Stop alla centrale a carbone
LEGAMBIENTE: “OPPORTUNITÀ’ PER IL RIPENSAMENTO DEL FUTURO ENERGETICO DEL PAESE PUNTANDO SU EFFICIENZA E RINNOVABILI”
Plauso di Legambiente alla sentenza del Consiglio di Stato sulla riconversione a carbone della Centrale Enel di Porto Tolle che, di fatto, annulla il parere positivo alla Valutazione d’Impatto Ambientale dato dal Ministero dell’Ambiente con decreto del 29 luglio 2009.
“La sentenza del Consiglio di Stato interviene sull’impianto della procedura di VIA – spiega Michele Bertucco, presidente di Legambiente Veneto. – La Valutazione di Impatto Ambientale prevede infatti l’ analisi di tutte le alternative possibili. Questo aspetto, in particolare per quanto riguarda il possibile utilizzo del gas metano, considerata la vicinanza del rigassificatore di Porto Levante, non è stato preso correttamente in considerazione. Da questo deriva la decisione di annullamento del provvedimento del Ministero dell’Ambiente che dava parere favorevole alla VIA”.
Secondo l’associazione ambientalista, questa è un’opportunità imperdibile per il ripensamento di un modello energetico del Polesine incentrato su innovazione, efficienza energetica e utilizzo di fonti rinnovabili.
“la nostra associazione – afferma Giorgia Businaro, direttrice di Legambiente Rovigo – ha a cuore i problemi dei lavoratori, prova ne è il sostegno che Legambiente ha dato alla battaglia sostenuta dai lavoratori del settore delle rinnovabili, settore che più di qualsiasi altro ha creato opportunità in questi ultimi anni, andando contro corrente rispetto ai tradizionali settori economici. Nostra preoccupazione sarà ora valutare una proposta alternativa a quella di Enel, che salvaguardi i posti di lavoro che la riconversione avrebbe comportato ma, allo stesso tempo, valorizzi le attività economiche che più avrebbero perso a causa di questo progetto, in particolare il settore turistico e quello della pesca, che, da solo, offre occupazione a migliaia di persone.”
Da tempo Legambiente, insieme alle altre associazioni ambientaliste, sostiene l’incompatibilità del progetto di riconversione a carbone con lo sviluppo sostenibile del Polesine e sostiene la necessità di utilizzare i fondi stanziati per tale progetto nell’ innovazione e nello sviluppo del settore delle rinnovabili che, da quanto emerge dall’ultimo bilancio consuntivo presentato da Enel, fornisce al colosso energetico considerevoli risultati.
“Enel investe in altre zone d’Italia in innovazione e rinnovabili con ottimi risultati – continua Businaro – mentre ha voluto sfruttare il Polesine calando una decisione anacronistica, che va contro le linee di sviluppo dei paesi più avanzati, Germania prima di tutti. Essa, infatti, entro dieci anni dismetterà le centrali nucleari ed entro 40 anni chiuderà tutte le grandi centrali di potenza producendo il 100% da fonti rinnovabili. E questo non lo dicono gli ambientalisti ma il Governo tedesco”.
Secondo Legambiente, inoltre, sono da considerare i dati relativi alla produzione elettrica del nostro Paese: l’Italia dispone di centrali elettriche che producono potenza pari a 100.000 MWh. Nei giorni di massimo consumo, a livello nazionale, l’Italia è arrivata ad utilizzare 57.000 MWh: “Considerando che disponiamo di un parco elettrico con capacità di produzioni quasi doppia rispetto al fabbisogno, abbiamo veramente la necessità di questo tipo di investimenti?” chiedono gli ambientalisti.
“L’Italia – insiste Bertucco – deve cominciare a dismettere le grandi centrali e pensare ad un modello di sviluppo basato su piccoli impianti distribuiti. E ciò non avrebbe conseguenze sui lavoratori: gli addetti impiegati nei grossi impianti verrebbero reimpiegati in questo nuovo modello di produzione. La nostra non è una proposta all’Enel, ma una via per i lavoratori, indipendentemente da quel che vuole fare Enel. Nello scorso autunno Confindustria lanciò un piano nazionale per l’efficienza energetica che oltre alla riduzione della CO2 (-207 Mton) e la riduzione dei consumi finali d’energia (-51 Mtep), prevedeva circa 1,6 milioni di posti di lavoro attivabili cumulativamente nel settore dell’efficienza energetica sull’arco del decennio. A fare brutalmente le proporzioni al Veneto ne toccherebbero oltre 100 mila! Ecco, il terreno da cui cominciare è quello posto dalla cancellazione del carbone e dal mantenimento dei posti di lavoro a Porto Tolle. Ci aspettiamo – conclude – un confronto Confindustria – sindacati che sfugga agli slogan e tratti seriamente come avviare questo piano”.