Dossier Legambiente “Ecomafia Globale 2011″
Radiografia dei traffici illeciti di rifiuti: i numeri, le rotte, i Paesi coinvolti e le proposte.
Leggi e scarica il dossier qui
Premessa
Il 6 dicembre 2011 nel porto di Taranto la Guardia di finanza, insieme
all’Ufficio Antifrode dell’Agenzia delle dogane e con la collaborazione, sin
dalle fasi iniziali delle indagini, del Consorzio Polieco, scopre una
organizzazione transnazionale dedita al traffico globale di rifiuti plastici e
vecchi copertoni. Una delle più grosse operazioni del genere mai fatte in Italia,
frutto di un lungo lavoro investigativo iniziato nel 2009: nome in codice,
“Golden Plastic” – “plastica d’oro” – conclusasi con 54 persone arrestate e il
sequestro in via preventiva di beni di 21 aziende per un valore complessivo
pari a oltre 6 milioni di euro. Ancora una volta i mercanti di rifiuti parlano la
lingua della globalizzazione. Tra gli arrestati, tutti in carcere, ci sono 4
cittadini cinesi: due di loro erano i referenti in Italia per le attività
d’intermediazione e di raccolta. Come hanno spiegato gli investigatori, i
container venivano spediti da diversi porti italiani: tra gli altri, Taranto,
Palermo, Catania, Gioia Tauro, La Spezia, Napoli, Genova e Livorno. In totale
sono stati sequestrati 114 container in tutta Italia, ma il volume del traffico
ricostruito dagli inquirenti supera i 1.000 container in quasi tre anni.
Un copione svelato di frequente dagli inquirenti sulle tracce delle rotte illegali
degli rifiuti, che dimostra l’intraprendenza e l’abilità di strutture criminali a
caccia di ogni tipo di materiale di scarto da destinare a quei paesi onnivori di
ogni genere di materia prima, anche sottoforma di monnezza. Un affare
milionario che come una calamita attira sempre più soggetti e muove
incessantemente navi portacontainer da un capo all’altro del globo.
Solo due giorni prima, erano stati i carabinieri del Noe, coordinati dalla
procura di Barcellona Pozzo di Gotto (Me) a portare alla luce un traffico
internazionale di rifiuti tra la Sicilia e il Senegal. Dove pare ci sia pure
l’ombra di Cosa nostra, da qualche anno sempre più convinta delle potenzialità
economiche del ciclo illegale dei rifiuti su scala internazionale. Al centro dei
flussi illegali c’era una società attiva nello smaltimento e riciclo dei rifiuti, per
gli inquirenti, in odor di mafia, recentemente posta sotto sequestro dalla Dda di
Messina nell’ambito dell’operazione antimafia “Gotha”. Le persone finite nel
mirino degli investigatori sono 8. Da come si è appreso dagli organi di stampa,
il traffico sarebbe avvenuto fin dal maggio del 2007 grazie a spedizioni
clandestine munite di apparente “documentazione regolare” che consentivano
il trasporto dei materiali pericolosi fino in Senegal, dove venivano smaltiti
illegalmente. Nel paese africano arrivavano infatti auto rottamate, insieme ad
ogni genere di scarti meccanici (senza essere stati sottoposti ad alcun
trattamento), provenienti dalle campagne di rottamazione promosse con tanto
di incentivi pubblici, ancora intrisi di olio e grassi minerali e contenenti filtri,
olio, cinghie manicotti e cavi elettrici. Veri e propri rifiuti pericolosi trasportati
prima a Palermo per esser subito dopo imbarcati, illegalmente, alla volta del
Senegal [..].