FANGHI COIMPO, UN DANNO AMBIENTALE PER IL POLESINE CON EFFETTI SULLA SALUTE DA VALUTARE
LA RISPOSTA DI ULSS5 ALLA DOMANDA SU QUALI SIANO GLI EFFETTI SULLA SALUTE DEI FANGHI COIMPO SUI TERRENI DEL POLESINE È SUPERFICIALE E NON RISPONDE AL QUESITO.
LAZZARO: “MINIMIZZARE NON AIUTA, SERVONO LE CARATTERIZZAZIONI DEI TERRENI E UNA ANALISI DEL RISCHIO, COME RICHIEDE LA LEGGE”
“Una lettera di sole due pagine inviata da ULSS5 al Comune di Adria, senza alcuna relazione con un minimo di trattazione scientifica del problema e che si chiude dicendo che non ci sono le condizioni per condurre una analisi epidemiologica, non può assolutamente essere interpretata come una dichiarazione di non pericolo per la salute pubblica. Se così fosse passerebbe il messaggio che l’attività illecita di smaltimento rifiuti sui campi agricoli, condotta per anni da COIMPO in Polesine in barba ai controlli degli Enti, sia di fatto una attività accettabile senza conseguenze per la salute dei cittadini e dell’ambiente. Una minimizzazione pericolosa che mette a rischio la credibilità degli Enti di diritto pubblico della nostra regione”.
Questo il commento di Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto alle affermazioni contenute nella comunicazione dell’Ulss 5 al Comune di Adria.
Non è vero infatti, come dice la lettera di ULSS5, che la COIMPO e AGRIBIOFERT non hanno più eseguito spandimenti dopo l’incidente del 2014, in quanto gli stessi sono proseguiti fino all’estate del 2016, come si legge dalle intercettazioni agli atti al processo in cui Legambiente Veneto si è costituita parte civile. Proprio gli ultimi smaltimenti del correttivo calcico di AGRIBIOFERT nel 2016 presentavano valori di mercurio ben oltre i limiti di legge, e di questo l’associazione è molto preoccupata.
“Ci chiediamo – prosegue Lazzaro – come sia possibile pensare che, senza analisi recenti, sui campi interessati dai fanghi non siano più presenti contaminanti persistenti come metalli pesanti e PCB riscontrati dalle analisi ARPAV nel 2015, solo perché è passato del tempo. ULSS5 nella sua lettera afferma che stante il tempo trascorso, la filiera alimentare riferibile al periodo in questione sia da tempo esaurita e risulta impossibile risalire alla popolazione eventualmente esposta ai contaminanti. Ma dire che è impossibile ad oggi risalire alla popolazione esposta ai contaminati presenti negli spandimenti del 2014 non vuol dire che la popolazione non sia stata esposta; chi lo fa, strumentalizza il senso di questa lettera con l’intento di abbassare l’attenzione sul problema.”.
I PCB, riscontrati oltre i limiti di legge in alcuni terreni del Polesine soggetti agli spandimenti di COIMPO, sono inquinanti persistenti nell’ambiente e, stante gli spandimenti massivi che si sono susseguiti per anni senza alcuna logica di tipo agronomico, ma al solo fine di smaltirne quanti più possibile, è plausibile che si trovino ancora nei terreni e si trasferiscano nel mais che ad oggi si sta ancora coltivando su quei terreni.
Al momento la convenzione tra Provincia di Rovigo e Comuni interessati dalla COIMPO si muove a rilento rispetto alla necessità di provvedere alla caratterizzazione chimica dei terreni. A questa deve far seguito, in caso di conferma dell’inquinamento, una analisi del rischio, unico strumento disponibile – visto che l’indagine epidemiologica non si può fare – per individuare il livello di rischio di contaminazione della catena alimentare agricola: contaminazione che rischia inevitabilmente di finire nei nostri piatti.
Legambiente sollecita quindi i Comuni e la Provincia di Rovigo ad accelerare con le analisi dei terreni e li invita ad analizzare anche il mais e altri prodotti agricoli che saranno maturi tra qualche mese per verificare se il contenuto di microinquinanti organici rispetti la normativa UE sulla sicurezza alimentare, ai fini della salute dei cittadini.
Ufficio stampa Legambiente Veneto