Al via Operazione Po 2010
La campagna di Legambiente che analizza le criticità del Grande Fiume e propone soluzioni per la sua valorizzazione
Venti giorni di convegni, seminari, dibattiti in tutto il bacino padano
Flagellato dalle alluvioni (da quello nel cremonese nel 1981 a quello del Piemonte del 1994 fino a quello del 2000 che ha riguardato gran parte del bacino), il bacino del Po contempla ben 2423 comuni a rischio idrogeologico, che meriterebbero attenzioni e politiche mirate alla tutela, alla conservazione e valorizzazione del suo territorio. Dal 1982 al 2005 sono state date concessioni per il prelievo di oltre 16 milioni di m3 di sabbia e ghiaia dal Po e dai suoi affluenti. Oggi prelevare sabbia dal fiume è vietato ma le estrazioni abusive continuano. Ci sono poi i problemi sulla qualità delle acque. Il fenomeno di inquinamento delle acque superficiali più rilevante è legato agli scarichi provenienti dal comparto agro-zootecnico. Infatti sommando all’impatto della popolazione umana quello determinato dagli allevamenti intensivi e dalle attività agricole, il carico inquinante complessivo è pari a 114 milioni di abitanti equivalenti: è come se nel bacino del Po vivessero, e scaricassero, il doppio degli abitanti dell’Italia intera. Ma non solo. Nel bacino idrografico del Po il 95% dei prelievi superficiali e il 47% di quelli sotterranei viene finalizzato all’irrigazione. A questi dati si aggiungono poi le numerosissime situazioni locali di progetti di speculazione e cementificazione del territorio e la mancanza di rispetto dei vincoli istituiti proprio per preservare il fiume e le sue sponde o particolari casi di rischio ambientale, come la presenza del deposito di scorie radioattive a Saluggia nel Vercellese, nei pressi della confluenza del Po, dove sorgono gli impianti e i depositi di scorie radioattive più grandi d’Italia, collocati nella fascia di pertinenza fluviale della Dora Baltea, oltre alla minaccia di nuove installazioni nucleari, che necessitano di acqua per il raffreddamento dei generatori.
Questi, in breve, gli argomenti che verranno trattati nella sesta edizione di “Operazione Po”, che impegnerà i circoli di Legambiente del bacino padano per le prossime tre settimane.
“Il Po - ha dichiarato il presidente di Legambiente Veneto Michele Bertucco – è il più importante e sfruttato fiume d’Italia, ma su di esso manca ancora oggi una politica unitaria ed efficace per la gestione dell’intero bacino idrografico, che supplisca agli scarsi effetti della miriade di enti ed istituzioni locali che – con poco successo – cercano di far fronte alle piene, ai momenti di scarsa portata e a tutte le problematiche che riguardano il fiume e il territorio circostante“.
Secondo l’associazione ambientalista, solo l’avvio di una pianificazione di sistema basata su principi di prevenzione, precauzione e sostenibilità può offrire la possibilità concreta di intervenire per ripristinare gli equilibri idrogeologici e ambientali e al tempo stesso agire per tutelare la sicurezza idraulica delle città e dei paesi situati sulle sue sponde. Il risanamento delle sue acque e la valorizzazione delle grandi risorse naturali, paesaggistiche e culturali potranno inoltre sostenere la rinascita economica necessaria a garantire un futuro migliore per le popolazioni rivierasche.
“Il Polesine, territorio veneto plasmato dall’incessante azione costruttiva del Po - dichiara Giorgia Businaro, responsabile della campagna – è un luogo di terre e acque. Dalla continua interazione di questi elementi è stato condizionato e caratterizzato nel corso dei millenni. Occorre ora – prosegue Businaro – che la popolazione riprenda contatto con il fiume e con l’inestimabile ricchezza che esso rappresenta. Occorre valutare e imparare a valorizzare le caratteristiche del territorio. I piccoli comuni rivieraschi rappresentano una risorsa per lo sviluppo economico locale e per la nascita di nuove imprenditorialità legate all’acqua. Senza dubbio – conclude Businaro – la condizione affinché il fiume possa esprimere tutte le sue potenzialità è quella di favorire la tutela, la riqualificazione del paesaggio e la buona salute delle acque”.
Ma come affrontare le grandi criticità che mettono a rischio non solo il fiume e il suo ecosistema ma anche le popolazioni che vivono sulle sue sponde? Legambiente propone dieci punti per il futuro del fiume Po.
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La tutela del territorio: occorre applicare nelle aree di pertinenza fluviale misure rigorose per l’uso corretto del suolo in modo da prevenire l’edificazione in aree a rischio e preservare le aree utilizzabili per la laminazione delle acque.
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Vigilanza: deve essere coordinata ed intensificata, contro ogni forma di abusivismo (furti di sabbia e ghiaia, scarichi civili, industriali e zootecnici) che comporti un deterioramento dell’ambiente fluviale.
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Agricoltura: occorre attuare subito interventi di miglioramento dell’uso agricolo dei suoli che tengano conto delle esigenze del fiume. Come la forestazione degli ambiti fluviali, la promozione di buone pratiche per il risparmio idrico in agricoltura o il riutilizzo irriguo delle acque di scarico depurate.
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Natura: Parchi, Riserve naturali, Siti di Interesse Comunitario… La conservazione e il ripristino di ambienti naturali sono le azioni più adeguate per le aree di pertinenza fluviale soggette a rischio alluvionale. Un’azione complessiva a livello di bacino permetterebbe di costruire la ‘rete’ dei parchi del Bacino del Po.
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Navigazione: il Po e alcuni suoi affluenti si prestano alla navigazione turistica, mentre per il trasporto delle merci è più pronto, economico, ecologico, semplice e veloce usare il treno. Per questo diciamo no ad interventi per la navigabilità commerciale e alla cementificazione del Grande Fiume.
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Difesa dalle acque: occorre coordinare la gestione del bacino idrografico, per evitare la realizzazione di opere idrauliche che compromettano la sicurezza a valle, escludere prelievi di inerti dall’alveo, assicurare la cura dei manufatti, tutelare le aree di esondazione, assicurare la gestione delle porzioni montane del bacino, rimuovere le artificializzazioni inutili o dannose.
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Inquinamento: la qualità delle acque del Po continua ad essere critica, soprattutto nella parte bassa del suo corso. Occorre un maggiore sforzo per migliorare i sistemi di depurazione degli scarichi
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industriali e civili, ed un particolare impegno per affrontare il problema dei reflui zootecnici.
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Deflussi idrici: va assicurata la necessaria divagazione dell’alveo, anche per invasare e conservare la risorsa idrica in modo naturale, assicurare la depurazione delle acque ed evitare prelievi idrici che sottraggano al fiume e ai suoi affluenti la quantità di acqua indispensabile ad assicurare la vitalità dei tratti idrici a valle.
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Turismo: il Po e i suoi affluenti offrono straordinarie opportunità per un turismo attento ai valori del territorio, alla sua identità e tradizione. La navigazione fluviale e la mobilità su bici nel bacino padano vanno promosse anche con una migliore organizzazione dei percorsi e dei servizi per consentire un turismo leggero in armonia con la natura e la cultura del fiume.
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Partecipazione: l’attenzione nei confronti del Po è cresciuta. Per una maggiore efficacia e per conseguire una autentica attuazione della direttiva europea sulle acque occorre una maggior diffusione di dati, progetti, iniziative, una effettiva consultazione delle parti sociali, la previsione di forme di partenariato.
Per informazioni: Giorgia Businaro 3490538352