Come si cresce in scuole vecchie e pericolose?
Articolo tratto da ECOPOLIS
Un’edilizia scolastica vecchia, ferma agli storici problemi legati alla sicurezza, troppe le emergenze irrisolte, poche le eccellenze e i passi avanti. La messa a norma delle scuole resta il tallone d’Achille: quasi la metà degli edifici scolastici non possiede le certificazioni di agibilità, più del 65% non ha il certificato di prevenzione incendi e il 36% degli edifici ha bisogno d’interventi di manutenzione urgenti.
È’ la fotografia scattata da Ecosistema Scuola 2012 – XIII edizione, rapporto di Legambiente sulla qualità delle strutture e dei servizi della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado di 96 capoluoghi di provincia. Indagine che nasce con l’obiettivo di restituire il quadro di quanto gli enti locali competenti, e cioè i Comuni (responsabili per scuole materne, elementari e medie) e le Province (competenti per le Superiori) investano in politiche che intrecciano sostenibilità e sicurezza.
I dati sono relativi al 2011 e sono stati raccolti tramite questionari compilati dagli stessi Enti Locali.
Rispetto al panorama italiano, con un sud che arranca (per la manutenzione ordinaria investiti al sud in media 4.501 euro per singolo edificio contro i 9.872 euro nel settentrione), il Veneto ha dimostrato di saper investire in qualità per il futuro delle nuove generazioni?
La risposta è negativa, visto che le scuole dei nostri capoluoghi sono posizionate da metà graduatoria in giù: Belluno 37º, Venezia 43º, Treviso 60º, Padova 69º, Rovigo 70º e Vicenza 71º, mentre Verona decide di non inviare il questionario (scarica qui tutti i dati del Veneto).
I dati indicano un’edilizia scolastica veneta non giovanissima: il 59,3% è stata costruita ante 1974, dato in linea con la media nazionale. Ma gli edifici che risalgono a prima del 1940 (!!) sono in % di più che nel resto d’Italia (25,88% in Veneto contro una media nazionale del 18,95%).
Se il Veneto si distingue per essere il campione in consumo di suolo e per capannoni vuoti, di scuole negli ultimi anni se ne sono costruite veramente poche: solo il 3% dell’esistente ha meno di 20 anni, contro la media nazionale del 7%. Un’edilizia scolastica che in Veneto non tiene conto della bioedilizia (0,27% rispetto allo 0,47% del dato nazionale) nè dei criteri antisismici (0,82% su 8,22% del dato nazionale).
Come nel resto d’Italia, negli ultimi anni sono calati i fondi per la manutenzione ordinaria. Ma la cifra complessiva investita negli ultimi 4 anni in Veneto (26.780 euro) è di gran lunga inferiore a quella registrata in altre regioni del Nord (i comuni della Lombardia hanno stanziato 70.715 euro, nell’Emilia 66.736 euro e in Piemonte 38.663 euro).
Le amministrazioni comunicano che la manutenzione straordinaria ha coinvolto negli ultimi 5 anni il 62,21% degli edifici scolastici veneti, un dato rassicurante che vorremo vedere calare nei prossimi anni a favore degli interventi ordinari.
In controtendenza c’è il dato sulle certificazioni, ben al di sotto dei valori nazionali: agibilità statica 29,36%, igienico sanitaria 40,41%, prevenzione incendi 29,59%. Solo gli impianti elettrici a norma (93,99%), requisiti di accessibilità (92,44%) e porte antipanico (94,26%) sono gli elementi positivi rispetto a questa parte di graduatoria.
In Veneto si punta sulla mobilità sostenibile per andare a scuola: infatti parecchi alunni utilizzano lo scuolabus (34,43% su 25,89% del dato nazionale) e il pedibus (11,59% su 4,98% del dato nazionale). Ma sono pochi gli interventi strutturali per una viabilità cittadina più a misura di bambino: scarsi i semafori pedonali di fronte alle scuole (0,49% su 4,42% del dato nazionale), quasi assenti le transenne parapedonali davanti alle scuole (1,47% su 13,52% del dato nazionale).
Discreta la media % dei pasti bio serviti nelle mense scolastiche (52%), comunque sotto la media nazionale.
Sorprende negativamente il dato sulla raccolta differenziata notevolmente inferiore al dato nazionale: i materiali che sono comunemente differenziati nei comuni delle 7 province, nelle scuole dei capoluoghi veneti raggiungono percentuali dimezzate rispetto al dato nazionale.
Spicca un’eccellenza, purtroppo la sola: è quella che riguarda rinnovabili e risparmio energetico: tutti gli edifici dei capoluoghi veneti utilizzano illuminazione a basso consumo e il 28,05% utilizza energie pulite (rispetto al dato nazionale che è 12,40%).
Le scuole venete sono ben monitorate rispetto ai rischi ambientali (sulla presenza di amianto (75%) che di radon (50%) che di elettrodotti nelle vicinanze (25%).
Una attenzione che forse è dovuta alla elevata percentuale di edifici che sorgono in zone ad elevato rischio. Infatti molte scuole si trovano vicino a industrie (18,64% rispetto al 7,65% del dato nazionale), a strutture militari (23,08% rispetto al 4,87% del dato nazionale), ad aeroporti (13,31% rispetto al 9,24% nazionale). Rilevante, e preoccupante, che il 59,69% degli edifici sia situato in prossimità di antenne cellulari (il dato nazionale è di 16,26%) mentre il 9,17% è vicino ad elettrodotti (rispetto ad una media nazionale del 3,05%).
In questo panorama deludente non rimane che chiedere con forza che si metta mano all’edilizia scolastica, per averla a norma, di qualità, ecocompatibile. Una grande opera pubblica necessaria nel nostro Paese tanto quanto quella per mettere in sicurezza i nostri territori. Sono questi gli interventi di edilizia che piacciono a Legambiente: non devastano né consumano suolo, ma sono volano per creare occupazione e ri-qualificazione professionale in un comparto che deve saper guardare all’innovazione.
Le amministrazioni locali venete si sono mosse bene e rapidamente per solarizzare molti tetti scolastici. Se lo stesso attivismo lo si avesse avuto per chiedere o stanziare risorse utili a porre rimedio ai tanti gravi ritardi evidenziati dal rapporto, oggi potremmo vantare risultati complessivamente migliori. La qualità edilizia è un investimento per il futuro del Paese: scuole belle, sicure ed accoglienti funzionano da stimolo all’attività educativa culturale per insegnanti e studenti.
Luigi Lazzaro – Presidente Legambiente Veneto