Parte Carovana delle Alpi 2011, la campagna di Legambiente sullo stato di salute delle Alpi
NEL VENETO BANDIERA NERA AL PRESIDENTE ZAIA PER IL PROGETTO DI PROLUNGAMENTO DELLA A27 (ALEMAGNA) – BANDIERA VERDE AD ATTILIO BENETTI PER L’ATTIVITA’ DI STUDIO E RICERCA NEL CAMPO DEI FOSSILI
“Il consumo di suolo rischia di diventare protagonista dell’estinzione dell’agricoltura nei fondovalle alpini”
Legambiente consegna la pagella alle Alpi italiane e piovono promozioni ma anche pesanti bocciature. Parte oggi, infatti, la decima edizione della Carovana delle Alpi che per tre mesi si muoverà lungo tutto l’arco alpino per assegnare le bandiere verdi e nere: i vessilli con cui ogni anno l’associazione premia le buone pratiche nelle località montane e denuncia le situazioni più significative di degrado e cementificazione. La campagna di Legambiente effettuerà il suo annuale “check up” dell’ambiente alpino sollecitando i cittadini, le forze economiche e le istituzioni a rendersi protagoniste della sfida della qualità ambientale sulle nostre montagne.
“Come testimoniano le segnalazioni che abbiamo raccolto – dichiara Legambiente -, le Alpi e le aree montane in genere continuano a essere prive di appropriate politiche, su cui governo e regioni sono latitanti, ma molti dei fatti che denunciamo ci parlano anche della mancanza di una visione alpina che superi i confini nazionali. Dalla gestione faunistica, alle grandi vie di comunicazione e alle reti energetiche, le grandi sfide di sostenibilità non conoscono frontiere nazionali, è sempre più urgente e necessario che ogni Paese faccia la sua parte nel tavolo di lavoro della Convenzione Internazionale per la Protezione delle Alpi. A partire dall’Italia, che ha sottoscritto la Convenzione nel 1999, ma non ne ha ancora ratificato i protocolli d’attuazione”.
Sono in totale 18 le bandiere, tra verdi e nere, che verranno consegnate dagli ambientalisti nel corso delle iniziative che promuovono le buone pratiche in montagna. Ben 9 vessilli quest’anno andranno ai “pirati” delle Alpi. Di questi, 3 sono stati assegnati a località montane in Lombardia, 2 al Piemonte, 2 al Trentino Alto Adige e le ultime 2 a Veneto e Friuli Venezia Giulia. Al primo posto tra le minacce c’è l’aggressione urbanistica ai fondovalle.
“Abbiamo voluto puntare l’attenzione sul pessimo stato in cui versano i grandi territori dei fondovalle alpini – dichiara Michele Bertucco, presidente di Legambiente Veneto – spesso si associa il consumo di suolo alle grandi aree metropolitane, ma la situazione sta diventando sempre più allarmante anche negli stretti corridoi vallivi in cui vive la grande maggioranza della popolazione delle Alpi. Le regioni che hanno sviluppato analisi sull’uso del suolo nelle aree montane, come la Lombardia, il Veneto e l’Alto Adige forniscono dati gravissimi: il territorio di fondovalle è una risorsa in esaurimento, a essere intaccati sono i suoli più fertili, di importanza strategica per l’agricoltura e la zootecnia montana. Fermare il consumo di suolo è una vera e propria emergenza nazionale, perfino all’interno dei territori montani dell’arco alpino”.
Il fondovalle osservato speciale, dunque, come nel caso delle bandiere nere assegnate ai comuni della Valchiavenna, in provincia di Sondrio per avere previsto nei loro piani urbanistici nuove aree residenziali e industriali destinate a compromettere zone preziose di una delle piane agricole meglio conservate delle Alpi centrali. Il cemento di fondovalle è anche quello delle grandi infrastrutture, come l’autostrada Alemagna di cui si vagheggia da decenni in Veneto per collegare Belluno a Monaco di Baviera, sebbene i vicini austriaci già da tempo abbiano opposto un chiaro veto alla realizzazione di nuove autostrade di attraversamento alpino. Un’ipotesi insostenibile anche economicamente, che ha come sostenitore l’attuale Presidente della Regione Luca Zaia. Ma c’è spazio anche per la denuncia di progetti che spargono cemento in alta quota. Come a Selvino, in Provincia di Bergamo, dove un accordo di programma prevede la realizzazione di un gigantesco impianto sciistico coperto (sky dome), o in Valmalenco (SO), una valle montana già violentata dalle troppe cave e da tempo nel mirino della speculazione immobiliare.
Dalle Alpi non arrivano solo brutte notizie. Nove bandiere verdi sono state selezionate per premiare progetti che mettono in campo politiche virtuose. In molti di questi casi, amministratori e cittadini si sono fatti carico dei bisogni della propria comunità e hanno saputo interpretarli in modo creativo riuscendo a incrociare il desiderio di sviluppo sociale e civile con la conservazione degli ambienti naturali più preziosi, quelli che se preservati sostengono l’identità e la coesione di una comunità. Emblematica la bandiera consegnata, fuori dai confini nazionali, al Dipartimento del Territorio del Canton Ticino e al municipio di Arogno (CH) per aver deciso di risolvere il problema dell’ecomostro della Sighignola in Val Intelvi (CO), struttura che ricade in gran parte in territorio italiano, recuperando il “balcone d’Italia” compromesso dal cemento. Un riconoscimento è andato anche al Comune di Cevo (BS), che grazie all’utilizzo delle energie rinnovabili l’intero paese è diventato autosufficiente per il fabbisogno di elettricità. Bandiera verde ad Attilio Benetti di Camposilvano di Velo Veronese (VR) per l’attività scientifica di studio, ricerca e catalogazione di reperti fossili, e per la passione dimostrata nei confronti della sua terra, e alla fondazione Nuto Revelli per il notevole intervento di recupero e animazione culturale del borgo di Paralup (CN)
Le bandiere di Carovana delle Alpi 2011
BANDIERE NERE
AL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA
Per la cancellazione del Corso di Laurea in Scienze e Cultura delle Alpi dell’Università di Torino.
AL PREFETTO DI TORINO
Per non aver dato adeguate disposizioni di tutela a protezione del Museo Archeologico di Chiomonte dai danneggiamenti causati dai lavori per la linea Alta Velocità Torino – Lione.
AL COMUNE DI CHIAVENNA E AL COMUNE DI GORDONA (SO)
Per avere previsto nel proprio piano urbanistico nuove aree residenziali e industriali di dimensioni ingiustificate, destinate a compromettere aree finora preservate dalla cementificazione.
AL COMUNE DI SELVINO CON PROVINCIA DI BERGAMO E REGIONE LOMBARDIA
Per aver promosso un accordo di programma per la realizzazione di un gigantesco impianto sciistico coperto (sky dome), sito in un territorio montano già provato da anni di speculazione edilizia.
ALL’UNIONE DEI COMUNI DELLA VALMALENCO
Per il protocollo d’intesa predisposto e indirizzato alla Provincia di Sondrio che ripropone una valorizzazione turistica a colpi di seconde case, piste da sci e campi da golf in alta quota.
AL PRESIDENTE DELLA REGIONE VENETO
Per aver riproposto, in continuità con la precedente Giunta Regionale, il prolungamento di un’opera inutile e dannosa al territorio bellunese come l’Autostrada A27 (Alemagna).
ALLA LEGA NORD DEL TRENTINO
Per la insulsa provocazione di inserire carne di orso bruno nel menu di una festa di partito.
AL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO
Al presidente della Provincia di Bolzano, è primariamente ascrivibile la causa dell’attuale stato di stallo del Parco Nazionale dello Stelvio, che da gennaio 2011 è privo di un ente di gestione, in attesa dello smembramento in tre distinti parchi regionali.
ALLA GIUNTA REGIONALE DEL FRIULI-VENEZIA GIULIA
Per aver espresso parere favorevole di compatibilità ambientale sul progetto privato relativo all’elettrodotto a 220 kV tra Somplago (UD) e Würmlach (Austria).
BANDIERE VERDI
AL COMUNE DI PIGNA (IM)
Motivazioni: per avere avviato una politica fortemente proiettata alla valorizzazione del territorio e della storia della propria comunità integrandola con una politica di rispetto ambientale.
ALLA FONDAZIONE NUTO REVELLI
Motivazioni: per la rivitalizzazione della borgata Paralup attraverso il recupero della memoria storica, insieme a quella architettonica, e per le importanti iniziative culturali ivi organizzate.
AL COMUNE DI USSEAUX (TO)
Motivazioni: per le molteplici attività e i progetti realizzati per la salvaguardia dell’ambiente e la valorizzazione sostenibile del territorio.
ALLA LATTERIA SOCIALE MONTANA DI SCALVE (BG) E ALLA COOPERATIVA “IL TESORO DELLA LUNA” DI CORNA IMAGNA (BG)
Per l’intraprendenza di attività cooperative che promuovono le produzioni agroalimentari di qualità, supportando imprese economiche che recuperano la partecipazione e il legame con il territorio in aree montane periferiche.
AL DIPARTIMENTO DEL TERRITORIO CANTON TICINO E AL MUNICIPIO DI AROGNO (CH)
Per aver saputo risolvere con impegno e determinazione la annosa vicenda dell’ecomostro della Sighignola, recuperando il ‘balcone d’Italia’ compromesso dall’errore umano e dal cemento.
AL COMUNE DI CEVO (BS)
Per l’impegno, assunto con metodico piglio imprenditoriale, a rendere l’intero comune totalmente autonomo per il proprio fabbisogno di elettricità derivandola da fonti energetiche rinnovabili.
AD ATTILIO BENETTI
Per l’attività scientifica di studio, ricerca e catalogazione di reperti fossili, e per la passione dimostrata nei confronti della sua terra.
ALLA COMUNITÀ DI S. ANTONIO/OLTREACQUA (TARVISIO)
Per essersi opposta ad una Variante Urbanistica che, rendendo edificabili alcuni terreni di proprietà comunale, avrebbe comportato la riduzione delle superfici agricole di una delle ultime zone di Tarvisio non ancora invase dal cemento.
ALLA COMUNITA’ DI CERCIVENTO (UD)
Per la battaglia in difesa del mantenimento della gestione diretta dell’acqua che si è clamorosamente espressa nel risultato di alta partecipazione al voto nei recenti referendum di giugno.
LE BANDIERE DEL VENETO
BANDIERA NERA
a: PRESIDENTE DELLA REGIONE VENETO
Motivazione: per aver riproposto, in continuità con la precedente Giunta Regionale, ilprolungamento di un’opera inutile e dannosa al territorio bellunese come l’Autostrada A27 (Alemagna)
Descrizione:
Nonostante il NO di Austria e Alto Adige al prolungamento della A27 (Alemagna),concepita come rilevante, nuovo corridoio autostradale transalpino, la Regione Veneto con tre imprese private (Grandi Lavori Fincosit, Adria Infrastrutture e Ing. E. Mantovani)vorrebbe realizzare 21 chilometri di nuova autostrada da Pian di Vedoia a Caralte, per un costo di 1200 milioni di euro da racimolare attraverso il sistema del project financing.
Si tratta di un’opera inutile e dannosa che va a vantaggio solo dei costruttori, perché, venuto meno lo sbocco verso nord in direzione Monaco per l’opposizione delle regioni confinanti, il prolungamento autostradale non provocherebbe altro che la creazione di un imbuto di traffico nel Cadore, solo una ventina di chilometri a nord dell’attuale termine autostradale, con costi ambientali enormi. Gallerie e viadotti, infatti, attraverserebbero una vallata ai piedi delle Dolomiti, le stesse montagne riconosciute dall’Unesco come Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Inoltre, il progetto contrasta con le direttive europee che prevedono un progressivo spostamento del traffico merci dalla strada alla rotaia, nonché prefigura un conclamato conflitto con la Convenzione Internazionale per la Protezione delle Alpi, che impone alle Parti contraenti, tra cui l’Italia, di astenersi dal realizzare nuove grandi vie di attraversamento stradale transalpino.
A queste ragioni, si aggiunge un problema di insostenibilità economico-finanziaria che risulta evidente analizzando i parametri che emergono dagli studi presentati agli enti locali. I flussi di traffico stimati, infatti, sono stati calcolati dando per scontato che il prolungamento giungesse a Monaco, ed è per questo motivo che nella bozza di Convenzione tra Regione e privati questi ultimi sostengano la necessità che nel caso in cui il traffico reale non corrispondesse a quello previsto, la Regione eroghi un contributo pubblico per garantire “l’equilibrio finanziario”. In parole povere si privatizzano i profitti e si socializzano le perdite. Ma il Piano Economico dell’opera si spinge ben oltre. Infatti, per i 21 km del nuovo tratto sono previste tariffe esorbitanti: 6,5 euro per i veicoli leggeri e 23,8 per i veicoli commerciali, con l’obbligatorietà da parte degli automobilisti non residenti e di tutti i mezzi pesanti di viaggiare in autostrada, mentre per l’attuale SS 51 sono previsti
abbassamenti dei limiti di velocità, per “sollecitare” gli stessi automobilisti bellunesi a utilizzare il prolungamento autostradale.
Infine, ciò che rende il progetto, oltre che insostenibile dal punto di vista economico e ambientale, anche un vero affronto alla dignità del territorio bellunese, è la richiesta, presente nella Bozza di Convenzione, di vietare qualsiasi attività in concorrenza con l’autostrada o che potrebbe determinare una diminuzione del suo bacino d’utenza. Tradotto significa vietare qualsiasi miglioria sulla viabilità ordinaria, ma anche lo stop a qualunque ipotesi di rilancio della linea ferroviaria. Tre imprese private avranno perciò la possibilità di condizionare le scelte strategiche sulla mobilità del territorio bellunese, a discapito di Enti e Comunità Locali che verranno ulteriormente espropriate del proprio potere decisionale. Di fronte a ciò, molti cittadini e comitati si sono già schierati nettamente contro il progetto, proponendo come alternativa il potenziamento della linea ferroviaria e la realizzazione delle circonvallazioni (molto meno costose e impattanti) nelle zone dove attualmente vi sono reali problemi di congestione del traffico.
BANDIERA VERDE
a: ATTILIO BENETTI
Motivazione: per l’attività scientifica di studio, ricerca e catalogazione di reperti fossili, che gli ha permesso di individuare differenti nuovi generi e centinaia di specie e per la passione dimostrata nei confronti della sua terra.
Descrizione:
Attilio Benetti vive in una contrada di Camposilvano di Velo Veronese ed è un affermato studioso di paleontologia riconosciuto da premi internazionali che dell’attività di ricerca, studio e conservazione di reperti, ha fatto la propria ragione di vita. La sua passione nasce quand’era bambino. Infatti, in alcune interviste rilasciate, si legge che all’età di cinque anni se ne andava nel bosco dove raccoglieva fossili di animali, classificandoli poi in base alle loro dimensioni.
Un interesse che è cresciuto negli anni. Certamente non è stato semplice, soprattutto se si considerano i tempi, ma il suo trasporto unito alla tenacia: «Al mondo devi sempre essere curioso, altrimenti non scoprirai mai niente», gli ha permesso da autodidatta di andare alla ricerca di nuovi reperti fossili da catalogare, di partecipare a congressi internazionali esponendo le proprie relazioni, di pubblicare articoli su riviste specializzate e di scrivere volumi d’interesse scientifico e culturale.
Ha individuato diversi nuovi generi e centinaia di specie fossili, tra le principali il brachiopode più grande fino a ora scoperto che è stato battezzato a suo nome e le ammoniti, fossili guida del Mesozoico.
Nel 1975 gli viene proposto di rendere accessibile al pubblico la sua collezione di reperti fossili, così, accanto alla sua abitazione, viene costruito il Museo geopaleontologico diCamposilvano. Inaugurato nel 1999, la nascita del Museo è legata sia alla storia geologica che caratterizza i Monti Lessini veronesi che all’attività di ricerca praticata negli anni da Attilio Benetti. Qui si possono osservare minerali, calcari, ammoniti, insetti, vegetali pietrificati e l’impronta del dinosauro.
Rovigo, 29 luglio 2011
LEGAMBIENTE VENETO
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