La Regione lascia “SCADERE” il protocollo per la legalità e contro le infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici. Da un mese il protocollo non ha validità e non è stato rinnovato.
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La denuncia dell’Osservatorio ambiente e legalità di Venezia e di Legambiente: «il Veneto sguarnito da un fondamentale dispositivo di antimafia preventiva. La Regione crede davvero nella necessità della lotta alla mafia?»
Scaduto il Protocollo di legalità contro le infiltrazioni mafiose negli appalti sottoscritto due anni fa dal presidente Luca Zaia, dal ministro Annamaria Cancellieri, dalle Prefetture, dai Comuni e dalle Province del Veneto. La nostra Regione è ad oggi priva di uno strumento fondamentale per il contrasto alle mafie. Il protocollo porta la data del 9 gennaio 2012 e all’articolo 5 viene definita la validità per due anni “a decorrere dalla data odierna”. “Le Parti – leggiamo sempre all’articolo 5 – si impegnano ad avviare tre mesi prima della scadenza del Protocollo, un confronto per il rinnovo dello stesso”. Se un confronto, è stato avviato – e temiamo che purtroppo non sia così -, non ha comunque prodotto a tutt’oggi nessun risultato manifesto.
«Il “Protocollo di legalità ai fini della prevenzione dei tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata nel settori dei contratti pubblici, di lavori, servizi e forniture” ha rappresentato in questi due anni uno strumento prezioso per il monitoraggio degli appalti pubblici- sottolinea Gianni Belloni, coordinatore dell’Osservatorio ambiente e legalità di Venezia -, in particolare determinando l’obbligo dei controlli e dell’acquisizione dei dati anche ai sub-appaltatori e sub-contraenti – un ruolo chiave quello del subappalto per le imprese controllate dalle mafie, in particolare nel settore del movimento terra – e non solo appaltatori e subcontraenti. Inoltre il Protocollo assegnava alle Prefetture, in coerenza con la legge quadro antimafia, un ruolo centrale nel controllo delle informazioni e della documentazione».
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::wysiwyg_fulltext::Uno strumento migliorabile quello del Protocollo: l’Osservatorio “ambiente e legalità” di Venezia denunciò sei mesi orsono come non si fosse dato avvio ad un impegno sottoscritto nel Protocollo – il passaggio delle informazioni sulle gestione cave dalle Province alle Prefetture – e criticò il fatto che le stazioni appaltanti fossero tenute alla comunicazione in Prefettura dei dati per lavori di importo uguale o maggiore a 5 milioni di euro ritenendola una cifra molto elevata che non consente di controllare tutto ciò che avviene per appalti più modesti che però sono quelli territorialmente più impattanti.
“Se c’è qualcuno che crede che la crisi abbia reso più vulnerabili si sbaglia di grosso, il Veneto grazie allo straordinario lavoro di chi si occupa della sicurezza non abbassa la guardia. Ci difenderemo dalle infiltrazioni mafiose con tutti gli strumenti a nostra disposizione a partire dalla tolleranza zero, nei confronti di chi cerca di scalfire la legalità, un valore fondamentali per chi vive nelle nostre terre”. Questo dichiarava il presidente Luca Zaia il 24 gennaio quando il protocollo era scaduto da 15 giorni. «Ci permettiamo di osservare che più di tolleranza zero sarebbe il caso di cominciare con la “disattenzione zero”» ha commentato Luigi Lazzaro presidente di Legambiente Veneto .
«Diverse opere pubbliche sono programmate nei prossimi mesi – pensiamo ad esempio alla Nogara mare -, non vorremmo che questa “dimenticanza” si tramutasse in un’opacità nella conduzione di questi cantieri. Sempre che di “dimenticanza” – e quindi di cialtroneria e sciatteria amministrativa – si tratti» ha puntualizzato Lazzaro.
Venezia, 5 febbraio 2014,
Comunicato Stampa
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