9 regioni senza piano cave e tra queste il Veneto
Nel rapporto 2011 di Legambiente la mappa e i numeri dell’attività estrattiva in Italia:
NEL VENETO, MALGRADO LA CRISI, 566 CAVE ATTIVE E 1614 QUELLE ABBANDONATE
SANT’ANNA D’ALFAEDO NEL VERONESE IL COMUNE “GRUVIERA” D’ITALIA CON 76 CAVE ATTIVE SUL PROPRIO TERRITORIO
Legambiente: “Subito regole per fermare la svendita del territorio e canoni adeguati. Come in Europa, si può ridurre le cave puntando sul riciclo degli inerti”
Mentre si discute di una durissima manovra economica è incredibile che nessuno s’interessi dell’attività estrattiva, un settore dove i guadagni sono miliardari a fronte di pochi euro lasciati al territorio. Perfino in un periodo di crisi dell’edilizia, l’Italia, con oltre 34 milioni di tonnellate e una media di 565 chili per ogni cittadino, continua a detenere un vero e proprio primato europeo nel consumo di cemento. Solo nel 2010 dalle 5.736 mila cave attive nel Bel Paese sono stati estratti quasi 90 milioni di metri cubi di inerti di cui circa la metà (43 milioni di metri cubi) in Lombardia, Lazio e Piemonte. Una ferita rilevantissima al paesaggio che riguarda 2.240 Comuni, a cui vanno aggiunte più di 13mila cave dismesse nelle regioni in cui esiste un monitoraggio, che arrivano facilmente a 15mila sommando quelle abbandonate di Calabria, Abruzzo e Friuli Venezia Giulia.
A richiamare l’attenzione sulle conseguenze di un’attività a cui viene prestata troppo poca attenzione sia a livello nazionale che regionale è il Rapporto Cave 2011 di Legambiente.
L’associazione ambientalista ricorda che in Italia a dettare le regole per l’attività estrattiva è ancora un Regio Decreto del 1927, mentre le Regioni, alle quali sono stati trasferiti i poteri in materia nel 1977, non prestano la dovuta attenzione alla materia, mentre le entrate degli enti pubblici dovute all’applicazione dei canoni sono ridicole in confronto al volume d’affari del settore. Infatti, solo dalla vendita di sabbia e ghiaia (i materiali di minor pregio) i cavatori ricavano circa 1 miliardo e 115 milioni di euro l’anno che però fruttano alle Regioni neanche 36 milioni di euro di canoni di concessione.
Legambiente segnala come particolarmente preoccupanti le situazioni di Veneto, Abruzzo, Molise, Sardegna, Calabria, Basilicata, Campania, Friuli Venezia Giulia e Piemonte, tutte Regioni che non hanno un Piano Cave in vigore.
“Nella nostra regione – ricorda Legambiente Veneto – il piano è atteso da quasi
trent’anni, era previsto dalla legge n. 44 del 1982, ma non è mai stato approvato al consiglio regionale”.
Questi “ritardi” sono legati alla difficoltà di rispettare una normativa che imporrebbe, in ogni Comune, la possibilità di destinare alle attività estrattive una superficie inferiore al 3 per cento del suolo agricolo. Nella proposta di nuova legge il limite potrebbe scomparire, perché come ricorda l’assessore regionale Conte: “Punto focale della nuova legge sarà l’individuazione di aree vocate alle attività estrattive, un sistema che può consentire il superamento del sistema (sic!) del 3% ormai saturato in questi tutti i Comuni individuati dalla precedente legge”.
Permettere il superamento del 3 per cento – per Legambiente Veneto -, significa, in sostanza, aggravare la situazione e rendere illimitate ed eterne le attività estrattive, incuranti del concetto di limite e sostenibilità dell’uso delle risorse finite tra cui il suolo”.
Basta far due conti per capire che i numeri non tornano: nel 2003, quando venne presentata la prima proposta di Piano regionale delle attività estrattive, questa prevedeva la possibilità di cavare 17,5 milioni di metri cubi di materiali in 10 anni, e gli ambientalisti che si opponevano dimostrarono che c’erano 9 milioni di metri cubi di cave autorizzate ma mai avviate. Perché non c’era bisogno di materiale di cava, nonostante la febbre da costruzioni che ha colpito il Veneto nei primi anni Duemila.
Nel Veneto ci sono attualmente oltre 566 cave autorizzate, di queste ben 234 sono in provincia di Verona e 215 in provincia di Vicenza. Il 63% della produzione complessiva regionale di cava è costituito da sabbie e ghiaie, seguito dai calcari per usi industriali (17%). L’attività estrattiva ha subito una brusca frenata negli ultimi 20 anni. Tra il 1990 e il 2008 c’è stata una riduzione complessiva di 5 milioni di metri cubi, proseguita nell’ultimo biennio, con una diminuzione totale di oltre il 30% dei volumi estratti, maggiormente consistente per sabbia e ghiaia.
L’assenza dei piani è grave perché, in pratica, si lascia tutto il potere su dove, come e quanto cavare, in mano a chi concede l’autorizzazione. Per uscire da questa situazione, accanto a nuove regole, occorre puntare sull’innovazione perché l’attività estrattiva può diventare, come negli altri Paesi europei, un settore di punta della green economy che può fare a meno di cave puntando sul recupero degli inerti provenienti dall’edilizia. In pochi anni è possibile raggiungere risultati rilevantissimi attraverso l’obbligo di utilizzare materiali provenienti dal riciclo degli inerti edili da utilizzare al posto di quelli provenienti da cava per infrastrutture e costruzioni, visto che oggi hanno prestazioni assolutamente identiche. Basti dire che mentre da noi siamo ancora al 10% di materiali riciclati provenienti dall’edilizia, in Germania si arriva all’86,3 % (erano al 17 nel 1999), in Olanda al 90%, in Belgio all’87% e la Francia in 10 anni è passata dal 15% al 62,3%.
Rovigo, 6 luglio 2011
LEGAMBIENTE VENETO
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Tabella riassuntiva, la situazione nelle Regioni italiane
Regioni e Province Autonome |
Cave Attive |
Cave Dismesse e/o Abbandonate |
Piani Cava (regionali e/o provinciali) |
Abruzzo |
239 |
- |
NO |
Basilicata |
51 |
32 |
NO |
Calabria |
216 |
- |
NO |
Campania |
376 |
1.336 |
NO |
Emilia-Romagna |
296 |
298 |
SI |
Friuli Venezia Giulia |
67 |
- |
NO |
Lazio |
393 |
475 |
SI |
Lombardia |
558 |
2.888 |
SI |
Liguria |
98 |
529 |
SI |
Marche |
172 |
1.002 |
SI |
Molise |
56 |
545 |
NO |
Piemonte |
472 |
311 |
NO |
Puglia |
339 |
550 |
SI |
Sardegna |
381 |
492 |
NO |
Sicilia |
557 |
691 |
Si |
Toscana |
403 |
1.029 |
SI |
Umbria |
103 |
77 |
SI |
Valle d’Aosta |
39 |
37 |
SI |
Veneto |
566 |
1.614 |
NO |
Pr. Bolzano |
162 |
10 |
SI |
Pr. Trento |
192 |
1.100 |
SI |
TOTALE |
5.736 |
13.016 |
|
Legambiente, Rapporto Cave 2011
Le entrate possibili con l’applicazione del canone in vigore in Gran Bretagna
Regione |
Quantità estratta Sabbia e ghiaia (m3) |
Entrate annue derivanti dai canoni (in Euro) |
Ipotesi con canone Gran Bretagna (in Euro) |
Valle d’Aosta |
21.400 |
6.420 |
64.200 |
Piemonte |
11.185.000 |
5.256.950 |
33.550.000 |
Lombardia |
16.000.000 |
7.040.000 |
48.000.000 |
Veneto |
7.036.437 |
4.362.591 |
21.109.311 |
Pr. Bolzano |
681.000 |
340.500 |
2.043.000 |
Pr. Trento |
1.140.000 |
n.d. |
3.420.000 |
Friuli Venezia Giulia |
1.241.055 |
682.580 |
3.723.165 |
Emilia Romagna |
8.072.816 |
4.601.505 |
24.218.448 |
Liguria |
* |
* |
* |
Toscana |
3.370.000 |
1.550.200 |
10.110.000 |
Umbria |
547.099 |
205.162 |
1.641.297 |
Marche |
836.116 |
593.642 |
2.508.348 |
Lazio |
15.850.000 |
4.755.000 |
47.550.000 |
Abruzzo |
3.000.000 |
3.750.000 |
9.000.000 |
Molise |
1.835.000 |
1.835.000 |
5.505.000 |
Campania |
1.170.000 |
1.170.000 |
3.510.000 |
Puglia |
7.319.685 |
** |
21.959.055 |
Basilicata |
946.531 |
0 |
2.839.593 |
Calabria |
1.410.000 |
0 |
4.230.000 |
Sicilia |
1.958.434 |
0 |
5.875.302 |
Sardegna |
5.613.000 |
0 |
16.839.000 |
TOTALE |
89.233.573 |
36.149.550 |
267.695.719 |
Legambiente, Rapporto Cave 2011
* In Liguria al momento non esistono cave attive di inerti per cui non è possibile effettuare il calcolo.
**In Puglia la Delibera sui canoni riguarda al momento le superfici e comunque fino a Maggio 2011 non era in vigore per cui non si è in grado di effettuare la simulazione per questa Regione.
Produzione di cemento in Europa e consumo pro-capite nel 2010
Paesi |
Produzione 2010 (in migliaia di tonnellate) |
Consumo pro-capite 2010 (in kg per abitante) |
Italia |
34.408 |
565 |
Germania |
30.150 |
301 |
Spagna |
26.020 |
532 |
Francia |
19.300 |
313 |
Regno Unito |
8.000 |
159 |
Paesi Bassi |
4.695 |
287 |
Fonte AITEC
Dossier completo al link: http://www.legambiente.it/node/33921