Rischio idrogeologico in Veneto
Piogge intense ancora una volta mettono in ginocchio l’Italia con frane ed alluvioni: Legambiente chiede alla Regione Veneto e agli Enti locali “Patto per il territorio”
Stop al consumo di suolo, delocalizzare e avere cura del territorio:
Legambiente lancia il decalogo per ridurre il rischio idrogeologico ed uscire dall’emergenza
Piogge intense ma non eccezionali hanno nuovamente messo in ginocchio l’Italia e la tempestività dei soccorsi del Sistema di Protezione Civile ha impedito il verificarsi di nuove tragedie. Secondo Ecosistema rischio 2009 di Legambiente e Protezione Civile nel 79% dei comuni coinvolti sono presenti abitazioni in aree esposte al pericolo di frane e alluvioni, nel 28% dei casi sono presenti in tali aree interi quartieri e nel 54% fabbricati e insediamenti industriali. Nel 20% dei comuni campione d’indagine sono presenti strutture sensibili o strutture ricettive turistiche nelle aree classificate a rischio idrogeologico, mentre nel 36% dei comuni non viene ancora realizzata una corretta manutenzione del territorio. Nonostante sia così pesante l’urbanizzazione delle zone a rischio appena il 7% delle amministrazioni comunali ha provveduto a delocalizzare abitazioni e solo nel 3% dei casi sono stati avviati interventi di delocalizzazione dei fabbricati industriali.
E’ per questo che Legambiente lancia un appello alla Regione Veneto e alle amministrazioni comunali e provinciali per stringere insieme un’alleanza, che coinvolga tutti gli attori, istituzioni regionali, nazionali, e autorità di bacino, in grado di portare il proprio contributo per attuare una seria e concreta politica di difesa del suolo e mitigazione del rischio idrogeologico.
“A fronte di una totale assenza di interventi preventivi per la mitigazione del rischio assistiamo ogni volta alla corsa ai finanziamenti straordinari per “calamità” naturale – ha dichiarato Michele Bertucco presidente di Legambiente Veneto – per dimenticarsi subito dopo i buoni propositi e ricadere nei vecchi vizi. Si torna, quindi, a richieste assolutamente controproducenti, come la deperimetrazione di qualche porzione di area a rischio idraulico per riuscire a concedere nuove costruzioni o a proposte prive di conoscenze tecniche come quelle di sindaci che chiedono l’escavazione di inerti. Un’operazione, questa, non solo vietata per legge, ma con l’unico risultato di aggravare la situazione, minando le fondamenta dei ponti e aumentando l’instabilità degli argini”.
“E’ per questo – ha aggiunto Bertucco – che Legambiente chiede agli Enti locali, a partire dai Comuni di creare un’alleanza che coinvolga tutti gli attori in gioco, lo Stato, le Regioni, le Autorità di bacino, ma anche le associazioni per programmare per tempo gli interventi di prevenzione e difesa da frane e esondazioni. La vera emergenza, infatti, è il superamento della cultura degli interventi post-disastri. Gli enti gestori del territorio devono fare, infatti, un generale ‘mea culpa’, impostando una gestione organica e sistemica del suolo in tutti i suoi aspetti, urbanistici, ambientali, sociali. E’ questa la vera grande opera pubblica da chiedere al Governo, al posto di dannosi e inutili miraggi come il ponte sullo stretto di Messina”.
La gestione del territorio, la pianificazione e l’attività di prevenzione sono obiettivi raggiungibili e quanto mai necessari nell’interesse di tutti, a partire dai Comuni a cui Legambiente chiede di stipulare un vero e proprio “patto per il territorio”. Un impegno comune per applicare una seria politica di prevenzione che Legambiente ha sintetizzato in dieci proposte di intervento prioritarie, per una concreta azione di mitigazione del rischio:
Delocalizzare i beni esposti a frane e alluvioni, se legali. Attuare interventi di delocalizzazione degli edifici, delle strutture e delle attività presenti nelle aree a rischio rappresenta una delle soluzioni apparentemente più difficili da percorrere, ma risolutive ed economicamente convenienti.
Adeguare lo sviluppo territoriale alle mappe del rischio. Intervento necessario per evitare la costruzione nelle aree a rischio di strutture residenziali o produttive e per garantire che le modalità di costruzione degli edifici tengano conto del livello e della tipologia di rischio presente sul territorio.
Ridare spazio alla natura. Restituire al territorio lo spazio necessario per i corsi d’acqua, le aree per permettere un’esondazione diffusa ma controllata, creare e rispettare le “fasce di pertinenza fluviale”, adottando come principale strumento di difesa il corretto uso del suolo.
Torrenti e fiumare, sorvegliati speciali. Rivolgere una particolare attenzione all’immenso reticolo di corsi d’acqua minori, visti gli ultimi avvenimenti in cui proprio in prossimità di fiumare e torrenti si sono verificati gli eventi peggiori e sono stati compiuti gli scempi più gravi.
Avere cura del territorio. Attuare una manutenzione ordinaria del territorio che non sia sinonimo di artificializzazione e squilibrio delle dinamiche naturali dei versanti o dei corsi d’acqua. Una corretta manutenzione deve prevedere interventi mirati e localizzati dove realmente utili e rispettosi degli aspetti ambientali.
Prevenzione degli incendi. In molti casi il disboscamento dei versanti causato dagli incendi può aggravare maggiormente il rischio di frana di un versante, oltre che avere un notevole impatto ambientale. Per questo è urgente attuare una serie d’interventi per ridurre il fenomeno.
Convivere con il rischio. Applicare una politica attiva di “convivenza con il rischio” con sistemi di allerta, previsione delle piene e piani di protezione civile aggiornati, testati e conosciuti dalla popolazione.
Lotta agli illeciti ambientali. Rafforzare le attività di controllo e monitoraggio del territorio per contrastare illegalità come le captazioni abusive di acqua, l’estrazione illegale di inerti e l’abusivismo edilizio.
Gestire le piogge in città. Bastano oggi eventi piovosi non straordinari per causare allagamenti e provocare danni rilevanti. Allagamenti che purtroppo causano a volte anche delle vittime. Per questo la gestione delle acque di pioggia è uno dei grandi problemi ambientali anche in città.
Investire nella difesa del suolo. Nonostante l’urgenza di una gestione accurata e sistematica, ancora non si è verificato un impegno concreto da parte del Governo nazionale per l’impiego di adeguate risorse, soprattutto economiche. La finanziaria 2010 ha colpito ulteriormente l’ambiente, con un drastico intervento anche sulla tutela del territorio e la difesa del suolo, dove sono state più che dimezzate le risorse stanziate rispetto agli anni scorsi.
Rovigo, 8 gennaio 2010
LEGAMBIENTE VENETO
Per comunicazioni: Legambiente Veneto Corso del Popolo, 276 45100 Rovigo te. 042527520 fax 042528072 e-mail veneto@legambienteveneto.it
ECOSISTEMA RISCHIO 2009 – I DATI DEL VENETO
Veneto
COMUNI A RISCHIO IDROGEOLOGICO IN VENETO
Regione |
Provincia |
Frana |
Alluvione |
Frana e alluvione |
Totale |
% totale comuni |
||||
Veneto |
41 |
108 |
12 |
161 |
28,00% |
|||||
Belluno |
21 |
4 |
3 |
28 |
41,00% |
|||||
Padova |
1 |
20 |
0 |
21 |
20,00% |
|||||
Rovigo |
0 |
21 |
0 |
21 |
42,00% |
|||||
Treviso |
1 |
14 |
0 |
15 |
16,00% |
|||||
Venezia |
0 |
22 |
0 |
22 |
50,00% |
|||||
Vicenza |
8 |
8 |
6 |
22 |
18,00% |
|||||
Verona |
10 |
19 |
3 |
32 |
33,00% |
|||||
Fonte: Report 2003 – Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e Unione Province d’Italia
Elaborazione: Legambiente
Tra le amministrazioni comunali venete intervistate, sono 86 quelle che hanno risposto in maniera completa al questionario di Ecosistema rischio (il 53% dei comuni a rischio della
regione). Di queste, i dati relativi a sette amministrazioni sono stati trattati separatamente, poiché i
competenti uffici comunali hanno dichiarato di non avere strutture in aree a rischio, il che giustifica
parzialmente il non essersi attivati in azioni di prevenzione e pianificazione. Sono state invece
mantenute quelle amministrazioni che, a seguito di interventi di consolidamento e delocalizzazione,
pur non avendo fabbricati in zone a rischio, svolgono comunque un buon lavoro di mitigazione del
rischio idrogeologico.
Le tabelle riportate nel dossier si riferiscono quindi a 79 amministrazioni comunali del Veneto.
ATTIVITA’ REALIZZATE DAI COMUNI DEL VENETO
Attività |
Numero Comuni |
Percentuale Comuni |
Abitazioni in aree a rischio idrogeologico |
58 |
73,00% |
Quartieri in aree a rischio idrogeologico |
23 |
29,00% |
Industrie in aree a rischio idrogeologico |
36 |
46,00% |
Strutture ricettive in aree a rischio |
23 |
29,00% |
Delocalizzazione di abitazioni |
7 |
9,00% |
Delocalizzazione di fabbricati industriali |
1 |
1,00% |
Vincoli all’edificazione nelle aree a rischio |
59 |
75,00% |
Manutenzione delle sponde |
64 |
81,00% |
Opere di messa in sicurezza |
62 |
78,00% |
Piano d’emergenza |
75 |
95% |
Aggiornamento del piano d’emergenza |
55 |
70,00% |
Sistemi di monitoraggio e allerta |
47 |
59,00% |
Struttura di protezione civile operativa h24 |
58 |
73,00% |
Attività di informazione |
21 |
27,00% |
Esercitazioni |
39 |
49,00% |
Fonte: Legambiente