GREENPEACE, LEGAMBIENTE E WWF SU PORTO TOLLE: ENEL ANNUNCI LA CANCELLAZIONE DELPROGETTO
GREENPEACE, LEGAMBIENTE E WWF SU PORTO TOLLE:
ENEL ANNUNCI LA CANCELLAZIONE DELPROGETTO
«Il progetto più pericoloso e dannoso per il clima, nel nostro Paese, è diventato un progetto fantasma. Ma i fantasmi non sono mai presenze rassicuranti». Così Greenpeace, Legambiente e WWF commentano la scomparsa dei 2,5 miliardi di euro destinati alla conversione a carbone della centrale termoelettrica di Porto Tolle dai piani di investimento di Enel 2012-2016. «Questo annuncio è anche il frutto della forte opposizione al progetto, ma quella che potrebbe sembrare una buona notizia, è solo un grande pasticcio che non serve all’Italia» aggiungono le associazioni.
Enel cancella Porto Tolle dal suo piano industriale mentre il suo amministratore delegato continua a contestare magistratura e istituzioni per aver rallentato quello stesso progetto. Sulla conversione a carbone
di Porto Tolle, poi, è aperta una formale procedura di Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) presso il Ministero dell’Ambiente. Se da quella procedura Enel ottenesse un parere positivo, che cosa succederebbe? Direbbero “scusate, ci siamo sbagliati e vi abbiamo fatto lavorare per nulla” o estrarrebbero dal cilindro i 2,5 miliardi di euro necessari per quello scempio?
Dietro a questo pasticcio dell’Enel si cela forse un trucco. Fino a quando l’azienda non annuncerà formalmente la revoca della richiesta di VIA su Porto Tolle, quel progetto resterà una spada di Damocle su
ambiente e clima e troverà la più ferma opposizione delle associazioni.
E, comunque, come già successo con la scomparsa del nucleare dai precedenti piani di investimento, speriamo che questo annuncio sia di buon auspicio per il definitivo abbandono del progetto di Porto Tolle.
“E’ arrivato il momento – afferma Gigi Lazzaro, Presidente di Legambiente Veneto – di attivare una politica di sviluppo del Paese che rilanci il sistema di produzione di energia, l’industria, i trasporti e l’edilizia, partendo dall’innovazione e dalle tecnologie pulite.
Se Enel dovesse realmente rinunciare al progetto di conversione della centrale di Porto Tolle si aprirebbe finalmente la strada verso la valorizzazione delle risorse del territorio e l’efficienza, considerandoli investimenti per il futuro, contrapposti ad un sistema energetico obsoleto e inquinante, che degrada ulteriormente i territori e non offre risposte efficaci alle attese delle popolazioni, neanche sotto l’aspetto occupazionale”.
Secondo l’Associazione Ambientalista, il mancato investimento di Enel non rappresenta una perdita per Porto Tolle e per il Polesine.
“Uno sviluppo realmente sostenibile – sostiene Lazzaro – è capace di assicurare forniture energetiche, occupazione e mantenere buoni livelli di benessere: i lavoratori del comparto potrebbero essere reimpiegati in questo nuovo modello di produzione. Ricordo nuovamente che, secondo il rapporto dell’ IPCC sulle fonti rinnovabili, con un investimento come quello proposto da Enel, di 2,5 mld di euro, si possono costruire 2,5 GW di eolico onshore, producendo 3,8 TWh/anno e occupando 3850 persone per 10 anni oppure costruire 0.8 GW di solare FV, producendo 1 TWh/anno e occupando 3070 persone o, ancora, si possono costruire 1,1 GW a biomasse, producendo 4,3 TWh/anno e occupando 470 persone per 10 anni.
L’occupazione in efficienza energetica ha un impatto occupazionale oltre 10 volte superiore a quello della centrale a carbone: se l’Enel investisse 1/10 dei 2,5 miliardi per il carbone, il Polesine otterrebbe lo stesso risultato occupazionale. Tutto questo – conclude Lazzaro – senza contare i settori che nell’area interessata andrebbero definitivamente potenziati, primo tra tutti il turismo, o salvaguardati, penso alla pesca e all’agricoltura, e che invece, dalla conversione a carbone della centrale di Porto Tolle, avrebbero subito inevitabilmente enormi danni.”
L’Ufficio Stampa
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