Si scavi di più!
UN EMENDAMENTO DELL’EX ASSESSORE CONTA ALLA LEGGE FINANZIARIA APRE A “CAVA SELVAGGIA” NELLE PROVINCE DI VERONA E DI VICENZA
LEGAMBIENTE: “IL CONSIGLIO REGIONALE RESPINGA L’EMENDAMENTO E APPROVI UN PIANO REGIONALE SULL’ATTIVITA’ DI CAVA RISPETTOSO DEL TERRITORIO VENETO”
“Sulle cave venete c’è un grave problema di trasparenza” dice – Michele Bertucco Presidente di Legambiente Veneto – commentando l’emendamento proposto dall’ex assessore regionale Giancarlo Conta nell’ambito della legge finanziaria veneta. “Noi – continua Bertucco – non ci abituiamo all’idea che importanti decisioni per il futuro del territorio vengano prese da istituzioni supine agli interessi di fortissime lobby: esiste un problema serio di partecipazione e di legalità nella pianificazione delle cave”.
Ha un titolo accattivante l’emendamento presentato dall’ex assessore Conta, si chiama: “provvedimenti finalizzati al miglioramento ambientale dei siti già interessati dalla coltivazione di georisorse ed a sostegno delle realtà estrattive”. In realtà, invece, propone di scavare nelle province di Verona e Vicenza in deroga alla Legge regionale n. 44 del 1982 (norme per la disciplina dell’attività di cava) superando i limiti previsti dall’articolo 13 che vieta di superare la percentuale del 3% (nel caso di cave di ghiaia e sabbia) di escavazione del territorio comunale e derogando alle previsioni dell’art 44 che impone tutta una serie di limiti e di divieti (ricomposizione ambientale, distanza, profondità, escavazione in falda, ampiezza, ecc.), Con la proposta di Conta verrebbero favoriti, in modo particolare, i cavatori che non hanno effettuato la ricomposizione ambientale prevista dalla legge in vigore. In questa maniera a Verona si potrebbero concedere da subito nuove autorizzazione per estrarre, senza alcuna pianificazione, 8.559.972 metri cubi di sabbia e ghiaia e a Vicenza 5.096.352 mc.
Ed è singolare che nell’emendamento Conta sia esclusa la Provincia di Treviso, che con Verona e Vicenza è la provincia di massima escavazione di ghiaia e sabbia. Forse dove la Lega Nord conta di più non si deve scavare?
Con le sue 594 cave attive (dossier “Il Punto sulle Cave in Italia” Legambiente 2008) il Veneto è secondo in Italia per numero di siti estrattivi, dietro solo alla Puglia. Ma la grande quantità di cave presenti in Veneto non stupisce se si pensa che l’Italia è tra le nazioni europee con il maggior consumo di cemento, seconda solo alla Spagna del boom edilizio. Nel 2006 sono stati consumati nella nostra Penisola quasi 47 milioni di tonnellate di cemento, per una media di 813 chili per ogni cittadino a fronte di una media europea di 625. Le ragioni di questo uso così elevato di cemento sono diverse, sicuramente incide la quantità di nuove case costruite in questi anni (oltre 336mila abitazioni costruite nel 2006, con un trend positivo del settore edilizio che prosegue dal 1994 secondo i dati del Cresme) e il largo uso che viene fatto del cemento nell’edilizia italiana anche per i ritardi nella innovazione tecnologica del settore. Poi vi è un uso eccessivo nelle opere pubbliche spinto da un quadro normativo arretrato (e da evidenti interessi) oltre che da un ritardo culturale della progettazione rispetto agli altri Paesi europei che utilizzano molto meno cemento a parità di interventi realizzati.
“Esiste un grave problema nella normativa regionale sulle cave – conclude Michele Bertucco, Presidente di Legambiente Veneto – manca un piano da quasi trent’anni (la Legge Regionale n. 44 del 1982 prevedeva che il P.R.A.C venisse approvato entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge) e questa assenza concede alla Regione ampie discrezionalità per modificare ambiti estrattivi e quantitativi concessi: in pratica, anziché rispondere ai bisogni reali del territorio, le autorizzazioni per le cave subiscono fortissime pressioni all’interno dei palazzi regionali per renderle più congeniali alle esigenze degli operatori, ben attrezzati con le loro lobby al di fuori di quelli che sono invece i normali meccanismi di controllo da parte di cittadini e degli enti locali preoccupati per le trasformazioni del loro territorio”.
Rovigo, 26 febbraio 2011
LEGAMBIENTE VENETO
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