i danni alla salute della popolazione si traducono in costi economici dovuti alle cure sanitarie, che nella Penisola si stimano tra i 47 e 142 miliardi l’anno (dati riferiti al 2010). Ci sono poi i danni economici legati al mancato rispetto delle norme italiane ed europee sulla qualità dell’aria. Sono due le procedure d’infrazione contro il Belpaese, entrambe nella fase di messa in mora. La prima, la 2014_2047, avviata nel luglio 2014 riguarda la “cattiva applicazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria ambiente e il superamento dei valori limite di PM10 in Italia”; mentre la seconda, la 2015_2043, avviata nel maggio 2015 riguarda “l’applicazione della direttiva 2008/50/CE sulla qualità dell’aria ambiente ed in particolare obbligo di rispettare i livelli di biossido di azoto (NO2)”.
Proposte – Tra le altre proposte che Legambiente rilancia a Governo, Regioni e amministrazioni locali, per liberare le città dallo smog e renderle più vivibili ci sono: quella di incrementare il trasporto su ferro con 1000 treni per i pendolari; incentivare la mobilità sostenibile attraverso, 100 strade per la ciclabilità urbana, realizzando un primo pacchetto di nuove corsie ciclabili all’interno dell’area urbana. Limitare la circolazione in ambito urbano dei veicoli più inquinanti (auto e camion) sul modello di Parigi.
Ed ancora prevedere, con una disposizione nazionale, l’estensione del modello dell’Area C milanese a tutte le grandi città con una differente politica tariffaria sulla sosta, i cui ricavi siano interamente vincolati all’efficientamento del trasporto pubblico locale. Fermare i sussidi all’autotrasporto per migliorare il TPL. (Nella legge di stabilità 2016 i sussidi all’autotrasporto sono 3miliardi di esonero sull’accisa e 250milioni di sconti su pedaggi autostradali). Vietare l’uso di combustibili fossili, con esclusione del metano, nel riscaldamento degli edifici a partire dalla prossima stagione di riscaldamento. Ridurre l’inquinamento industriale applicando autorizzazioni integrate ambientali (AIA) stringenti e rendere il sistema del controllo pubblico più efficace con l’approvazione della legge sul sistema delle Agenzie regionali protezione ambiente ferma al Senato da oltre un anno. Infine servono nuovi controlli sulle emissioni reali delle auto.