Legambiente su inchiesta PFAS: “Bene la riunificazione dei filoni di inchiesta, ora sia applicata la legge sugli Ecoreati”
Il procedimento penale legato alla vicenda dell’inquinamento da Pfas ha visto un nuovo rinvio. il giudice Roberto Venditti ha stabilito di rinviare l’udienza a fine novembre per permettere alla procura di Vicenza di arrivare alla riunificazione del procedimento principale sui pfas con il secondo filone di indagine, legato alla contaminazione da C6O4 e GenX, i pfas di ultima generazione.
“Un’impostazione che condividiamo e che ci soddisfa per il metodo adottato dai PM – commenta Luigi Lazzaro presidente di Legambiente Veneto – perché solo allargando lo sguardo sull’insieme dei reati, ante e post 2013, si potrà dimostrare la gravità dell’inquinamento contestato agli imputati. Dato che ci troviamo di fronte ad un ‘disastro ambientale’ riteniamo sia necessario contestare in modo più incisivo i reati ambientali applicando la Legge 68 del 2015 sugli Ecoreati per dare risposte concrete ad un danno ambientale che ad oggi non ha precedenti nella storia del nostro Paese”.
Nel merito, Legambiente proseguirà nel suo ruolo di parte civile nel processo e con il supporto degli avvocati Giuliasofia Aldegheri ed Enrico Varali del Centro di Azione Giuridica di Legambiente produrrà al più presto una precisa istanza al giudice per richiedere la piena applicazione della legge sugli Ecoreati e in particolare dell’articolo 452 quater del codice penale che identifica e punisce il disastro ambientale.
La procura infatti, pur avendo ravvisato la contaminazione di un territorio piuttosto vasto (per l’inquinante FDR non meno di 26 Km quadrati, per il composto C6O4 non meno di 75 km quadrati) ha chiuso le indagini preliminari contestando il reato di cui all’art 256, comma 2, d.l.vo 152/2006 smaltimento non autorizzato di rifiuti, e art. 452 bis del codice penale che riguarda l’inquinamento ambientale. A non essere ancora preso in considerazione è il disastro ambientale che si verifica, in particolare, ai sensi dell’art. 452 quater c.p., con l’alterazione irreversibile dell’equilibrio di un ecosistema; l’alterazione dell’equilibrio di un ecosistema la cui eliminazione risulti particolarmente onerosa e conseguibile solo con provvedimenti eccezionali; l’offesa alla pubblica incolumità in ragione della rilevanza del fatto per l’estensione della compromissione o dei suoi effetti lesivi ovvero per il numero delle persone offese o esposte a pericolo. Tutte ipotesi di reato che secondo Legambiente sono già avallate dalle indagini della procura stessa, anche se non ancora contestate.
“Per l’inchiesta Pfas – conclude Lazzaro – Legambiente ritiene prioritaria la valutazione della sussistenza della nuova ipotesi introdotta dalla recente Legge 68/2015 sugli Ecoreati che prevede, tra l’altro, pene più severe, tempi di prescrizione più lunghi, la responsabilità giuridica delle aziende e l’obbligo di bonifica”.