Cologna Veneta 25 maggio, 2024 – Comunicato Stampa
Operazione Fiumi – Esplorare per custodire 2024
Fratta-Gorzone preoccupa lo stato chimico: elevata presenza di PFAS, erbicidi e fungicidi
Legambiente: appello a Zaia e alla Regione per un piano straordinario per il Fratta-Gorzone
Prima tappa oggi a Cologna Veneta (VR) sul fiume Fratta Gorzone per l’equipaggio di Operazione Fiumi, la campagna di citizen science e ambientalismo scientifico di Legambiente Veneto realizzata grazie al supporto tecnico di ARPAV, con il contributo di COOP Alleanza 3.0, con il patrocinio dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po e dell’Autorità di Bacino Distrettuale delle Alpi Orientali e con il partner tecnico Strada Srl.
I parametri osservati in questa quarta edizione, oltre al batterio Escherichia coli – i batteri fecali che permettono di verificare lo stato di depurazione delle acque - sono il Glifosate e, novità per il 2024, i PFAS.
I primi dati disponibili dai campionamenti effettuati dai volontari di Legambiente nelle scorse settimane sono relativi alla presenza di batteri fecali, un parametro ricercato per verificare il livello di depurazione delle acque e la presenza di eventuali picchi di inquinamento dovuti a scarichi non autorizzati o sversamenti illegali. La fotografia scattata da Legambiente non sostituisce i monitoraggi ufficiali ma si affianca alle indagini dell’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione dell’Ambiente che monitora con continuità i corsi d’acqua restituendo ogni anno un quadro completo dello stato di salute dei bacini idrografici della regione.
Il primo fiume messo sotto la lente di ingrandimento da Legambiente è il Fratta Gorzone, fiume storicamente afflitto da importanti contaminazioni da metalli pesanti, cromo, cloruri e solfati e nel quale i problemi non accennano a diminuire visto che a questa contaminazione storica, di è aggiunta negli anni quella dovuta agli inquinanti emergenti quali appunto Pfas e pesticidi. Sono tre i punti monitorati: a Cologna Veneta, Vighizzolo D’Este ed a Cavarzere nei pressi della sua immissione nel Brenta. Per quanto riguarda gli escherichia coli i campioni prelevati sono risultati in tutti e tre i casi sotto il valore di 5000 (MPN/100ml), limite consigliato allo scarico, anche se è importante sottolineare che per i batteri fecali qualora si superi il valore di 1000 (MPN/100ml), si comincia a prendere in considerazione la possibilità di porre delle restrizioni per uso irriguo.
FIUME | LOCALITÀ – COMUNE | PROV. | Escherichia coli MPN/100ml | T (°C) | CONDUCIBILITÀ uS/cm |
FRATTA GORZONE | COLOGNA VENETA | VR | 3654 | 14.9 | 775 |
FRATTA GORZONE | VIGHIZZOLO D’ESTE | PD | 243 | 17.6 | 814 |
FRATTA GORZONE | CAVARZERE | VE | 98 | 19 | 840 |
Nota: Si sottolinea che per gli escherichia coli quando si supera il valore indicato da ARPAV di 1000 (MPN/100ml) si comincia a prendere in considerazione la possibilità di porre delle restrizioni per uso irriguo, con 500 (MPN/100ml) il limite per la balneabilità delle acque, mentre quello consigliato allo scarico deve essere inferiore a 5000 (MPN/100ml). L’acqua potabile non presenta contaminazione da escherichia coli.
Se la qualità microbiologica del fiume resta dunque nella norma ma da tenere sotto osservazione, a sollevare la preoccupazione di Legambiente resta lo stato chimico e la relativa lentezza con cui si sta affrontando questa “cronica emergenza”.
Secondo i più recenti dati Arpav sullo stato chimico dei fiumi, il bacino idrografico del sistema Fratta Gorzone risulta infatti continuativamente penalizzato dalla presenza diffusa di valori di PFOS superiori ai limiti previsti dalla normativa e presenza di vari residui di erbicidi e fungicidi.
Un allarme rosso per il Fratta-Gorzone, rafforzato dall’ultimo monitoraggio ambientale pubblicato lo scorso ottobre da Arpav e svolto nell’ambito del “Accordo di programma quadro per la tutela delle acque e gestione integrata delle risorse idriche per la tutela del bacino del Fratta-Gorzone” – finalizzato a monitorare e valutare l’impatto delle attività di scarico delle attività delle imprese del distretto conciario vicentino sul corpo idrico del Fratta-Gorzone – dal quale emerge la persistenza di elementi critici, nonostante una diminuzione del carico medio giornaliero scaricato dal collettore A.ri.Ca. dovuto in buona sostanza al mix tra riduzione del numero delle attività produttive, introduzione dei limiti di scarico e maggiori azioni di controllo.
Dal report emergono chiaramente le complessità legate alla gestione dei limiti di scarico nel corso degli anni, dovute all’introduzione via via di limiti più restrittivi e viene confermata anche la presenza di PFAS, nonostante il rispetto complessivo dei limiti imposti, con un preoccupante incremento dei valori di PFOA e PFOS allo scarico a dicembre 2022. Arpav ha osservato in particolare che le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) si sono mantenute in concentrazioni generalmente superiori nel Fiume Togna, a monte dello scarico, rispetto a quanto registrato nello scarico stesso. Il report evidenzia anche un picco temporaneo nel mese di novembre per il parametro PFBS, sia allo scarico che nel Fiume, ma tale picco non ha superato i limiti imposti allo scarico.
Criticità che secondo Legambiente necessitano di essere monitorate e gestite con solerzia, poiché i risultati delle indagini ufficiali fanno emergere l’esistenza di difficoltà e lentezza da parte delle aziende ad adeguarsi a tali normative ed inducono a sospettare il fatto che gli impianti di depurazione non sembrano aver messo in atto tutte le azioni specifiche per garantire il rispetto delle normative ambientali.
“Continuano ad essere molte le sostanze pericolose che si immettono nel fiume, sia all’altezza di Cologna Veneta, in particolare attraverso il collettore fognario A.Ri.Ca (collettore che raccoglie i reflui dei cinque depuratori di Trissino, Arzignano, Montecchio Maggiore, Montebello e Lonigo). sia a monte del corso stesso, attraverso lo scambio di acque tra il corso del fiume e la falda inquinata da Pfas per colpa della forte pressione ambientale causata dalle industrie chimiche e conciarie del territorio” commenta Piergiorgio Boscagin, presidente di Legambiente Cologna Veneta e referente regionale dell’associazione sul tema ecoreati e crimini ambientali. “Il Fratta-Gorzone è un fiume in emergenza cronica, con una situazione complessa e punti critici dove si riscontrano addirittura incrementi dei valori di PFOA e PFOS – aggiunge Boscagin – nonostante gli accordi quadro, gli sprechi di acqua pulita del canale LEB per diluire gli inquinanti e gli investimenti milionari per spostare i problemi più a valle. Migliorare la condizione di questo fiume dovrebbe essere una priorità, per questo riteniamo di fondamentale importanza continuare, ed implementare il monitoraggio ambientale, allo scopo di adottare urgenti misure correttive per questo bacino dimenticato dalla politica”.
Le attività di monitoraggio della risorsa idrica per Legambiente devono essere rafforzate perché permettono di valutare lo stato salute del fiume e di identificare eventuali criticità o aree di intervento prioritario, mentre la caratterizzazione dei sedimenti fluviali fornisce importanti informazioni sulla qualità del fondo dei corsi d’acqua e sull’eventuale presenza di inquinanti o contaminanti.
“Non è un caso aver scelto di avviare la campagna dal Fratta-Gorzone - commenta Giulia Bacchiega, vice presidente regionale di Legambiente e portavoce di Operazione Fiumi - un corso d’acqua inquinato e dimenticato su cui non smetteremo mai di accendere i riflettori. Oggi lanciamo un appello pubblico al presidente della Regione del Veneto Luca Zaia: è il momento di varare un piano straordinario per la bonifica e la rinaturalizzazione del Fratta-Gorzone, con una cabina di regia pubblica ed un adeguato stanziamento di risorse economiche che permettano tanto l’implementazione delle indagini di Arpav quanto l’avvio di programmi di risanamento del bacino idrico con azioni concrete per migliorare le pratiche di gestione ambientale, ottimizzare i processi di depurazione, realizzare bonifiche degli inquinanti. Un passo decisivo che ancora non è stato fatto e che potrebbe orientare con maggiore incisività le azioni future che devono volgere definitivamente e celermente alla salvaguardia dell’ambiente ed alla gestione sostenibile delle risorse idriche.”
In questo senso, aggiunge Legambiente, suggeriamo anche una presa di coscienza da parte del Consiglio Regionale del Veneto ed invitiamo pubblicamente anche i Consiglieri di tutti gli schieramenti politici a riflettere sulla possibilità di formalizzare l’avvio di una commissione speciale d’inchiesta sull’inquinamento del bacino fluviale del Fratta-Gorzone.
La prossima tappa della campagna Operazione Fiumi sarà sabato 1 giugno a Limena sul fiume Brenta.
Per informazioni ufficiostampa@legambienteveneto.it