Processo Candian
Nicoletta Stefanutti, Giudice del Tribunale di Dolo, ha condannato nel settembre 2011 Loris Candian, imprenditore di Noventa Padovana, legale rappresentante della CAL s.r.l. di Fossò – ditta di smaltimento e recupero scarti di lavorazione – a due anni di reclusione e a 15 mila euro di risarcimento danni alla Provincia di Venezia per irregolarità nella gestione di rifiuti. Candian è stato assolto dall’accusa di aver sforato le quantità autorizzate per legge ed esentato dal rifondere i danni alle associazioni ambientali WWF e Legambiente, che erano state ammesse come parte civile ma solo per questo ultimo reato. Secondo le indagini, nell’impianto della CAL s.r.l. assorbita dal gruppo «Ecolando srl» di Sant’Angelo di Piove di Sacco, tra il 2006 e il 2008, i rifiuti venivano miscelati indistintamente senza effettuare una raccolta per categorie omogenee e senza effettuare analisi sulla pericolosità del materiale proveniente da produttori diversi. In seguito a queste operazioni di miscelazione dei rifiuti, esperite senza darne conto, mutavano le classi di pericolo delle partite e anche la destinazione, che dalla filiera dello smaltimento passava a quella del recupero, in modo del tutto arbitrario. A Candian è stato contestato di aver operato in via sistematica e continuativa, una scorretta gestione dei rifiuti finalizzata alla massimizzazione del profitto e inoltre di aver introitato ingenti quantitativi di rifiuti per il recupero, beneficiando tra l’altro di una riduzione dell’ecotassa, sui quali non effettuava alcuna lavorazione prima di destinarli allo smaltimento in discarica.
Loris Candian era già stato arrestato a seguito di una inchiesta coordinata sempre dal sostituto procuratore Giorgio Gava che portava alla luce come, tra il 2001 e il 2006, circa 4 milioni e mezzo di chili di legno impregnato di creosoto (una sostanza derivante dal petrolio altamente cancerogeno) fossero stati riciclati come palizzate per giardini o, mescolati con altri tipi di legname, triturati e usati per pannelli truciolari e poi venduti ai mobilifici invece di essere smaltiti secondo procedure controllate o finire in discariche attrezzate. Il legno era quello delle traversine della linea ferroviaria Venezia-Padova, dei lavori per l’alta velocità, e di altre linee ferroviarie. Considerate come rifiuti pericolosi, dovevano essere smaltite dalla Rossato s.r.l. che da anni aveva l’appalto per farlo ma invece venivano riutilizzate senza essere trattate adeguatamente.