Ferrari come back
Dall’operazione “Ferrari come back”, messa a segno nei primi giorni di aprile del 2011 dalla procura partenopea, si viene a sapere che uno dei prestanome del “re dei rifiuti” del clan dei Casalesi, Cipriano Chianese, sarebbe un insospettabile imprenditore padovano. Un vero e proprio businessman divenuto leader nel settore delle macchine per triturare i rifiuti, società a New York, in Brasile, Australia e Turchia. A mettere gli investigatori sulle tracce del padovano il tentato acquisto da par- te di quest’ultimo di due autovetture Ferrari, una Enzo Ferrari e una 360 Spider, sequestrate proprio a Chianese e messe all’asta dall’amministratore giudiziario. Da qui il nome dell’indagine, che lega pericolosamente il Veneto con uno dei protagonisti assoluti del traffico illecito di rifiuti nel nostro paese. L’azienda padovana, secondo i magistrati napoletani, avrebbe beneficiato di ingenti somme di denaro, almeno 3 milioni di euro che l’imprenditore ha giustificato come crediti personali. L’accusa, però, sostiene che per quella somma vantata l’imprenditore padovano non abbia esibito le prove. Per i magistrati il denaro sarebbe arrivato direttamente dall’avvocato Chianese, raggiunto già nel marzo 1993 e nel 2007 da provvedimenti di custodia cautelare nell’ambito di indagini sugli intrecci tra operatori del settore rifiuti e clan dei Casalesi.