Rinviata in commissione la proposta regionale di abbattimento del lupo della Regione Veneto, al via l’iter di approvazione del Piano nazionale: è l’occasione per trovare soluzioni davvero efficaci
Dopo una settimana dalla sostanziale bocciatura, con il rinvio in Commissione, del progetto della Regione Veneto che conteneva misure per l’abbattimento selettivo di lupi che arrechino danno ad allevamenti o colture, parte oggi l’iter di l’approvazione nella conferenza Stato-Regioni del “Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia” del Ministero dell’Ambiente. Insieme alla necessaria approvazione di un Piano fondamentale per la conservazione e la tutela di questo importante predatore, per Legambiente è anche finalmente l’occasione per una discussione nazionale e regionale che approfondisca l’analisi del lupo e trovi le misure più efficaci per contenere i danni agli allevamenti.
Il nuovo Piano Lupo nazionale sostituisce quello in vigore dal 2002 e prevede un maggiore coinvolgimento del Ministero con 22 azioni che puntano alla “conservazione della biodiversità” e “minimizzare l’impatto del lupo sulle attività dell’uomo”. Il testo contiene indicazioni su obiettivi e metodi di conoscenza del fenomeno di espansione dei lupi, con nuove misure sperimentali come già fanno alcuni paesi europei. Un testo che esclude il 5% di “abbattimenti controllati” del precedente piano del 2017, anche di fronte al fallimento di una strategia che ad esempio in Francia non ha impedito l’espansione numerica e territoriale dei lupi.
«Contiamo che questa sia l’occasione per approfondire a livello regionale e nazionale l’analisi del lupo, relegando ai margini i sedicenti esperti che non sanno fare altro che implorare la cancellazione delle popolazioni di lupi – dichiara Angelo Mancone, responsabile per le aree protette di Legambiente Veneto – gli abbattimenti selettivi non sono in alcun modo utili a una strategia di convivenza di lungo respiro, mentre è necessario “conoscere per gestire”, via maestra per governare l’indubbia espansione in Europa del lupo e contenere i danni all’economia zootecnica.»
Secondo Legambiente la Regione Veneto insegue ad oggi invece soluzioni che non si basano su dati scientifici ma solo alle proteste, pur fondate, degli allevatori: ma lo fa con promesse inattuabili, perché la caccia non ferma il lupo, ma anzi peggiora la situazione, disgregando i branchi e rendendone più distruttivi i membri. Perché di fronte alla realtà del lupo, che è un predatore, bisogna prendere misure di prevenzione estese ed efficaci, non confondere leggi di natura con una supposta aggressività degli animali.