TAV: Un tracciato che mette a rischio il territorio Veneto orientale
LEGAMBIENTE: ” SI APRA UN VERO CONFRONTO CON GLI ENTI, LE ASSOCIAZIONI E I CITTADINI”
Nei giorni scorsi abbiamo assistito ad una forte accelerazione sulla definizione della tratta ferroviaria ad alta velocità veneto friulana del corridoio 5.
Avevamo già espresso la nostra preoccupazione, quasi un anno fa, su quanto emergeva dal piano regionale dei trasporti che individuava l’area della bonifica del Veneto Orientale come percorso dell’alta velocità. Ora, la scelta comunicata dalla Regione Veneto di avallare, definitivamente, il progetto “basso” della TAV non trova la nostra approvazione.
Un dissenso che nasce dalla contrarietà al metodo applicato, dall’assenza di notizie sugli studi preliminari avviati (se ci sono stati) e dalla mancanza di un riscontro reale sulle eventuali alternative di tracciato.
Abbiamo solo una voce, quella dell’assessore regionale Chisso, che per difendere questa ipotesi di tracciato ha dichiarato, a più riprese, che non era percorribile l’affiancamento alla linea storica e che non era possibile il tracciato parallelo all’autostrada A4 perché avrebbe portato all’abbattimento di troppe abitazioni. Dichiarazioni, quelle dell’assessore mai supportate da uno straccio di documento tecnico.
Riteniamo, in primis, che l’opera debba eventualmente trovare la sua collocazione in aree già compromesse, possibilmente a ridosso dei corridoi di comunicazione già realizzati, senza saccheggiare aree che fino ad ora sono state preservate. Dobbiamo difendere quel poco territorio veneto non urbanizzato.
È evidente che un’opera di questo tipo creerà danni e disturbi ovunque essa sarà collocata, ma una progettazione attenta con l’applicazione delle migliori tecnologie costruttive, la potrà inserire eventualmente nei contesti esistenti con il minor impatto possibile.
Riteniamo sia opportuno difendere il territorio della bonifica del Veneto Orientale da un’infrastrutturazione selvaggia; è un territorio fragile che già ora dimostra di soffrire gravemente della cementificazione avvenuta a monte. Le difficoltà di scolo delle acque causano, sempre più spesso, esondazioni nelle località della bonifica.
Riteniamo che la costruzione di questo “argine”, che taglierà in due la bonifica, aggraverà ancor di più la già precaria situazione idrografica.
Ci chiediamo:
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quali saranno, e quanto costeranno, le soluzioni tecniche per “consolidare” un territorio, dal fondo, palustre che, per lunghi tratti, si trova sotto il livello del mare?
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come si consoliderà la vasta area di torbiere attraversata dall’opera?
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sono stati correttamente considerati i costi di manutenzione della linea?
E il dubbio che poniamo:
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si vuole costruire un’opera che sarà soggetta ad un’infinita attività di consolidamento?
Esprimiamo la nostra preoccupazione per il metodo che, dopo alcuni segnali d’apertura, si è adottato. Pur rispettando il ruolo del Presidente della Regione, eletto dai cittadini veneti, deputato a decidere, riteniamo che sia irrispettoso della democrazia annunciare che il tracciato, MAI presentato e discusso da nessuno, sia da considerare una decisione irrevocabile.
La Regione Veneto è responsabile di non aver coinvolto Enti Locali, Associazioni e Cittadini in un processo comunicativo e partecipativo previsto dalla legge. Ricordiamo la legge n. 11/2004 che prevede l’obbligo della partecipazione dei cittadini alle scelte urbanistiche. Che dire della partecipazione alle scelte su un’opera di queste dimensioni?
La Regione Veneto è responsabile di non aver saputo presentare proposte ed aprire il confronto con tutte le parti interessate e con i suoi cittadini.
Si ripete l’errore del passante, che ha sconvolto territori e popolazioni senza aprire un vero confronto sull’opera.
Al danno, l’assessore regionale Chisso aggiunge la beffa dicendo che il treno dall’Aeroporto fermerà a Passarella (per Jesolo), Portogruaro (e perché non a Eraclea, Caorle e Bibione?). Lo sa l’assessore che già ora questo tipo di collegamento da Venezia a Roma, esclude ad esempio le fermate di Bologna e Firenze? Che da Milano a Bologna (oltre 200 km) non c’è una sola fermata? Vogliono farci credere che qui ci saranno 3 fermate in 50 km?
Perciò diciamo che quest’opera, pur necessaria, non porterà beneficio alcuno.
Il Sindaco di Musile, che è anche parlamentare della Lega Nord ha dichiarato che non ci saranno problemi perché transiteranno si e no tre treni al giorno; ma allora, a chi serve? A chi giova spendere 4,2 MILIARDI di € (e su che progetto è stata fatta questa previsione di spesa?).
Non avranno benefici i pendolari, né le località del litorale, né il territorio nel suo insieme.
Un processo partecipativo aiuterebbe a scegliere quale potrebbe essere l’investimento necessario allo sviluppo e utile al territorio.
È necessario, sicuramente, affrontare il nodo della mobilità verso il litorale, garantire il flusso del turismo, ma tutto questo non verrà fatto dalla fermata di uno/due treni al giorno a 20 km dal centro turistico.
Ora il nostro impegno sarà quello d’informare i cittadini, di coinvolgere le altre associazioni, di mettere in campo quelle azioni utili a rendere consci tutti affinché si possano attivare azioni atte a contrastare le decisioni assunte dalla Regione Veneto in spregio del rispetto del territorio e della partecipazione. Alla faccia dello slogan “Il Veneto ai Veneti”.
Rovigo, 16 ottobre 2010
LEGAMBIENTE VENETO
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