Dopo 4 mesi e mezzo Soave e’ nuovamente invasa dalle acque del Tramigna
LEGAMBIENTE: “IN QUESTI MESI UN’ALLUVIONE DI PAROLE E POCA CONCRETEZZA”
Le criticità idrauliche della rete idrografica del bacino dell’Alpone, di cui il fiume Tramigna fa parte, erano perfettamente note e più volte dettagliate negli studi promossi dalla Regione e dall’Autorità di Bacino dell’Adige. Come aveva denunciato Legambiente sia prima che dopo l’alluvione dello scorso novembre sarebbe bastato leggere i documenti ed approntare i primi interventi, ma dopo “l’alluvione di parole” post disastro nulla è stato fatto.
“Anzi la Regione Veneto – ricorda Legambiente – nell’ultima finanziaria ha tagliato i fondi sia per affrontare il dissesto idrogeologico che per prendersi cura del territorio e continua a portare avanti una idea di sviluppo basata sull’equazione ‘più cemento uguale più ricchezza’. Questa equazione è sbagliata, lo era ieri e lo è tanto più oggi: continuare a consumare territorio vuol dire infatti aumentare i rischi legati al dissesto idrogeologico e tagliare le gambe alla tutela e valorizzazione della qualità ambientale come fattore irrinunciabile di uno sviluppo duraturo”.
Gli abitanti dell’est veronese sanno benissimo che il Tramigna in condizioni di piena concomitante con l’Alpone, situazione che si verifica tipicamente col maltempo autunnale e primaverile, non riesce ad affluire in quest’ultimo tanto da essere “rigurgitato” e ritornare letteralmente verso l’abitato di Soave ingrossandosi fino alla tracimazione ed alla rottura degli argini. I nodi idraulici sono rilevabili in tutto l’ambito del bacino dell’Alpone e rimangono irrisolti da anni.
L’evento alluvionale del novembre scorso sembrava ai più ascrivibile a quegli episodi di carattere eccezionale che possono ripetersi ogni 100 anni, in realtà negli ultimi decenni molti episodi minori hanno interessato il territorio di Soave e i livelli di guardia toccati dal Tramigna sono stati numerosi.
E’ grottesco che il piccolo bacino del Tramigna caratterizzato da rilevi collinari che toccano mediamente i 300 metri s.l.m. con punte massime di 700 metri e collocato nelle propaggini più meridionali della Lessinia soffra di livelli idrometrici come se le acque giungessero da territori montuosi e piovosissimi. Ebbene per l’effetto di rigurgito il Tramigna deve fare i conti con le acque provenienti dall’alta Val d’Alpone e del Chiampo, aree estremamente piovose.
Dopo 4 mesi e mezzo buona parte di Soave si ritrova di fronte ai danni ed alla sofferenza dell’alluvione; interventi di altissima priorità, in attesa di risoluzione da decenni, non sono stati fatti nemmeno in seguito agli accadimenti dello scorso novembre.
La politica dei tagli agli enti preposti alla manutenzione e salvaguardia della rete idraulica ed agli enti impegnati nella gestione del territorio sta producendo i primi risultati: ULTERIORI COSTI. Sono i costi per la messa in “sicurezza temporanea”, per i danni e per i risarcimenti nonché i costi di un’ulteriore ferita del territorio e del patrimonio storico di Soave, la cui cinta muraria medioevale è in condizioni precarie anche a causa degli eventi alluvionali.
Se mai saranno intrapresi gli interventi per la sistemazione della rete idraulica fin da subito non si potrà prescindere da una politica di buon governo del territorio. E’ poco lungimirante credere che la sicurezza idraulica ed idrogeologica passi unicamente dall’innalzamento degli argini, dall’allargamento degli alvei e dai bacini di laminazione.
“La pioggia cade in ogni parte del territorio – conclude Legambiente – e le modalità con cui si convoglia in alveo sono determinate dalla superficie che incontra; le trasformazioni che i nostri suoli hanno subito negli ultimi cinquanta anni hanno drasticamente modificato queste modalità che unitamente alla mancanza di manutenzione della rete idraulica e le note criticità hanno fatto collassare il sistema con ben 2 alluvioni in 4 mesi”.
Verona, 17 marzo 2011
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