Secondo summit Aria pulita per il Veneto
Secondo summit Aria pulita per il Veneto
Revisione della Direttiva Europea sulla qualità dell’aria alla base del confronto
Gli impegni di Regione Veneto e le buone pratiche private e nelle Città dimostrano che si può e si deve ancora migliorare per la salute dei cittadini. il raggiungimento dei target è possibile.
Legambiente: “non c’è alcuna seria ragione scientifica o politica per alzare bandiera bianca e non impegnarsi a raggiungere il traguardo aria pulita anche in pianura padana”
L’aria è migliorata ma l’indagine Legambiente tra i comuni segnala percezioni in cortocircuito: per il 56% dei Sindaci intervistati è peggiorata
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L’inquinamento atmosferico e i suoi conclamati effetti sulla salute pubblica (oltre 50mila morti premature all’anno, secondo le stime dell’Agenzia Europea per l’Ambiente) continuano a preoccupare, ma le numerose buone pratiche pubbliche e private, oltre a diverse iniziative virtuose messe in atto dalle istituzioni regionali e locali, accendono un barlume di speranza che secondo Legambiente deve essere ravvivato con continuità e vigore, senza tentennamenti. A maggior ragione, in vista della nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria che, comunque vada a finire il faticoso trilogo tra gli organismi europei che la stanno discutendo, vedrà il superamento della “vecchia” direttiva 2008/50 per adottarne una che è bene ricordare porrà a tutti gli Stati l’obiettivo di ridurre virtualmente a zero il numero di morti premature e di malati da inquinamento atmosferico al 2030 e al 2050, come indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
È questa la sintesi della giornata di studi, discussioni e confronti emersi nella seconda edizione del Summit “Aria pulita per il Veneto” organizzato da Legambiente Veneto con la collaborazione della Regione del Veneto e di ARPAV. Un momento pubblico di dialogo e confronto multilivello che riunendo decisori politici, tecnici ed esperti, cerca di smuovere verso riflessioni collettive per lo sviluppo e l’attuazione di efficaci politiche a tutti i livelli, nonché di informare cittadini e amministratori per una sempre più corretta conoscenza della complessità dei fenomeni di inquinamento atmosferico, e per divulgare i corretti comportamenti e far conoscere le azioni e le opportunità attivate dalle pubbliche amministrazioni allo scopo di moltiplicarne l’adozione e gli effetti positivi. Tra le esperienze virtuose e le buone pratiche da cui partire, secondo Legambiente, ci sono quelle presentate oggi e messe in atto da numerosi Enti pubblici e privati. Dalla iniziative della Direzione ambiente regionale con i finanziamenti rivolti ad incentivare il rinnovo del parco auto circolante e dei generatori a biomassa legnosa per ridurre il particolato fine, all’impegno organizzativo dei Tavoli Tecnici Zonali della Città metropolitana di Venezia e della Provincia di Vicenza per la messa sistema delle azioni dei Comuni; dalle innovazioni tecnologiche messe in campo da Femogas srl per la raccolta e gestione efficiente dei residui zootecnici con la relativa cattura di pericolosi inquinanti secondari come l’ammoniaca, ai benefici attuali e futuri scatenati dalla rivoluzione del trasposto collettivo della città di Padova, con l’avvio delle due nuove linee di trasporto tranviario e del sistema SMART per l’ottimizzazione del trasporto pubblico locale.
“Per Legambiente – ha commentato il presidente regionale Luigi Lazzaro – questi sono esempi concreti di lotta allo smog che ci piace vedere e che dimostrano un impegno quotidiano a cui non è possibile abdicare perché non c’è alcuna seria ragione scientifica o politica per alzare bandiera bianca e non impegnarsi a raggiungere il traguardo aria pulita anche in pianura padana. Queste azioni, oltre a diversi studi ufficiali, dimostrano che i benefici delle misure a favore di un’aria pulita creano green jobs e nuove competenze portando anche a un aumento complessivo del PIL, oltre a rispecchiare la volontà dei cittadini che come è noto da decenni esprimono preoccupazione per i problemi di salute e ambientali causati dall’inquinamento dell’aria”.
E per l’appunto non è solo la salute a doverci preoccupare, poiché le tre procedure d’infrazione in materia di qualità dell’aria che gravano sul nostro Paese delineano una violazione degli obblighi che porta con sé anche la quantificazione di ingenti multe da pagare. Multe che, ricorda Legambiente, si traducono in danni al portafoglio dei cittadini causati dai mancati trasferimenti europei nelle casse delle Regioni che dovranno ridurre i finanziamenti previsti dagli strumenti come il PR Veneto FESR ed il PSR per citare alcune delle più importanti aree di finanziamento regionale che dipendono direttamente dal trasferimento di fondi dall’Europa.
Per ovviare a queste drammatiche conseguenze e soprattutto per la salute di tutti, secondo Legambiente si rende sempre più necessario avviare ragionamenti collettivi e concreti per piani di azioni e di rinnovo della pianificazione di indirizzo delle risorse dei diversi settori che possono contribuire in maniera sostanziale a correggere in meglio la rotta.
“Per migliorare la qualità dell’aria nel nostro Paese – dichiara il direttore nazionale di Legambiente Giorgio Zampetti – serve lavorare assieme non giocando allo “scaricabarile” tra Europa-Governo-Regioni-Enti locali, ma partendo da un deciso intervento. Ed è proprio il Governo in questa fase che deve redigere un piano nazionale contro l’inquinamento atmosferico a cui far riferire piani regionali coerenti tra loro. Servono misure efficaci e strutturali che mettano al centro le principali cause di una cattiva qualità dell’aria coinvolgendo settori importanti come l’agricoltura, i trasporti, l’energia e la zootecnia. Un piano a cui sono chiamate a rispondere tutte le regioni, a partire da quelle coinvolte in procedure di infrazione, e non solo quelle del bacino padano come invece prevede l’ultima norma approvata a settembre. Anche se da queste si aspettano misure più importanti e incisive visti i livelli di inquinamento presenti in quest’area.”.
Non convince in questo senso gli ambientalisti del cigno verde la conversione in legge del decreto-legge 12 settembre 2023, n. 121, recante “misure urgenti in materia di pianificazione della qualità dell’aria e limitazioni della circolazione stradale”, approvato dal Parlamento nonostante il parere contrario delle Regioni maggiormente interessate e coinvolte, che sembra aver preferito calciare la palla in tribuna imponendo un aggiornamento dei piani dell’aria unito al rinvio del blocco alla circolazione dal 2024 dei veicoli diesel Euro5.
“Ben venga la richiesta fatta alle regioni del bacino padano (Piemonte, Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto) di aggiornare i piani di qualità dell’aria entro dodici mesi dall’entrata in vigore del decreto – riprende in conclusione Lazzaro – ma ci auguriamo si estendono i compiti a casa a tutte le Regioni in difetto sulle procedure di infrazione ed allo stesso Governo, a meno che, il dubbio viene, non si stia implicitamente cercando di mettere le mani avanti per rigirare in toto la multa alle regioni padane, quando questa inesorabilmente dovrà essere pagata.”.
In occasione del Summit sono stati presentati anche i risultati della prima indagine di percezione dei Sindaci del Veneto sullo stato della qualità dell’aria e sull’efficacia delle azioni istituzionali per il risanamento dell’atmosfera. Un sondaggio a cui hanno dato risposta 117 Comuni del Veneto, rappresentando l’opinione di circa il 20% del totale dei Comuni in cui risiede oltre il 35% della popolazione regionale. I risultati dell’indagine segnalano un apparente cortocircuito in ordine alla conoscenza del fenomeno dell’inquinamento atmosferico, delle cause e delle rilevanza delle azioni ad oggi intraprese. Da sottolineare come il 56% dei Sindaci ritenga, al contrario di quanto non dicano i dati ufficiali, vi sia stato un peggioramento della qualità dell’aria, e ancor di più (77%) sono certi che i propri concittadini rilevino un peggioramento nell’aria che respirano. Allo stesso tempo i primi cittadini intervistati ritengono per l’84% che le misure previste dall’accordo di bacino padano siano molto o sufficientemente efficaci (collocando tra le misure più efficaci a loro avviso le limitazioni al traffico e delle limitazioni sugli impianti di riscaldamento) ma ritengono che per oltre la metà dei cittadini dei loro comuni (54%) queste misure siano poco o per nulla conosciute. Altro dato curioso e che merita attenzione, è la estesa convinzione (35 risposte) che la mancanza di sensibilizzazione sul tema sia tra le maggiori difficoltà riscontrate per affrontare il problema, ma allo stesso tempo solo 4 su 117 hanno individuato la sensibilizzazione e l’educazione ambientale tra le misure efficaci su cui serve attivarsi. Tutti elementi che secondo Legambiente rendono ancora più evidente quanto sia necessario continuare a lavorare e con sempre maggiore impegno sul piano dell’informazione, della conoscenza e dell’educazione ambientale.
Durante il summit spazio anche all’analisi dei risultati dell’indagine “Aria pulita per il Veneto: misure di contenimento e buone pratiche per la limitazione dell’inquinamento atmosferico” condotta per il secondo anno di fila da Legambiente nei Comuni del Veneto con popolazione superiore ai 30mila abitanti. Una ricognizione dello stato dell’arte, degli obiettivi di programmazione e di messa in campo di buone pratiche, utile alla verifica dell’esecuzione nell’ambito del territorio regionale delle misure previste dalla DGR n. 238/2021 e delle altre norme vigenti per il contenimento dell’inquinamento atmosferico e per il risanamento dell’aria, realizzata da Legambiente Veneto in collaborazione con l’Assessorato regionale all’ambiente e le strutture regionali competenti ed il supporto di Arpa Veneto. Da questa raccolta di dati emergono delle criticità su alcuni aspetti che devono essere potenziati per la loro importanza strategica in particolare sul trasporto pubblico locale, sulle strade scolastiche (ancora troppo poche); sull’introduzione del pedibus come elemento indispensabile per la formazione e sensibilizzazione delle nuove generazioni; la poca diffusione di sistemi di mobilità alternativa condivisa. Anche se, proprio per quanto riguarda questo aspetto, si sottolinea come vi siano delle eccellenze nelle città che hanno introdotto i sistemi di sharing del tipo free floating che sembra essere sempre più apprezzato tanto che nei comuni di Padova e Venezia dove è attivo il servizio si contano oltre 2 milioni di viaggi all’anno. Dal report emerge anche una grossa capacità di programmazione. Dai progetti censiti in questo report ci sono 600 milioni di euro del programma europeo New Generation EU che verranno calati sul territorio tra efficientamento energetico, nuove linee del tram, piste ciclabili, acquisto di autobus elettrici e nuove linee tranviarie, tutte iniziative che garantiscono una transizione ecologica ed un miglioramento della qualità dell’aria affinché l’obiettivo di “Aria pulita per il Veneto” possa essere raggiunto.