Legambiente presenta: “Cemento Spa”
Il dossier su consumo di suolo, corruzione e malaffare nel ciclo del cemento in Veneto
Lazzaro: “Veneto terza regione al nord per numeri di illeciti”
Episodi di insediamento di clan mafiosi negli affari immobiliari ed edilizi del Veneto
Legambiente consegnerà il dossier alla commissione antimafia il prossimo 19-20 aprile
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Corruzione, mafie, illegalità e abnorme consumo di suolo: sono i sintomi di un sistema malato che sta stringendo al collo l’ambiente e l’economia del Veneto. Una realtà che coinvolge tutto il nord Italia. Negli ultimi cinque anni anche il Nord-Italia ha, infatti, registrato dati allarmanti che indicano come questi fenomeni non siano una prerogativa solo del Sud del Paese. E i numeri parlano chiaro: dal 2006 al 2010 ci sono state 7.139 infrazioni, 9.476 persone denunciate, 1.198 sequestri, 9 arresti. Senza contare lo scioglimento forzato o le dimissioni anticipate di consigli comunali per infiltrazioni mafiose, Piani di governo del territorio (Pgt) scritti e riscritti “sotto dettatura”, professionisti sorpresi con la mazzetta in mano – banconote da 200 e 500 euro – e ancora omicidi, sequestri, denunce.
Il Veneto è al terzo posto nella classifica di illeciti nel ciclo del cemento con un incidenza di 4,9 reati ogni 100 kmq dal 2006 al 2010, mentre a proposito di cementificazione, l’11% del suolo regionale risulta urbanizzato (media nazionale 7,6%) confermandosi un territorio a rischio ambientale.
Una produzione edilizia abnorme che cela abusivismo – nel dossier raccontiamo alcune storie di abusivismo veneto -, corruzione – sempre più dilagante: +32,6% ha denunciato Vittorio Rossi, presidente della Corte d’Appello di Venezia, nella recente inaugurazione dell’anno giudiziario – e vere e propri insediamenti mafiosi.
E’ quanto emerge da “Cemento Spa”, il dossier di Legambiente presentato questa mattina a Cà Farsetti a Venezia che offre un’inquietante panoramica regionale del malaffare che si annida nel ciclo del cemento. Un viaggio fatto di dati e di storie per capire quanto l’illegalità sia radicata e quanto sia importante estirparla.
Alla conferenza stampa hanno partecipato Stefano Ciafani, Vice Presidente Nazionale di Legambiente, Gigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto e Gianfranco Bettin, Assessore all’Ambiente e alla Città Sostenibile del Comune di Venezia.
“Il numeri del nostro dossier parlano chiaro: l’intreccio tra illegalità, corruzione e mafie nel ciclo del cemento rappresenta un’autentica piaga per l’economia e l’ambiente, in Veneto come nel resto del Nord Italia – ha dichiarato Stefano Ciafani, vice presidente nazionale di Legambiente -. Dopo aver saccheggiato e impoverito il Mezzogiorno, i clan stanno sempre di più trasferendo il loro sistema d’imprenditoria criminale nel resto del Paese, sfruttando disattenzioni, sottovalutazioni del problema, vere complicità. A maggior ragione in un periodo di crisi economica come quello che stiamo vivendo, che permette alle mafie di utilizzare gli ingenti capitali illeciti di cui dispongono per infiltrarsi negli appalti pubblici. C’e’ bisogno di una reazione forte e immediata da parte di tutti: dalle istituzioni a chi ha responsabilià’ politiche, dalle imprese ai cittadini”.
A muovere la “Cemento spa”, in tutte le sue articolazioni (da quelle criminali fino alla malapolitica) è un vorticoso giro d’affari. Quello legale e quello illecito, collegato alla corruzione e all’abusivismo edilizio.
Il dossier verrà consegnato alla commissione parlamentare antimafia quando giungerà in Veneto a il 19 e il 20 aprile prossimi per incontrare i prefetti, le forze dell’ordine e i magistrati.
Ma non è solo una questione di mafie. L’abusivismo edilizio classico continua a sfregiare l’intero Paese, non solo al Sud, come solitamente viene raccontato. E’ del 14 marzo scorso la condanna nei confronti del sindaco di Peschiera sul Garda Umberto Chincarini e l’assessore Walter Montresor ad una sanzione per omessa denuncia all’autorità giudiziaria del reato di lottizzazione abusiva. Confermata così la denuncia di Legambiente che segnalava l’insistenza di lottizzazioni abusive di ampie dimensioni che avrebbero creato enormi danni al territorio, evidenziando altresì il mancato controllo da parte degli enti pubblici.
Si registrano poi l’uso di cemento depotenziato come nel caso della scuola elementare di Povegliano Veronese abbattuta e poi ricostruita grazie all’attenta opera di vigilanza effettuata dall’amministrazione comunale che ha verificato che il cemento utilizzato era di scarsa qualità e non garantiva la sicurezza all’edificio.
“Dall’inchieste emerse fino ad oggi in Veneto nel settore del ciclo del cemento – ha dichiarato Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto – operano sia la camorra che l’ndrangheta, quest’ultima in particolare nel veronese e nella zona del lago di Garda, ma segnali consistenti provengono un po’ da tutta la Regione. Il fenomeno però è in cambiamento, le reti criminali evolvono e ci troviamo di fronte ad un ruolo sempre più opaco e inafferrabile delle mafie anche nel campo della criminalità ambientale”. La presenza delle mafie non emerge perché a capo di una ditta vi è un mafioso, magari pluripregiudicato: il fenomeno è più silenzioso e può apparire dietro le neutre sembianze di una immobiliare o di un fondo finanziario che opera sul mercato internazionale.
Alcune grandi operazioni immobiliari che riguardano la nostra regione prevedono ingenti investimenti di capitali a lungo termine e, secondo l’associazione ambientalista, non possono non suscitare allarme ed interrogativi e richiedere accurate analisi e verifiche.
Dunque, lo scenario che emerge da “Cemento Spa” richiede un’immediata assunzione di responsabilità e una profonda riconversione all’insegna della legalità, della trasparenza e della sostenibilità, ambientale ed energetica.
Legambiente lancia perciò tre proposte specifiche, promosse insieme a Libera, per combattere gli illeciti a livello nazionale.
La prima proposta lanciata dall’associazione ambientalista riguarda l’approvazione da parte del Parlamento di un efficace sistema sanzionatorio contro la corruzione (come richiesto da oltre un milione e 200mila cittadini che hanno sottoscritto, nei mesi scorsi, la petizione lanciata da Libera) che preveda, in particolare, la ratifica della convenzione di Strasburgo del 1999, l’introduzione nel nostro codice di delitti come il traffico d’influenze illecite, la corruzione tra privati, l’autoriciclaggio. La seconda proposta consiste nell’introduzione nel Codice penale di quei delitti contro l’ambiente, sollecitati dalla direttiva 2008/99/CE, che rappresentano uno strumento indispensabile contro i fenomeni di aggressione illegale al territorio e alle risorse naturali.
Infine, Legambiente ribadisce l’importanza di potenziare il protocollo della legalità nelle grandi opere pubbliche sottoscritto il 9 gennaio di quest’anno dal presidente Luca Zaia e dal ministro dell’interno Annamaria Cancellieri, e di avviare negli enti locali dei protocolli della legalità, sull’esempio di quello di Merlino [Lodi] che prevede dei premi in volumetria per le imprese in cambio di un impegno a comunicare la composizione della società [compresa di casellario giudiziale dei titolari e dei soci], i bilanci degli ultimi due anni di attività, il numero e l’identificazione degli operai che operano nel cantiere e il numero di targa dei mezzi che vi transitano, l’elenco di tutti i fornitori e i subappaltatori così come previsto dal giugno 2010 dal Ministero dell’Interno per il settore degli appalti pubblici.
“La Regione – conclude Lazzaro – deve por mano a una serie di piani regolatori sull’energia, il paesaggio, i rifiuti speciali: è nelle situazioni dove latita una seria regolazione dell’economia da parte della politica che i crimini ambientali trovano l’habitat più confortevole”.