Comunicato Stampa 04_07_2012
I numeri nel Veneto dell’illegalità ambientale nel 2011: 856 infrazioni accertate, 930 persone denunciate, 195 sequestri effettuati. Venezia tra le prime sette province nell’illegalità dei rifiuti. Cemento e rifiuti si confermano settori clou del florido business dell’ecocriminalità
Legambiente presenta Ecomafia 2012 le storie e i numeri della criminalità ambientale con prefazione di Roberto Saviano dedicato a Falcone e Borsellino e a tutte le vittime degli attentati mafiosi che venti anni fa sconvolsero il Paese.
Il 6 luglio nella prestigiosa sede di Ca’ Farsetti a Venezia verrà presentato il Rapporto Ecomafia 2012 con particolare riferimento alla situazione veneta, a cura del neonato Osservatorio veneziano “ambiente e legalità”
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Sono impressionanti i numeri dell’attacco smisurato al Belpaese e al suo patrimonio ambientale, paesaggistico, culturale e artistico da parte di ecocriminali e ecomafiosi che saccheggiano e distruggono il territorio mettendo in pericolo la salute dei cittadini e il futuro del Paese, raccolti e descritti dal rapporto Ecomafia 2012, l’indagine annuale di Legambiente sull’illegalità ambientale, che anche quest’anno fotografa una situazione grave e impressionante, con un business illecito dalle cifre scioccanti, contrastato con impegno e perizia dalle forze dell’ordine che, solo nel 2011, hanno effettuato 8.765 sequestri, 305 arresti (100 in più, rispetto all’anno precedente con un incremento del 48,8%), con 27.969 persone denunciate (7,8% in più rispetto al 2010).
Il Veneto sale nella classifica degli illeciti nel settore dei rifiuti dal quattordicesimo all’undicesimo posto con 237 illeciti, 278 persone denunciate, 54 sequestri effettuati), mentre la provincia di Venezia si piazza al settimo posto – dopo Napoli, Cosenza, Reggio Calabria, Roma, Udine, Salerno – tra tutte le province italiane con 113 illeciti accertati. Quest’anno si registra l’ingresso tra le prime dieci province d’Italia di quelle di Udine (quinta, con 115 infrazioni dopo quella di Roma) e Venezia (al settimo posto, con 113 illeciti accertati). Proprio a Venezia è stato inaugurato le scorse settimane l’Osservatorio “ambiente e legalità” promosso da Legambiente e sostenuto dal Comune di Venezia. Anche questa classifica, insomma, conferma la diffusione su tutto il territorio nazionale dei fenomeni d’illegalità nel ciclo dei rifiuti. Così come le recenti clamorose inchieste che hanno portato in carcere due importanti imprenditori veneti evidenziano il fitto reticolo di alleanze tra settori dell’imprenditoria e organizzazioni criminali: “Il coinvolgimento diretto di grossi imprenditori può preludere ad alleanze con i salotti buoni, compresi quelli politici, della società veneta – lancia l’allarme Luigi Lazzaro presidente regionale di Legambiente Veneto -, occorrono atti concreti perché si arrivi ad una regolazione rigorosa e trasparente dell’economia”.
In lieve flessione (ma con numeri sempre straordinari soprattutto se confrontati col business legale), i reati, a livello nazionale, nel ciclo dei rifiuti e del cemento.
5.284 reati e 5.830 persone denunciate nel settore dei rifiuti. Aumentano i traffici illeciti internazionali mentre i rifiuti gestiti illegalmente e sequestrati si sono attestati sulle 346 mila tonnellate, come se 13.848 enormi tir si snodassero in una fila lunga più di 188 chilometri.
Le inchieste sui traffici organizzati dei rifiuti dalla data della prima applicazione del delitto (art.260 dlgs 152/2006) ad oggi sono 199, con ben 1.229 persone sottoposte ad ordinanza di custodia cautelare, 3.654 persone denunciate e ben 676 aziende coinvolte in tutte le regioni, Val d’Aosta esclusa. Le inchieste hanno riguardato anche 23 paesi esteri, sempre più coinvolti nei traffici internazionali di rifiuti in partenza dall’Italia (dal 2001 al 30 aprile 2012 sono state 32 e hanno interessato ben 23 paesi tra Europa, Asia e Africa), per cui è necessario segnalare il recente e significativo fenomeno delle materie prime sottratte alle aziende e ai consorzi di riciclaggio legali che vanno ad arricchire le organizzazioni criminali. Rifiuti in plastica e rottami ferrosi risultano essere infatti, tra i materiali più ambiti dai trafficanti di mestiere che attraverso trattamenti fittizi e giri bolla movimentano il pattume fino alla sua destinazione finale: all’interno di piloni e strade, in vecchie cave, in cantieri edili o in siti oltreconfine.
La gravità dei fatti e i numeri denunciati in questo rapporto esigono una risposta efficace, un nuovo sistema di tutela del patrimonio naturale e culturale che passi necessariamente attraverso la semplificazione normativa, che riduca i margini di discrezionabilità e di incertezza; la riforma del sistema dei controlli, per evitare duplicazioni e sacche di inefficienza, e l’introduzione dei delitti contro l’ambiente nel codice penale, come previsto dalla direttiva comunitaria del 2008, formalmente recepita ma di fatto finora disattesa dal nostro paese. «Occorre ritirare le recenti delibere regionali materia di rifiuti che danno il via libera al conferimento fuori provincia e sopprimono la figura del terzo controllore per gli impianti di trattamento dei rifiuti senza potenziare il controllo pubblico, allargando le maglie dei controlli e rendendo più opaca la gestione dei rifiuti» dichiara Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto.
Venerdì 6 luglio a Venezia, nella prestigiosa sede di Cà Farsetti, a
partire dalle 15.00, a cura dell’Osservatorio ambiente e legalità di
Legambiente e dell’assessorato all’ambiente del Comune di Venezia, il
rapporto Ecomafie 2012, la tradizionale pubblicazione con cui
Legambiente, in collaborazione con le forze dell’ordine, documenta le
dinamiche e le tendenze della criminalità ambientale nel nostro paese.
L’appuntamento veneziano sarà dedicato al
Veneto: con il contributo di esponenti delle forze dell’ordine e della
magistratura verranno analizzati gli scenari rispetto al ciclo dei
rifiuti e del cemento e gli enormi interessi che ci stanno attorno.
All’analisi della situazione seguirà una tavola rotonda sulle politiche possibili per un’economia e uno sviluppo territoriale il più possibile immune dalla criminalità ambientale ed economica. Alla
tavola rotonda parteciperanno Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente. Gianfranco Bettin, assessore all’ambiente e alla città sostenibile del Comune di Venezia, Carlo Donolo, sociologo del lavoro, Andrea Razzini, amministratore delegato di Veritas, Felice Casson, senatore. La tavola rotonda sarà coordinata da Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto.
“Il confine tra legalità e illegalità è sempre più labile – ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -. Vizi privati e relazioni pubbliche tendono a fondersi in un’unica zona grigia dove lecito e illecito si mischiano e si sostengono a vicenda, spesso con la mediazione di figure interne alla pubblica amministrazione, grazie al collante della corruzione sempre più diffusa. Questa mafia, evoluta e trasformata per meglio penetrare nei contesti legali e diffondersi ovunque, sembra non essere intaccata nemmeno dagli arresti dei boss, mentre l’unico strumento che si è dimostrato efficace, la destinazione sociale dei beni confiscati, rischia di essere rimessa in discussione col rischio che torni in campo l’ipotesi della vendita ai privati e quindi la scontata possibilità che i beni tornino in mano ai mafiosi. Su oltre 10.500 beni confiscati infatti, solo 5.835 sono stati destinati per finalità istituzionali o sociali. Il resto è bloccato in un limbo, spesso a causa delle ipoteche bancarie”.