GIANLUCA: IL MIO SVE IN GRECIA
Ciao,
Mi chiamo Gianluca e sono un ragazzo di Rovigo che ha concluso da poco tempo una bellissima esperienza di Servizio Volontario Europeo nella città greca di Kalamata, nel Peloponneso.
Vorrei proporvi la mia esperienza non tanto per parlare di me stesso – questo poco mi importa in questa sede – ma per “pubblicizzare” questo programma soprattutto nei confronti dei ragazzi di Rovigo. Ritengo infatti che sia una bella chance di fare una esperienza di vita, ma che purtroppo pochi conoscono almeno nella mia città (ma anche in Italia credo ed all’estero ). Volevo quindi spendere qualche parola riportando alcuni punti che mi sembra importante sottolineare.
A spingermi in questo “viaggio” è stata prima di tutto la voglia di andare a vivere in Grecia (dove mi trovo tutt’ora),paese dove sono stato la prima volta cinque anni fa in vacanza e mi è rimasto nel cuore. Indelebile. Terminati i miei studi all’università l’anno scorso ho infatti deciso di tentare in modo serio di venire a vivere qui, tuttavia, come per gli altri volontari europei che ho avuto modo di conoscere a Kalamata, la scoperta dello Sve è stata più o meno casuale e spesso per passaparola (ed è per questo che allora voglio parlarvene, con la speranza di un maggiore “passaparola”). Nel mio caso l’ho scoperto tramite internet e rivolgendomi al Csv di Rovigo e a quello di Verona, dove ho conosciuto Maria, la ragazza che mi ha dato tutte le informazioni e mi ha aiutato a partire.
Questa esperienza mi ha aiutato quindi prima di tutto a impiegare il mio tempo in maniera costruttiva rendendomi utile per gli altri, ma al contempo traendone delle soddisfazioni personali molto importanti: per esempio la possibilità di viaggiare, di conoscere persone di una cultura differente dalla tua, di imparare -se ne siete motivati – la loro lingua (per me una delle esigenze più importanti), di convivere con altri volontari da tutta Europa, di crescere sul piano personale, maturando, e su quello lavorativo.
Riguardo a questo ultimo punto ritengo però essere chiaro: lo Sve non è un lavoro (anche se chiaramente non è neppure una vacanza pagata!, perchè comunque avete dei doveri oltre a dei diritti), ma tuttavia può essere un momento per acquisire una esperienza ulteriore sulle vostre preferenze ed inclinazioni e quindi può divenire un momento importante per riflettere su quello che volete fare nel vostro futuro. Ciò tuttavia, come mi venne detto all’inizio, dipende solo da voi e dai vostri obbiettivi personali! Può essere cioè un periodo carico di frutti e di soddisfazioni o può essere una esperienza che passa e non lascia più di tanto il segno. Almeno per noi volontari di Kalamata è stato così.
Il mio progetto specifico si è svolto in un centro per bambini autistici. Ed è questo il bello!Uno dei principi a mio vedere più importanti dello Sve è che non richiede conoscenze specifiche o l’aver già lavorato nell’ambito del vostro progetto: è quindi aperto a tutti, dai diciotto fino ai trent’anni. Io, per esempio, prima di arrivare a Kalamata non avevo la più pallida idea di che cosa fosse l’autismo perché non vi avevo mai avuto a che fare. Avevo solo degli stereotipi, che però sono stati rapidamente smontati. La mia presenza nel day care centre è stata meravigliosa e devo dire che mi considero particolarmente fortunato perché ho avuto modo di aiutare uno staff di terapeute molto in gamba e molto motivate, che credevano veramente in quello che facevano e che hanno stimolato in tal modo pure me a dare di più.
Ma il mio “lavoro” di volontario non si è esaurito qui. Dopo aver terminato la mia giornata al centro per i bambini autistici, me ne andavo al centro culturale fondato dalla nostra organizzazione ospitante, ove tutti noi volontari europei abbiamo dato lezioni di lingua ai greci in maniera gratuita. Una esperienza anche questa che ha influito molto su di me e che mi è piaciuta così tanto (anche per il calore e l’interesse dimostratomi dai miei studenti) che mi ha fatto venire la voglia di provare a renderla una possibile futura occupazione. é di questo che parlavo prima, cioè che spetta solo a voi saperne trarre dei frutti: io per esempio ho inviato la mia candidatura per un altro progetto europeo, il Comenus, che (qualora mi prendano – attendo ancora la risposta) mi darebbe la possibilità di insegnare la lingua italiana in una scuola estera per un anno. Inutile dire che ho scelto ancora la Grecia come destinazione.
Tuttavia, sebbene questi due siano stati i punti chiave di questa esperienza non sono stati gli unici. Ho viaggiato, ho conosciuto tanti nuovi amici ed ho condiviso con alcuni di loro esperienze importanti ed ora mi sento un pò più maturo e felice di me stesso. E da questa esperienza ho imparato pure a prendere qualche piccola iniziativa in più rispetto a quanto non facessi prima.
Ed è con questa esortazione che vorrei concludere questa breve lettera: rifletteteci bene e sappiate che dovrete probabilmente provarci più di una volta per essere selezionati (io nel passato inviai la mia candidatura cinque volte, ma non ottenni risposta), ma se veramente siete convinti che una esperienza all’estero possa essere utile per voi e che l’impegnarvi nel campo del volontariato vi possa rendere utili agli altri allora lo Sve può divenire una porta da aprire per il vostro futuro, e vi assicuro che nel bene o nel male (diciamocelo chiaramente: vivere sei mesi o un anno all’estero non è tutto rose e fiori e comporta anche momenti di nostalgia di casa, qualche disavventura ecc.) alla fine lascerà un segno su di voi e vi renderà probabilmente migliori di quanto già non siate. O almeno ve lo auguro!
Gianluca