L’OSSERVATORIO ECOMAFIE
“Scusate, i lavori di questa autostrada sono stati affidati con una trattativa privata, senza una gara d’appalto. I costi per la sua costruzione sono lievitati da 947 milioni a un miliardo e 177 milioni e il costo a chilometro è di oltre 21 milioni. Dobbiamo segnalare che in Spagna, secondo i dati di uno studio curato da Intesa San Paolo, il costo sostenuto per chilometro di autostrada è di 14,6 milioni di euro (una differenza del 35%). E poi dobbiamo ricordare due incidenti di percorso che hanno gettato ombre inquietanti su questa grande opera: il sequestro nel novembre 2008 dei lotti 9 e 14 dei cantieri per il sospetto utilizzo di cemento depotenziato –come documentato dal Rapporto Ecomafia del 2010 – e l’attuale indagine della magistratura per accertare la presenza di metalli pesanti sotto il manto della Pirubi, il vecchio e non glorioso nome di quest’opera di cui stiamo inaugurando solo il primo tratto”.
Sarebbe stato giusto sentire queste parole – scarne, ma vere – da parte di politici e amministratori durante l’inaugurazione, sabato 22 settembre, del primo lotto della Valdastico sud. Sarebbe stato giusto, ma non è andata così. Sulle grandi opere si dicono molte cose, ma spesso non le cose utili che aiuterebbero a capire. «La criminalità organizzata tende ad assumere un ruolo preponderante non tanto nella fase dell’aggiudicazione, ma nella fase dell’esecuzione, privilegiando il suo inserimento, anche nel circuito economico delle grandi opere, attraverso il sub-appalto o le attività di fornitura di merci e servizi locali, e rappresentando, tra l’altro, una fonte di costo “extra”. Del resto la libertà di cui gode il soggetto esecutore [il general contractor deve assicurare l’esecuzione dell’opera ‘con ogni mezzo’ e non deve scegliere le imprese mediante procedure concorsuali] può trasformarsi in occasione di infiltrazione malavitosa». Questo scrive la Corte dei Conti nella relazione conclusiva sui lavori per il Passante di Mestre del 6 maggio del 2011. Il protocollo della legalità nelle grandi opere pubbliche firmato a Venezia nel gennaio di quest’anno dal presidente Luca Zaia e il ministro degli Interni, Annamaria Cancellieri, dall’Anci e dall’Upi
rappresenta un passo avanti, ma non basta: troppo alto il tetto di 5 milioni di euro come importo complessivo dei lavori sopra il quale è previsto che le stazioni appaltanti siano tenute alla comunicazione in Prefettura. Una cifra che esclude tutto ciò che avviene per appalti più modesti che però sono quelli territorialmente più impattanti. La prevista durata in vigore di due anni del Protocollo sembra collidere con la durata dei lavori oggetto del protocollo che hanno durate e
cronoprogrammi molto più lunghi di questa tempistica.