Aria del Veneto inquinata, Legambiente pubblica il dossier Mal’Aria
Rovigo, 30 gennaio 2014 Comunicato Stampa
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Aria del Veneto inquinata,
Legambiente pubblica il dossier Mal’Aria
Presentata oggi l’indagine sull’inquinamento atmosferico regionale
Nel 2014 il PM10 ha raggiunto livelli critici in 6 città capoluogo 7
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In Veneto il 92% delle centraline urbane monitorate ha superato il limite dei 35 giorni consentiti
(solo a Belluno non ci sono stati superamenti)
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Il Veneto è malato, questo è risaputo. Eppure il paziente si dimostra disinteressato alle cure. Il sintomo evidente è che l’aria è inquinata, la invece diagnosi è molto più articolata del previsto.
Il preoccupante quadro è sotto gli occhi di tutti dopo un inizio anno col botto: solo nei primi venticinque giorni del 2015 ci sono città, come Vicenza, Venezia e Treviso, che hanno già raggiunto la metà dei superamenti massimi annuali di PM10 previsti dalla normativa. Se si pensa che mancano ancora 340 giorni alla fine del 2015, è facile capire come la situazione delle città venete sia davvero fuori controllo.
Anche se si registra un blando miglioramento dell’inquinamento atmosferico nelle nostre città e una riduzione nelle emissioni di alcuni inquinanti negli ultimi anni, i livelli di esposizione dei cittadini rimangono elevati e spesso ancora ben oltre le soglie consentite dalla normativa.
La cattiva qualità dell’aria nelle aree urbane inoltre è alla base di una procedura d’infrazione relativa alla mancata applicazione della direttiva 2008/50/CE aperta nel luglio scorso. Eppure l’Italia era stata già stata condannata tre anni fa relativamente ai superamenti di PM10 per il periodo 2006-2007 in 55 diverse zone ed agglomerati italiani. Nonostante ciò, 13 delle 55 aree già condannate hanno continuato a superare costantemente i limiti per il PM10 anche nel periodo 2008-2012 e si ritrovano di nuovo sotto indagine insieme ad altre 6 nuove zone.
I dati riportati da Arpav sono allarmanti: il 2014, come i suoi predecessori, è stato l’ennesimo anno all’insegna dell’insalubrità atmosferica. Una condizione negativa che non sembra risparmiare nessuno. Dalle Alpi al Po, dal Garda alla Laguna, il denominatore comune è proprio la contaminazione di quell’aria che noi tutti ogni giorno respiriamo nelle nostre città. Il dossier pubblicato quest’oggi da Legambiente Veneto sottolinea però come a soffrire non siano soltanto le città capoluogo, bensì anche i centri minori: chi per il contesto morfologico in cui è inserito, chi per la vicinanza ad elementi antropici generatori di inquinamento, strade ed autostrade in particolare. Ne conseguono performance ambientali che relegano la nostra Regione al penultimo posto nella graduatoria nazionale redatta dall’OCSE, peggio solo la Lombardia. Anche i confronti internazionali fanno rabbrividire: il Veneto per inquinamento batte capitali del calibro Parigi, Londra e Berlino.
Tra i vari inquinanti considerati nel dossier Mal’Aria, il PM10 preoccupa più di tutti gli altri. La città maggiormente tartassata nel 2014 è stata Vicenza con ben 77 superamenti giornalieri dei valori soglia fissati dal D.lgs. 155/2010, più del doppio rispetto ai 35 indicati come tetto inderogabile. Ad inseguire in questa gara mortale sono Venezia e Treviso, rispettivamente con 66 e 58 giorni da bollino nero. L’unica a salvarsi è Belluno. Per la località alpina si sono registrati appena 2 sforamenti.
Allargando lo sguardo alle cittadine di rango inferiore, ne scoviamo 4 che per aria inquinata fanno addirittura rimpiangere i centri più grossi. Stiamo parlando di Spinea, Legnago, Este e Mansuè: tutte con valori di particolato atmosferico fuori legge. A contraddistinguersi in questo gruppetto è la veneziana Spinea che con i suoi 65 superamenti si colloca al terzo posto nella graduatoria complessiva regionale, tenendosi alle spalle città del calibro di Padova.
Considerando altri inquinanti (ozono troposferico, biossido di azoto, PM2,5) la situazione del 2014 sembra più rosea. Sembra, appunto. Ancora una volta, per comprendere meglio in fenomeno, risulta fondamentale analizzare e confrontare i dati ufficiali promossi da Arpav. L’ente ha comunicato come l’anno appena trascorso sia stato il più piovoso in assoluto da quando le stazioni di monitoraggio hanno memoria, cioè dal 1950. Sono proprio le condizioni meteorologiche, prime responsabili della pulizia dell’aria, ad aver evitato una situazione ben peggiore. Eppure di rimedi a questa insalubrità atmosferica diffusa e permanente ci sarebbero.
“E’ quanto mai evidente la necessità di un urgente e decisivo piano di intervento che vada finalmente ad incidere sulle politiche relative alle fonti di inquinamento – ha dichiarato Gigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto -, più volte annunciato, per il quale si sono addirittura attivati tavoli interregionali speciali tra le regioni del Nord, ma ancora mai attivato a livello nazionale. Le cause si conoscono e le soluzioni ci sono, occorrono la volontà politica e soprattutto capacità di varare strumenti per metterle in campo. Per ridurre le emissioni industriali occorre avviare la rapida approvazione delle Autorizzazione Integrate Ambientali per gli impianti nuovi ed esistenti e promuovere l’applicazione delle migliori tecnologie disponibili per ridurne gli impatti. Bisogna poi uscire dalla dipendenza dai combustibili fossili puntando su fonti energetiche rinnovabili; investire nella riqualificazione energetica degli edifici per ridurne i consumi e migliorarne l’efficienza e l’isolamento termico, garantendo così una riduzione nelle emissioni dagli impianti di riscaldamento domestici e affrontare uno dei nodi principali: il trasporto a livello urbano ed extra urbano. Oggi l’Italia continua ad avere il record per numero di auto per abitante, 65 ogni 100 contro una media europea di 48 circa, con un tasso di motorizzazione addirittura in crescita negli ultimi anni, e il trasporto privato continua ad essere la modalità più diffusa per muoversi verso le città e al loro interno. Solo invertendo questa tendenza e garantendo un trasporto pubblico efficace e competitivo si possono restituire ai cittadini una migliore qualità dell’aria e della vita.”
“Legambiente fin dalla sua costituzione caldeggia la mobilità sostenibile e l’efficienza energetica” ribadisce Gigi Lazzaro - La nostra Regione, sorretta da politiche nazionali per nulla lungimiranti, si ostina a perseguire un modello di sviluppo ormai obsoleto. Per ciò che concerne la mobilità, il Veneto sta incrementando a tassi crescenti la propria dotazione autostradale, incentivando ancor di più il trasporto su gomma e aggravando costantemente lo stato di salute dell’aria. Purtroppo le ricadute di questo sistema scellerato si fanno sentire tutte a livello sanitario, con costi che non sono solo monetari.
Per quanto riguarda i trasporti e la mobilità, Legambiente è in prima fila nel sostenere e promuovere lo sviluppo di un sistema ferroviario regionale capillare e di qualità, che si possa connettere ad una efficiente rete di trasporto pubblico locale e di ciclabilità urbana. Ma se Giunta Regionale da un parte e Amministrazioni Comunali dall’altra (come ad esempio Padova, che in questi mesi è impegnata a stravolgere la propria mobilità urbana in favore esclusivo dell’automobile) non producono né azioni né interventi utili e strutturati, respireremo sempre peggio. È una rete di infrastrutture alternative utili sia alla società che all’ambiente ciò di cui abbiamo bisogno: basti ad esempio l’idrovia Padova – Mare, opera che noi giudichiamo necessaria non solo per togliere centinaia di camion dalla strada, ma anche per stimolare il trasporto fluvio-marittimo, nel caso specifico verso l’interporto padovano, nonché per dirottare le piene terribili di Bacchiglione e Brenta verso la Laguna.”
“Sul fronte energetico ed edilizio – prosegue Lazzaro – chiediamo a gran voce che la Regione recepisca il più presto possibile le normative europee dove sono previsti obblighi sui rendimenti energetici degli edifici, sull’uso delle rinnovabili e sulla certificazione energetica. Azioni queste che vanno a braccetto con la ridefinizione delle politiche urbanistiche, malauguratamente ancora legate allo sfrenato consumo di suolo e alla libera circolazione nei centri urbani di mezzi motorizzati. Per poter avviare un’azione efficace è necessario però superare la logica delle parti e costruire un tavolo di confronto e di produzione di idee nel quale tutti gli attori possono dare il loro contributo. Questo è ciò che è che continueremo a chiedere alla regione, a partire dall’esigere udienza da parte della 2° commissione regionale per le dovute osservazioni al Progetto di Legge n. 390 di iniziativa della Giunta Regionale “Disposizioni per il contenimento del consumo del suolo, la rigenerazione urbana e il miglioramento della qualità insediativa” che, nella sua prima stesura presenta ostinatamente e incredibilmente enormi criticità e ulteriori regalie per i cementificatori. Se le nostre città versano in questo stato bisogna rendersi conto che è giunto il momento di rivederle nel profondo. Non possiamo permetterci di attendere ad oltranza.”
Infine Legambiente ricorda come gli elevati livelli di inquinamento atmosferico in Veneto ed in pianura padana siano tra i principali motivi di una procedura d’infrazione nei confronti del nostro Paese a causa della “Cattiva applicazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria ambiente – Superamento dei valori limite di PM10 in Italia”. Le violazioni riguardano 19 zone ed agglomerati suddivisi in 10 regioni italiane distribuite da nord a sud (Veneto, Lombardia, Toscana, Marche, Lazio, Puglia, Sicilia, Molise, Campania ed Umbria le Regioni interessate) e porteranno, se l’Italia non riuscirà a porre rimedio, ad una condanna con conseguenti sanzioni, come già avvenuto nel 2012. L’Italia infatti era stata già stata condannata tre anni fa relativamente ai superamenti di PM10 per il periodo 2006-2007 in 55 diverse zone ed agglomerati italiani. Il dato più scoraggiante e preoccupante in merito alla nuova procedura di infrazione è che 13 delle 55 aree già condannate hanno continuato a superare costantemente i limiti per il PM10 anche nel periodo 2008-2012 e si ritrovano per questo di nuovo sotto indagine, insieme ad altre 6 nuove zone.
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