Legambiente Veneto sul caso dell’autovelox nel comune di Colle Santa Lucia
Legambiente Veneto sul caso dell’autovelox nel comune di Colle Santa Lucia
“Basta speculare contro le sanzioni per eccesso di velocità. La sicurezza dei cittadini e la vivibilità dei territori montani sono la priorità”
Secondo l’associazione ambientalista il caso potrebbe essere il primo atto di una preoccupante deriva anti-sicurezza per le comunità del territorio bellunese.
All’indomani delle dichiarazioni del sindaco di Colle Santa Lucia, Paolo Frena, Legambiente Veneto si schiera dalla parte del primo cittadino. La vicenda dell’autovelox del comune di Colle Santa Lucia non è nuova alla cronaca. Non solo perché non appena installato nel 2019, fu segato di netto e gettato nella neve, ma anche perché si aggiunge alle migliaia di autovelox “non omologati” a causa di un vulnus normativo ministeriale, che ha generato lo stop alle colonnine e alle multe, ancora in attesa di “indicazioni”.
Il rilevatore, posizionato in località Piezza, vicino passo Giau il valico più spettacolare delle Dolomiti a mezz’ora da Cortina d’Ampezzo, era stato installato dal sindaco in risposta alle istanze dei cittadini, stanchi di motociclisti e automobilisti che sfrecciano sulle curve a velocità ben superiori ai limiti imposti, mettendo a rischio la sicurezza dei residenti, soprattutto durante la stagione turistica.
“Ci preoccupa molto la deriva a cui stiamo assistendo – dichiara Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto – la guerra strumentale agli autovelox non solo legittima l’impunità delle violazioni ai limiti di velocità, ovvero la prima causa degli incidenti gravi (come certifica Istat), ma indebolisce l’efficacia dell’azione dei Comuni a tutela della sicurezza dei cittadini del territorio, privandoli di quello che spesso è l’unico mezzo per evitare che le strade delle dolomiti si trasformino in un circuito di gara”.
Questa situazione, determinata dal caso della non-omologazione scoppiato lo scorso 19 aprile, riguarda certamente anche gli altri comuni del comprensorio delle Dolomiti. Una problematica ignorata dalla riforma del Codice della strada in esame al Senato, che non colma il vulnus giuridico e anzi addirittura prevede una sola multa all’ora in caso di ripetute violazione delle velocità consentite. Una condizione aggravata anche dal recente “Decreto Autovelox” che restringe le possibilità di controllo con dispositivi fissi sulle strade, aumentando i poteri dei Prefetti, cioè dei rappresentanti del Governo a livello locale, in merito al posizionamento e all’uso degli apparecchi.
“Accanto alla insensata lotta ai limiti di velocità – continua Lazzaro – occorre sottolineare come, alla luce del recente decreto, i sindaci siano limitati nell’esercizio di un’importante funzione, ovvero la tutela della sicurezza dei cittadini. Ci chiediamo chi, più dell’amministrazione locale, conosca il territorio e le sue difficoltà. Per questo, Legambiente Veneto sarà accanto al sindaco Frena e a tutti gli amministratori che vorranno accogliere il suo appello per un confronto con il prefetto di Belluno per trovare una tempestiva e adeguata soluzione, che ci auguriamo preveda una intesa a conferma dell’utilità delle sanzioni per gli sbruffoni a quattroruote ma che soprattutto introduca all’avvio dell’installazione di sistemi di controllo informatici del traffico veicolare sui passi e nei centri abitati dolomitici, per poter valutare con precisione l’intensità, la frequenza e la tipologia dei flussi e stabilire conseguenti riduzioni o chiusure al transito”.