Fiume Adige: preoccupa la combinazione di batteri fecali e pressione antropica. L’allerta idrogeologica prolungata del fiume mette in crisi la sua capacità depurativa
San Giovanni Lupatoto, 23 giugno 2024 Comunicato Stampa
Operazione Fiumi – Esplorare per custodire 2024 approda sul fiume Adige
Fiume Adige: preoccupa la combinazione di batteri fecali e pressione antropica. L’allerta idrogeologica prolungata del fiume mette in crisi la sua capacità depurativa
Legambiente: “Nel medio corso dell’Adige il fiume è morfologicamente in crisi. Il territorio circostante va rinaturalizzato e non impermeabilizzato ulteriormente”
Quinta tappa oggi a San Giovanni Lupatoto sul fiume Adige per l’equipaggio di Operazione Fiumi, la campagna di citizen science e ambientalismo scientifico di Legambiente Veneto realizzata grazie al supporto tecnico di ARPAV, con il contributo di COOP Alleanza 3.0, con il patrocinio dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po e dell’Autorità di Bacino Distrettuale delle Alpi Orientali e con il partner tecnico Strada Srl.
I parametri osservati in questa quarta edizione, oltre al batterio Escherichia coli – i batteri fecali che permettono di verificare lo stato di depurazione delle acque - sono il Glifosate e, novità per il 2024, i PFAS.
I primi dati disponibili dai campionamenti effettuati dai volontari di Legambiente nelle scorse settimane sono relativi alla presenza di batteri fecali, un parametro ricercato per verificare il livello di depurazione delle acque e la presenza di eventuali picchi di inquinamento dovuti a scarichi non autorizzati o sversamenti illegali. La fotografia scattata da Legambiente non sostituisce i monitoraggi ufficiali ma si affianca alle indagini dell’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione dell’Ambiente che monitora con continuità i corsi d’acqua restituendo ogni anno un quadro completo dello stato di salute dei bacini idrografici della regione.
Per quanto riguarda gli escherichia coli su 7 punti monitorati lungo l’asta del fiume, due campioni presentano valori superiori a 5000 MPN/100ml, limite consigliato allo scarico, a Zevio e nella foce a Rosolina. Il punto di prelievo a Rosolina è dentro alla foce del fiume Adige, prima dello sbocco in mare, dove invece i parametri per la balneazione risultano entro i limiti (vedi dati acque di balneazione).
Un punto che va comunque osservato con attenzione e monitorato perchè questa criticità non ricada solo sull’amministrazione locale.
E’ importante sottolineare che 5 punti su 7 superano i 1000 (MPN/100ml) , valore oltre il quale si comincia a prendere in considerazione la possibilità di porre delle restrizioni per uso irriguo.
FIUME | LOCALITÀ – COMUNE | PROV. | Escherichia coli MPN/100ml | T (°C) | CONDUCIBILITÀ uS/cm |
ADIGE | BUSSOLENGO | VR | 860 | 13.4 | 265 |
ADIGE | ZEVIO | VR | 5504 | 13.8 | 259 |
ADIGE | LEGNAGO | VR | 1291 | 16.7 | 340 |
ADIGE | MASI | PD | 697 | 16.8 | 266 |
ADIGE | ROVIGO | RO | 1500 | 15.8 | 259 |
ADIGE | ANGUILLARAVENETA | PD | 1259 | 15.8 | 260 |
ADIGE | ROSOLINA | RO | 10462 | 20.04 | 333 |
Nota: Si sottolinea che per gli escherichia coli quando si supera il valore indicato da ARPAV di 1000 (MPN/100ml) si comincia a prendere in considerazione la possibilità di porre delle restrizioni per uso irriguo, con 500 (MPN/100ml) il limite per la balneabilità delle acque, mentre quello consigliato allo scarico deve essere inferiore a 5000 (MPN/100ml). L’acqua potabile non presenta contaminazione da escherichia coli.
Lungo l’intero bacino idrografico del fiume Adige, nel 2023, secondo l’Agenzia regionale per la protezione Ambientale (vedi scheda allegata) lo stato chimico risulta buono in tutti i corpi idrici monitorati ad eccezione di 3 casi (torrente Alpone e fiume Antanello) con superamenti dello standard di qualità della media annua del PFOS. Una criticità che evidenzia quanto la presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sia ormai una costante in molti corsi d’acqua della nostra regione.
Per quanto riguarda lo stato morfologico del bacino idrografico del fiume Adige, secondo Arpav emergono prevalentemente condizioni in stato Scadente o Moderato. Una conferma che arriva anche dagli avvisi di criticità idrogeologica e idraulica emanati dalla Protezione Civile della Regione Veneto che interessano il fiume Adige dal mese di aprile.
“L’adige è sotto stress idrogeologico da oltre 70 giorni consecutivi – commenta Giulia Bacchiega, vicepresidente di Legambiente Veneto – e questa situazione ci preoccupa fortemente poiché se è vero che deriva dalle eccezionali precipitazioni a cui abbiamo assistito in questi mesi, è altrettanto evidente che questo perdurare dell’emergenza idraulica si intreccia con lo scadente stato di salute morfologica del fiume cioè la riduzione dello spazio vitale per lo scorrimento delle acque e la relativa riduzione della capacità di assorbire e far defluire le acque in caso di piena. Di conseguenza, come dimostrano i risultati delle indagini di Legambiente eseguite proprio in questo intervallo temporale di criticità idrogeologica, gli impianti di depurazione vengono sottoposti ad eccessivo stress con la riduzione della capacità di depurare efficacemente le acque degli scarichi civili ed industriali che si riversano nel fiume, restituendoci valori di allerta per la qualità delle acque. E se il fiume esonda, è bene ricordarlo, queste acque contaminate da batteri fecali, pfas, pesticidi e altri inquinanti, finiscono nelle nostre strade, case, campi, orti e giardini. Per l’Adige occorre una maggiore attenzione del suo stato morfologico: avviare la rinaturalizzazione di questo fiume, a partire dal suo medio corso, potrebbe essere un passo decisivo”.
L’utilizzo del suolo nelle vicinanze e sulla piana inondabile (naturale, agricolo, urbano o industriale) è uno dei più importanti indicatori della pressione esercitata dall’uomo sul corso d’acqua, e per quanto riguarda il medio corso dell’Adige la situazione che emerge non è certo di forma smagliante. Secondo Legambiente infatti, è proprio il tratto di territorio veronese attraversato dall’Adige ad essere il più sotto pressione dal punto di vista antropico e geomorfologico e in particolare nell’area dei Comuni di Zevio e di San Giovanni Lupatoto, dove la naturalità del fiume che attraversa le città è abbastanza scarsa ed i processi di rinaturazione appaiono davvero lontani dall’essere applicati con rigore e continuità: come spesso accade è più facile che l’uomo adatti il fiume alla città piuttosto che la città si adatti al fiume. Infatti in queste zone insistono diverse pressioni ambientali, come il polo logistico “Belvedere”, la discarica “Cà Bianca” di rifiuti industriali, il Polo Siderurgico del Vallese, la Strada Statale 434 Transpolesana. Un’eccessiva occupazione e impermeabilizzazione di suolo che incute timore in questa situazione di rischio idrogeologico prolungato.
“Ma l’impermeabilizzazione del nostro territorio continua a correre – dichiara Maurizio Malvestio del Circolo di Legambiente Medio Adige - poiché sempre in queste zone, a breve, potrebbe essere realizzato un ulteriore polo logistico che andrebbe a sottrarre 12.7 ettari di suolo vergine in prossimità del fiume per realizzare un edificio di circa 770 mila metro cubi che andrà a cancellare un tratto di un antico sentiero (che è anche corridoio ecologico) e devierà la pista ciclabile delle Risorgive. Legambiente dice No al Polo Logistico di via Maffea di Campagnola di Zevio in quanto è un impianto di grandissimi dimensioni, incompatibile con il territorio circostante già fortemente antropizzato. Il TAR del Veneto aveva annullato l’intero iter autorizzativo, tuttavia oggi la costruzione del Polo Logistico potrebbe ricevere via libera perché le Amministrazioni di San Giovanni Lupatoto e Zevio sono intenzionate ad accettare le “compensazioni ambientali” proposte dal costruttore. Una decisione che riteniamo assolutamente inadeguata e del tutto miope rispetto a criticità e rischi che andranno inevitabilmente a gravare sulla popolazione e sull’ambiente naturale e fluviale che caratterizza questi territori”.
Per informazioni ufficiostampa@legambienteveneto.it